L'Italia unita spegne 150 candeline e anche la sanità festeggia i traguardi raggiunti. Dal 1861 l'aspettativa di vita degli italiani si è più che raddoppiata, i divari tra Nord e Sud, seppur ancora esistenti, si sono nettamente ridimensionati così come quelli tra città e campagna, ormai eliminati. Ma non solo, sono quasi del tutto spariti anche i viaggi della salute all'estero che, fino a 20 anni fa, erano la regola. Insomma, dal 1861 quando l'Italia vantava 25 milioni di abitanti, il 44% dei bambini moriva entro i primi 5 anni di età e la vita media era di 33 anni, il sistema sanitario è stato stravolto fino ad arrivare a oggi con l'aspettativa di vita degli uomini arrivata a 80 anni e quella delle donne a 85.
A parlarne è Walter Pasini, curatore del libro '150 anni della sanità italiana', presentato durante un convegno organizzato per celebrare un secolo e mezzo di sanità, esperto internazionale e rappresentante italiano presso l'Oms, con un incarico di 20 anni e 5 mandati come direttore del Centro Collaboratore dell'Oms per il Travel Medicine, che ha lasciato intravedere il futuro che aspetta la sanità: la globalizzazione, con la necessità di una maggiore integrazione europea e una maggiore competenza dei medici nella sanità internazionale.
Come è nato il volume?.
L'obiettivo era la celebrazione dell'Unità d'Italia, di questo grande giubileo attraverso un contributo che valutasse anche l'aspetto sanitario per dare una lettura della storia attraverso le modifiche avvenute sia nei cambiamenti demografici sia in quelli di carattere assistenziale attraverso diverse legislature e progressi scientifici. Quindi, un leggere la storia d'Italia attraverso la storia dello stato di salute della popolazione'.
Dalla malaria al federalismo, com’è cambiata la sanità italiana in 150 anni ?.
E' cambiata radicalmente. A metà del secolo scorso c'è stata una svolta epidemiologica che ha portato alla diminuzione delle malattie infettive in favore di quelle cronico-degenerative come i tumori e le malattie cardiovascolari. L'Unità d'Italia è stato un fattore positivo per permettere di realizzare strategie nazionali di cura e di prevenzione che consentissero di intervenire su tutta la popolazione. L'esempio più banale è quello delle vaccinazioni. Arrivando ad oggi, il federalismo va bene purché ci sia una strategia nazionale e l'autonomia delle regioni sia inquadrata in un contesto di unità nazionale. L'Italia è una sola e il federalismo vale perché valorizza l'identità delle singole regioni, ma questo non deve avvenire a scapito del principio dell'Unità'.
Come si posiziona la sanità italiana nel mondo?.
L'Italia si posiziona bene grazie alla legge del '78 che ha superato il concetto della mutua per fornire un'assistenza a tutti secondo il principio del diritto alla salute che sposa il principio dell'universalità delle cure. E' stata una grande conquista che certo comporta dei costi notevolissimi, una scelta dello Stato italiano che attribuisce grande importanza alla salute. A questo però ancora non corrisponde un'effettiva unità, ancora si procede a macchia di leopardo e non tutti i cittadini italiani hanno lo stesso livello qualitativo delle cure a disposizione'.
Dove sta andando la sanità italiana? Come festeggerà i 200 anni dell'Unità?.
La sanità italiana sta andando in una direzione di globalizzazione, come tutti i paesi del mondo, ci sarà la necessità di una maggiore integrazione europea e una maggiore competenza dei medici nella sanità internazionale. Insomma, il medico dovrà allargare la propria cultura, il che' gli consentirà di essere medico in ogni parte del mondo'.
BREVE STORIA SANITA'. Quando fu proclamato il Regno d'Italia la situazione sanitaria del paese era oltremodo precaria. I principali flagelli che funestavano l'Italia erano la malaria, la tubercolosi e la pellagra. A questi si aggiungeva il colera, che faceva la sua comparsa ad ondate, e la salmonellosi. Molto diffuso era anche il vaiolo. Alla proclamazione del Regno d'Italia erano per altro ignorate ai medici le cause della maggior parte delle malattie infettive e le cure possibili per trattarle. Poi, dalla metà dell'Ottocento si verificò una rivoluzione che modificò la situazione. Il medico Claude Bernard (1813-1878) per primo teorizzò l'importanza di dare alla medicina una base scientifica sperimentale dando avvio alla medicina moderna. Dalla fine dell'ottocento ai primi del Novecento vennero scoperti i principali agenti eziologici delle malattie infettive. Successivamente vennero messi a punto vaccini e vennero scoperti chemioterapici e antibiotici. Ambito in cui ricercatori e medici italiani hanno dato un grande contributo. E' del 1890 l'istituzione delle Opere Pie da parte di Francesco Crispi; nel 1862 con Regio Decreto viene promulgato il nuovo regolamento per le Facoltà di medicina. Le grandi conquiste in campo socio-sanitario culminarono nell'istituzione nel 1978 del Servizio sanitario nazionale con la legge n.833. Per arrivare al 2004 quando venne istituita l'Aifa, agenzia italiana per il farmaco. Ma, prima di questa data, ce n'è un'altra altrettanto importante: il 2001 con la modifica del titolo V della Costituzione e la conquista da parte delle Regioni di una loro autonomia nell'organizzazione e nell'assistenza sanitaria.
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