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Decreto del ministero: in cartella clinica anche il titolo di studio del paziente. Ma il Veneto si ribella

Sanità pubblica Redazione DottNet | 20/03/2011 11:30

Con una circolare la regione Veneto ha recepito, al pari di altre regioni, l'indicazione del ministero di inserire come obbligatorio il titolo di studio del paziente al momento del ricovero nella cartella clinica, ma pronta si è levata la protesta del tribunale per i diritti del malato di Belluno. Lo stesso assessore veneto alla sanità Luca Coletto dice che si sta valutando se sia possibile cancellare la voce dalla cartella clinica 'nell'ambito dell'autonomia in materia di organizzazione sanitaria'.

Il caso è legato a un decreto ministeriale del 24 agosto dello scorso anno e recepito dalla circolare veneta a partire dal primo gennaio. 'Molti pazienti - ha detto Ottorina Bompani, presidente del tribunale per il malato di Belluno, al Corriere del Veneto - contestano la novità, dicono che in un ospedale non dovrebbe essere chiesto il titolo di studio a chi va a curarsi, mica a sostenere un esame o una stage'. Dalle Usl, davanti anche alla protesta di una paziente a Bassano, è arrivata la risposta che tutto è legato al 'diktat' ministeriale: i tecnici hanno spiegato come il parametro, da anni preso in esame nei paesi anglosassoni, sia molto più utile del reddito a comprendere l'anamnesi del malato.

Se il presidente veneto del tribunale per il malato parla di violazione della privacy, Coletto ricorda che 'i sistemi anglosassoni poco hanno a che fare con il nostro' e che 'la regione ha sottoscritto un accordo con i medici di base per il loro coordinamento con enti locali e associazioni di volontariato nell'accompagnare i pazienti fragili nel percorso terapeutico. una scelta che sopperisce all'obbligo di indicare il livello di istruzione'. Per Coletto, poi, la voce del titolo di studio 'è uno dei cardini del principio di deprivazione, da noi osteggiato come criterio di riparto del fondo sanitario nazionale'.

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