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In Europa muoiono ogni anno 25mila persone per la farmacoresistenza. Rischi anche dall’alimentazione

Farmaci Redazione DottNet | 07/04/2011 18:25

Sono oltre 25mila le persone che muoiono ogni anno nell'Unione Europea per infezioni batteriche resistenti agli antibiotici, la maggior parte delle quali contratte in ospedale. A lanciare l'allarme è l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), in occasione del World Health Day, celebrato oggi nella sede della Fao. Nella Regione Europea dell'Oms, che comprende 53 Paesi, il numero totale dei decessi è sconosciuto per mancanza di dati, ma la situazione è verosimilmente più seria.

Medici e scienziati, rileva l'Oms, temono che un uso imprudente degli antibiotici, con conseguente insorgenza e diffusione di malattie dovute a batteri antibiotico-resistenti, ci riconduca ad un'era 'pre-antibiotica', in cui anche le infezioni comuni possono mettere in pericolo la vita umana perché non rispondono alle terapie. Con lo slogan 'Nessuna azione oggi, nessuna cura domani. Difendi la tua difesa', l'Oms Europa vuole sensibilizzare sul rischio che gli antibiotici salvavita perdano il loro potere curativo e punta a ridurre ignoranza e irresponsabilità. 'Siamo ad un punto critico in cui la resistenza agli antibiotici sta raggiungendo livelli senza precedenti e nuovi antibiotici non saranno prodotti in tempo - rileva Zsuzsanna Jakab, direttore regionale Oms Europa - Gli antibiotici sono una risorsa preziosa, ma ormai li diamo per scontati e ne abusiamo: oggi circolano superbatteri che non rispondono a nessun medicinale.

Finche' tutti i Paesi non affronteranno questo problema, nessuno sarà al sicuro'. La resistenza agli antibiotici la possiamo sviluppare anche tramite i cibi che mangiamo. Carne, pesce, uova, latte, frutta o vegetali possono infatti contenere batteri resistenti  agli antibiotici. E la colpa è dell'abuso fatto da allevatori e industrie di questi medicinali negli animali destinati alla produzione di alimenti, impiegando questi farmaci per curare, prevenire le malattie e favorire le produzioni. A richiamare l'attenzione su questo fenomeno è l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), in occasione del World Health Day.

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''Nonostante l'uso degli antibiotici per promuovere la crescita degli animali sia bandito dall'Unione Europa dal 2006 - spiega Srdan Matic, coordinatore ambiente e salute di Oms Europa - in molti paesi, soprattutto dell'Europa dell'Est, non è ancora regolamentato e non c'è bisogno della prescrizione del veterinario per comprarli''. Tutto cio' ha riflessi seri sulla salute dell'uomo, perché le infezioni da batteri antibioticoresistenti veicolate dal cibo sono difficili da curare. Come quelle provocate da salmonella, oltre 100mila l'anno, e da campylobacter, con quasi 200mila casi annuali. A preoccupare l'Oms è anche la resistenza ad antibiotici per la medicina umana, usati in campo veterinario: ad esempio nel 2008 la resistenza ai fluorochinolonici era del 18% nei batteri della salmonellosi nel pollo. In Italia, dove ci sono molti allevamenti avicoli, ha raggiunto il 30% nel pollo. Il nostro Paese è da tempo impegnato sulla sicurezza alimentare, e sta lavorando ''per ridurre le polveri nei luoghi dove si producono mangimi medicati negli allevamenti e aziende - spiega Romano Marabelli del ministero della Salute - in modo che non si disperdano nell'ambiente e non rimangano nelle lavorazioni successive''. Il problema è che se anche ci sono i controlli, conclude Luca Busani dell'Istituto superiore di sanità, ''si fa poca prevenzione, non ci sono molti dati sull'uso degli antibiotici e c'è ancora poca informazione tra gli operatori''.

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