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Aids, passi avanti per il vaccino. Intervista con la ricercatrice Barbara Ensoli

Infettivologia Silvio Campione | 20/04/2011 10:45

Passo avanti, decisivo, nella sperimentazione del vaccino terapeutico italiano contro l'Hiv-Aids: dopo i primi risultati, definiti ''molto soddisfacenti'', dei test effettuati su 160 volontari italiani, sta per partire la sperimentazione di fase due in Sudafrica su 200 pazienti. Obiettivo, valutare ulteriormente l'efficacia del vaccino. Ciò, ha affermato il presidente dell'Istituto superiore di sanità (Iss) Enrico Garaci, partendo da premesse ''incoraggianti''.

 Il vaccino Tat, messo a punto dal team della ricercatrice Barbara Ensoli dell'Iss, è il vaccino terapeutico anti-Aids allo studio (la cui funzione è bloccare la patologia in soggetti già infettati) in fase più avanzata di sperimentazione. Ed anche se la cautela è d'obbligo, la stessa Ensoli si dice ottimista ed afferma che il vaccino potrebbe essere disponibile in pochi anni. Lo studio, in collaborazione con il National Department of Health del Sudafrica e finanziato dal ministero della Salute, è in questa fase di sperimentazione sostenuto dal ministero degli Esteri italiano.

- SPERIMENTAZIONE FASE DUE SU 200 VOLONTARI SUDAFRICANI: La sperimentazione in Sudafrica interesserà un totale di 200 partecipanti di età tra i 18 e i 45 anni.

Lo studio, spiega l'Iss, sarà condotto in doppio cieco (ovvero, né il paziente né il medico conoscono la natura del farmaco effettivamente somministrato, se sia un vaccino o una sostanza placebo) e con un gruppo di controllo (al quale verrà somministrato solo il placebo). L'immunizzazione terapeutica sperimentale sarà eseguita tramite somministrazioni del vaccino Tat a persone con infezione da HIV in terapia antiretrovirale (HAART).

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- GARACI (ISS), PREMESSE PER VACCINO SONO INCORAGGIANTI: Questa fase di studio, in particolare, ha sottolineato Garaci, "è stata resa possibile da anni di ricerche frutto del finanziamento del ministero della Salute e che oggi si avvale del contributo del ministero degli Esteri, poiché fa parte di un programma di cooperazione tra il governo italiano e il governo sudafricano". La sperimentazione parte da "premesse incoraggianti", spiega, poiché lo studio in Sud Africa inizia dopo che il vaccino Tat ha dimostrato di essere sicuro e capace di indurre risposte immuni specifiche nei precedenti studi di Fase I già condotti sull'uomo e nello studio di Fase II in Italia. Il vaccino Tat si rivela ora un "promettente strumento - afferma l'Iss - per migliorare le funzioni immunitarie in soggetti HIV positivi in terapia antiretrovirale". I risultati della sperimentazione di Fase II condotta in Italia in 11 centri clinici e attualmente in fase di completamento, indicano che la vaccinazione con Tat è "sicura e immunogenica" e che il vaccino Tat è "capace di migliorare la risposta immunitaria nei pazienti sieropositivi già in trattamento". Il vaccino Tat ha, infatti, dimostrato di avere un ruolo chiave nel ridurre le alterazioni del sistema immunitario riscontrate nell'infezione da HIV e che normalmente persistono anche in corso di trattamento antiretrovirale efficace. La sperimentazione ha inoltre evidenziato che sono proprio i pazienti con maggiore compromissione immunologica a trarre i maggiori benefici dalla vaccinazione con Tat.

E', dunque, ottimista Barbara Ensoli, la ricercatrice 'madre' del vaccino italiano contro l'Hiv-Aids. Dal Sudafrica, dove si trova per seguire l'avvio della sperimentazione di fase II del vaccino su 200 volontari, non nasconde la soddisfazione per i risultati già ottenuti, e 'azzarda' una previsione: ''La cautela è necessaria - premette - ma se tutto andrà bene, credo che potremo avere un vaccino terapeutico contro l'Aids entro pochi anni, forse due o tre''. Quello che si sta sperimentando, spiega la ricercatrice dell'Istituto superiore di sanità, ''è appunto un vaccino terapeutico, che avrà cioè la funzione di bloccare la malattia in soggetti già infettati, con l'enorme vantaggio di migliorare notevolmente la qualità di vita di questi pazienti 'eliminando' le pesanti sindromi collegate alle terapie attualmente impiegate. Si tratta ad esempio di problemi al fegato, possibili forme tumorali e invecchiamento precoce, effetti dovuti al malfunzionamento del sistema immunitario ma che il vaccino terapeutico ridurrebbe in modo significativo''. La fase di sperimentazione due che sta per partire in Sudafrica è stata preceduta da una fase di test su 160 pazienti italiani: ''Si tratta di una fase di sperimentazione simile a quella fatta in Italia ma su una popolazione diversa, infettata da un sottotipo diverso del virus Hiv. L'obiettivo - spiega Ensoli - è verificare se è possibile ottenere gli stessi risultati avuti dai test italiani in termini di efficacia. I risultati italiani - aggiunge - sono stati molto soddisfacenti e, dunque, sono ottimista''. Insomma, il team della Ensoli - in Sudafrica già da tempo per organizzare l'avvio della sperimentazione di fase due, che durerà circa un anno - non ha dubbi: si procede a passi decisi contro il virus Hiv e quello italiano è, al momento, il primo vaccino terapeutico in fase così avanzata di sperimentazione. E non è casuale la scelta del Sudafrica per continuare i decisivi test: ''Qui il problema dell'Aids è enorme ed urgente - afferma Ensoli - e c'è quindi stata una motivazione anche etica ed umanitaria nello scegliere volontari africani per testare il vaccino''. Le premesse, quindi, sono buone, e già si pensa ai passi successivi: ''In un prossimo futuro - sottolinea la ricercatrice - intendiamo occuparci anche dei pazienti pediatrici, con una sperimentazione mirata per i bambini malati''. E già si sta lavorando, annuncia Ensoli, ''alla messa a punto di un possibile vaccino in grado di prevenire l'Aids. Ma quello del vaccino preventivo rappresenta uno stadio ulteriore''.

Sono quattro le fasi di sperimentazione clinica previste per i nuovi farmaci e anche per i vaccini. Il vaccino italiano contro l'Hiv-Aids è giunto alla fase II della sperimentazione.

- FASE 1 (Farmacologia clinica): Lo scopo di questa fase è quello di fornire preliminari elementi per una valutazione della sicurezza del principio attivo e per accertare la tolleranza dell'organismo rispetto al principio stesso. Per questo è necessario richiedere l'autorizzazione al ministero della Salute. Si seleziona quindi un limitato numero di volontari sani (60-80) che, sotto controllo medico, assumono dosi sempre più alte del farmaco in sperimentazione per testarne la tollerabilità. Si valutano anche i possibili effetti del farmaco a carico di altri organi, i cosiddetti effetti collaterali.

- FASE II (Studio di efficacia): Si passa quindi a determinare l'efficacia terapeutica del nuovo farmaco. In alcuni selezionati centri ospedalieri dotati di comitati etici di controllo, che devono autorizzare sia il protocollo generale di sperimentazione che ogni singolo passo della sperimentazione stessa, si realizzano una serie di studi sul campo. Questi comprendono una ulteriore analisi sulla tossicità e degli studi in doppio cieco su pazienti per misurare di quanto l'effetto del nuovo farmaco sia superiore all'effetto placebo. Ogni paziente che partecipa alla sperimentazione deve essere informato su effetti e rischi, e firmare una dichiarazione di consenso informato.

- FASE III (Studio multicentrico): Si continua la sperimentazione allargando il numero di centri coinvolti, con l'obiettivo di confermare l'efficacia, affinare i dosaggi, valutare il valore terapeutico, meglio definire il rapporto sicurezza efficacia, e superare il problema delle diverse reazioni su pazienti diversi. Terminata questa fase, si fa domanda di registrazione presso il ministero della Salute, per ottenere l'autorizzazione alla commercializzazione della nuova specialità farmaceutica. Durante le prime tre fasi, il farmaco non è ancora in vendita ma può essere usato soltanto negli ospedali e sui pazienti che partecipano allo studio.

- FASE IV (Studi condotti dopo commercializzazione farmaco): Anche dopo la commercializzazione, il nuovo farmaco viene tenuto sotto controllo per rilevare effetti collaterali e/o problemi eventualmente sfuggiti ai test clinici precedenti.

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