Separare ''fisicamente'' i codici bianchi e verdi che arrivano nei Pronto soccorso, ovvero quelli meno gravi, dai codici gialli e rossi, quelli più gravi, 'dirottando' i primi verso un'assistenza sul territorio. Il tutto con l'obiettivo di tagliare i tempi di attesa nei Pronto soccorso, sempre più 'intasati' e affollati. E' questa la strada delineata dal ministro della Salute Ferruccio Fazio per una riforma del sistema dell'emergenza-urgenza, alla vigilia dell'incontro con i sindacati dei medici ospedalieri. Una 'strada' che vede le associazioni sindacali mediche divise, e che registra la 'bocciatura' della Società italiana di medicina di emergenza-urgenza (Simeu).
FAZIO, SEPARARE CODICI BIANCHI DA QUELLI GRAVI: "L'idea - ha spiegato Fazio - è quella di separare fisicamente i codici bianchi e verdi da quelli gialli e rossi, proprio per vedere di tagliare le attese dei Pronto Soccorso, anche come personale, e dunque di mettere più personale del territorio possibile alla gestione dei bianchi e verdi". L'incontro di mercoledì 4 maggio, ha aggiunto, sarà importante soprattutto per definire un percorso, così da poterlo inserire negli obiettivi di piano.
SINDACATI DIVISI: Ma la Società italiana di medicina dell'emergenza-urgenza (Simeu) 'boccia' la proposta indicata dal ministro della Salute. La strada indicata da Fazio, afferma la past president Simeu Annamaria Ferrari, è solo 'uno specchietto per le allodole'. Alla vigilia dell'incontro in programma tra il ministro e i sindacati dei medici ospedalieri proprio sulla questione della riforma del sistema dei Pronto soccorso, la Simeu sottolinea dunque come non sia la divisione nella gestione dei codici la 'priorità' di cui occuparsi. 'Il tentativo di far gestire i codici 'minori' ai medici sul territorio - afferma Ferrari - è stato già fatto in passato varie volte, ma non è mai riuscito. Senza dubbio tale misura potrebbe 'alleggerire' la pressione sui Pronto soccorso, ma non si tratta certamente di un'azione che può risolvere il problema alla radice, perché le criticità vere sono altre'. Infatti, rileva l'esperta, 'se le barelle rimangano bloccate nei Pronto soccorso, è perché c'è una gestione non adeguata dei posti letto ospedalieri, soprattutto di quelli per malati acuti, oltre che una carenza di personale proprio nei Pronto soccorso'. Dunque, sostiene Ferrari, 'pensare di centrare tutta la nuova organizzazione del sistema della medicina d'urgenza su una diversa dislocazione dei codici bianchi e verdi è solo uno specchietto per le allodole, e non è questa la strada risolutiva'. Senza contare poi, afferma Ferrari, che 'dislocare sul territorio anche i codici verdi sarebbe molto pericoloso, poiché questi richiedono spesso un intervento in ospedale. Resterebbero quindi i codici bianchi, che penso rappresentino comunque un problema minore'. Piuttosto, rileva la past president Simeu, 'si dovrebbe potenziare il numero dei medici specializzati in emergenza-urgenza, oggi carente: si pensi solo che dopo la recente istituzione della Scuola di specializzazione in medicina di emergenza-urgenza, sono soltanto 50 l'anno i posti resi disponibili, a fronte, ad esempio, dei 500 posti per anestesisti. Questo - conclude - è ridicolo'. La proposta di Fazio trova, invece, ''assolutamente d'accordo" Giacomo Milillo, segretario della Federazione italiana dei Medici di Medicina generale (Fimmg): Il vero problema però, rileva, "sarà trovare il modo di fare questa riforma, considerato che attualmente il territorio ha un'organizzazione insufficiente''. Anche lo Snami lancia la sua proposta: "Incontreremo il ministro Fazio e gli diremo con semplicità che il nostro sindacato è pronto a fare la sua parte nell'assistenza sanitaria nel territorio". Parola di Angelo Testa, presidente dello Snami (Sindacato nazionale autonomo medici italiani), che precisa: "Ribadiremo la nostra proposta: iniziamo dall'Abc. E il progetto 'Medico' (Medicina distrettuale di continuità n.d.r.) che prevede l'assistenza medica sul territorio 24 ore su 24 senza interruzioni, buchi e sfilacciamenti è l'Abc". "Negli ultimi tempi - sottolinea in una nota Testa - si sono evidenziati sempre più i limiti dell'attuale organizzazione sanitaria soprattutto nella continuità dell'assistenza sanitaria nel territorio e le criticità dei pronto soccorso. Da anni lo Snami propone il progetto Medico, un progetto a basso costo ma dal fortissimo impatto positivo sui bisogni di salute dei pazienti, con un eccezionale rapporto costo-beneficio. Ecco - conclude Testa - per noi dello Snami tutto questo è l'Abc. Priorità e novità a dispetto delle utopistiche case della salute e cervellotiche e virtuali proposte di chi non sa cogliere l'ABC dei percorsi". Il sindacato dei medici ospedalieri Anaao Assomed giudica "favorevolmente l'attenzione nei confronti di questo settore strategico del sistema sanitario italiano" ma chiede di puntare su "obiettivi realistici". Le azioni di riorganizzazione "non possono limitarsi alla riduzione dell'affluenza dei codici bianchi e verdi - sottolinea il sindacato - poiché le attuali difficoltà dei Pronto Soccorso riconoscono origini multifattoriali per cui le soluzioni debbono tenere conto di questa complessità e non di un unico tassello, pur importante, rappresentato dai codici minori". In tal senso l'Anaao proporrà al ministro Ferruccio Fazio specifiche linee di intervento, dalla "garanzia di adeguati standard strutturali ed organizzativi di tutti i punti della rete dell'emergenza", all'implementazione degli investimenti tecnologici, dal "potenziamento dell'assistenza territoriale con la conseguente riorganizzazione degli ospedali per acuti" alla definizione di "una adeguata e coerente programmazione delle dotazioni organiche, anche in deroga ai piani di rientro, e della formazione del personale". Sono questi per il sindacato "i pilastri su cui costruire una moderna ed efficace rete dell'emergenza-urgenza in grado di supportare l'erogazione dei Lea e garantire la sicurezza dei cittadini e degli operatori".
PRONTO SOCCORSO AL COLLASSO: Da Roma a Milano, e' emergenza 'affollamento' nei Pronto soccorso dei maggiori ospedali italiani. Il flusso dei pazienti continua ad aumentare, affermano i responsabili delle aziende ospedaliere, a fronte di un numero ''assolutamente insufficiente'' di medici specializzati in emergenza-urgenza. Una situazione 'esplosiva' alla quale la riforma annunciata dal ministro della Salute Ferruccio Fazio - con una 'deviazione' dei codici bianchi e verdi dal Pronto soccorso alla medicina del territorio - punta a dare soluzione. Ma intanto, denunciano i medici, nei Pronto soccorso si continua a lavorare ''in condizioni drammatiche''. Succede all'Ospedale San Camillo di Roma, così come all'Ospedale Niguarda di Milano. Al San Camillo ad esempio, spiega il direttore dell'Unità operativa Shock e traumi Giuseppe Nardi, ''il numero di accessi al pronto soccorso è aumentato drasticamente con un +55% di codici rossi, da 1500 a 2500, nell'ultimo anno, mentre i traumi gravi trattati sono passati da 300 a 550''. Questo perché, chiarisce, ''la rete prevede che i malati più gravi siano indirizzati verso gli ospedali più grandi, ma il problema è che a fronte di un grande aumento dei pazienti, le risorse organizzative ed umane sono invece enormemente calate''. Un esempio? ''Nel 2008 - dice Nardi - al San Camillo il team di medici per traumi gravi contava 25 specialisti, oggi ne conta 19. Ed al Pronto soccorso, gli infermieri sono stati ridotti di 30 unità ed i medici di ben 17''. Insomma, la situazione è ''al collasso'', afferma Nardi. Quanto alla proposta di riforma di Fazio, ''certamente lo smistamento dei codici bianchi e verdi può decongestionare i Pronto soccorso, ma è da vedere - osserva - se la medicina del territorio può gestire tale grande numero di pazienti''. Situazione analoga al Niguarda: ''In assoluto - sottolinea il direttore del Trauma Team Osvaldo Chiara - il problema maggiore è il grandissimo afflusso di pazienti che potrebbero invece essere gestiti in altre sedi, perché con patologie non gravi''. Dunque, ragiona, due sono le possibili strade: ''O si potenziano le risorse umane e strutturali dei Pronto soccorso, o si individuano sedi differenti per la gestione dei pazienti meno gravi. La soluzione proposta da Fazio, quindi - conclude Chiara - credo possa rivelarsi centrata''.
GLI ACCESSI:Sono circa 14 milioni le chiamate che attualmente arrivano alla centrale operativa del 118, che ha il compito di organizzare e gestire, nell'ambito territoriale di riferimento, le attività di emergenza sanitaria. Di queste 8,5 milioni sono chiamate specifiche di soccorso, anche se poi un mezzo viene inviato solo nel 47% dei casi e solo nel 32% si arriva fino al Pronto Soccorso vero e proprio (30% classificati come codice verde, 46% giallo). Ma se si contano il totale degli accessi al Pronto Soccorso le ultime stime, come sottolineato dalla recente indagine conoscitiva della commissione Sanità del Senato, parlano di 30 milioni di richieste e di un aumento esponenziale del 50% in 10 anni. Dati considerati "allarmanti", e che rischiano di provocare se non il collasso situazioni quantomeno critiche in alcune realtà, come quella abruzzese, dove i tempi massimi negli Eas (Pronto soccorso ad alta specialità) toccano i 450 minuti di attesa, ovvero più di 7 ore, e con una media regionale che tocca le 4 ore. Un altro problema, inoltre, riguarda il tempo medio di attesa delle ambulanze in codice verde, che stazionano a lungo in Ospedale, sottraendo in questo modo risorse al territorio. Un tempo medio accettabile è considerato intorno ai 30 minuti, ma spesso i tempi si allungano oltre le 2 ore, come nel caso del Lazio, 127 minuti di attesa, o in Puglia, 154 minuti. Ma è tutto l'impianto dei pronto Soccorso ad essere messo sotto accusa, ha spiegato l'indagine della commissione, a cominciare dal fatto il 47,4% dei Dea e il 25,3% degli Eas sono stati identificati non in base a criteri demografici o epidemiologici ma in base ad altre scelte che poco hanno a che vedere con una corretta programmazione sanitaria.
- RIABILITAZIONE: Fazio lancia la sua ricetta anche per la riabilitazione: “Mettere la persona al centro del percorso riabilitativo, attraverso un approccio interdisciplinare che coniughi prevenzione, terapia e riabilitazione”. E' questa la strada da seguire secondo il ministro, che ha presentato nella sede del dicastero l'ottavo volume della collana 'Quaderni del ministero della Salute', dedicato alla definizione dei modelli organizzativo-assistenziali per la riabilitazione. 'A fronte di quello che è il percorso convenzionale - ha spiegato Fazio a margine dell'incontro - oggi noi dobbiamo introdurre due elementi sostituitivi, la centralità dell' individuo, nel senso che non bisogna andare a curare il sintomo ma la persona nel suo complesso, e la presa in carico globale dall'inizio, e la continuità delle cure'. Per il ministro, infatti, il punto centrale delle linee guida sulla riabilitazione, approvate lo scorso febbraio dalla Conferenza Stato-Regioni, è capire che 'la riabilitazione deve iniziare all'inizio delle cure, attraverso un percorso sanitario integrato con la prevenzione e la terapia, e che un paziente non può essere 'buttato' sul territorio'. Secondo gli ultimi dati Istat, in Italia sono oltre 2,6 milioni le persone con disabilità che vivono in famiglia, pari al 4,8% della popolazione con più di 6 anni, a cui vanno aggiunti oltre 200mila pazienti residenti nei presidi socio-sanitari.
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