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In Italia una farmacia ogni 3.374 abitanti, più della media europea. Ma con la liberalizzazione 2800 comuni rischiano la desertificazione

Farmacia Redazione DottNet | 04/05/2011 15:16

Le liberalizzazioni, nel campo farmaceutico, possono avere 'effetti indesiderati' anche per i cittadini. La ventilata ipotesi, per esempio, di deregolamentare le aperture delle farmacie, superando la pianta organica, potrebbe portare a una riduzione del servizio nelle aree più periferiche, con la chiusura dei poco remunerativi dispensari e farmacie rurali. E' lo scenario tracciato da uno studio presentato a Roma dall'Unione nazionale consumatori (Unc) e su cui Federfarma fa una stima concreta, su dati Istat, della possibile 'desertificazione': a rischio ci sarebbero infatti 2.800 Comuni (circa 2.500 le farmacie) con meno di 1.500 abitanti ciascuno, dove risiedono circa 2.300.000 italiani.

L'analisi economica illustrata oggi dall'Unione nazionale consumatori è stata realizzata da un pool di studiosi del Resc (Ricerche economiche società cooperativa) con l'obiettivo di valutare la capillarita' della presenza dei presidi farmaceutici sul territorio (confermata dai risultati dello studio) e valutare se il superamento della pianta organica porterebbe a una maggiore efficienza, aspetto messo in dubbio dall'indagine. "Crediamo che le liberalizzazioni - spiega il segretario generale dell'Unc, Massimiliano Dona - siano in generale strumenti positivi per i consumatori perché, in linea teorica, una sana concorrenza produce benefici per gli utenti (in termini di capillarità dell'offerta e minori prezzi) e per il mercato (in termini di competitività per le imprese e migliore occupazione)". Il settore dei farmaci, però, non è, secondo Dona, assimilabile agli altri. "Abbiamo apprezzato e sostenuto le forme di liberalizzazione finora avvenute nel settore.

Ma, vista la particolarità di questo mercato, è fondamentale evitare posizioni meramente ideologiche: in questo campo i processi di liberalizzazione potrebbero avere effetti socialmente ed economicamente indesiderabili". Da qui la necessità dello studio sull'eventuale superamento della pianta organica che vuole essere "il nostro contributo al dibattito", dice Dona. Dai dati dell'Unc emerge che la diffusione delle farmacie in Italia è del tutto paragonabile alla media europea: nel nostro Paese c'è una farmacia ogni 3.374 abitanti (la media europea e' di 3.323). La pianta organica prevede, in realtà, 1 farmacia ogni 5 mila abitanti per i comuni minori e ogni 4mila per quelli maggiori, ma ci sono deroghe che riguardano le distanze - vista la particolare geografia italiana, con zone difficili da raggiungere - e che permettono l'esistenza di molte farmacie rurali. Da qui una capillare presenza della distribuzione farmaceutica su tutto il territorio nazionale.
In caso deregolamentazione delle aperture di nuovi presidi, secondo una simulazione della ricerca Unc, a pagarne le conseguenze sarebbero proprio le farmacie rurali, oltre 6.000 in Italia, che oggi "soddisfano una domanda socialmente importante proveniente dai territori marginali e con basso bacino di utenza". Ma sono "realtà di piccole dimensioni - indica lo studio - con fatturati e utili limitati che non influiscono sulla loro efficienza, ma la cui localizzazione le potrebbe rendere meno appetibili per il libero mercato"."Questo studio - dice Annarosa Racca, presidente di Federfarma - è di grande importanza perché offre una fotografia della realtà. Di un'Italia fatta di piccoli comuni, dove in molti casi le farmacie e dispensari sono l'unico presidio sanitario del territorio. E' la dimostrazione che il nostro è un necessario servizio territoriale: qui non si parla di vendita o prezzi, ma di una presenza che è garanzia e riferimento per gli assistiti". Alla luce dei dati, dice Dona "sarebbe auspicabile che il Governo esamini a fondo il tema delle liberalizzazioni nel settore, approfondendo le ricadute complessive del fenomeno per evitare che, procedendo a singhiozzo, simili iniziative si traducano in mere operazioni di facciata i cui costi potrebbero persino ricadere sulla collettività. I consumatori - conclude - sono interessati a liberalizzazioni che possano tradursi in benefici concreti: in questo settore ci piacerebbe veder realizzata, quindi, una razionalizzazione degli orari di apertura che faciliti realmente l'accesso al servizio, così come l'epocale riforma che consenta, finalmente, di poter acquistare confezioni più ridotte, cosa che eviterebbe il quotidiano spreco di farmaci che ancora, troppo spesso, finiscono nella spazzatura inutilizzati". Clicchi qui per essere informato.

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