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Fazio ai sindacati: sul pronto soccorso coinvolgeremo per i codici leggeri i medici di famiglia e i pediatri. Sì delle associazioni di categoria. In aumento gli errori nelle emergenze ospedaliere

Sanità pubblica Silvio Campione | 07/05/2011 14:02

Mettere mano, rifondandolo, a tutto il sistema dell'emergenza e dell'urgenza, a cominciare dalle linee guida, con l'ipotesi di creare una macro area all'interno del fondo sanitario nazionale in aggiunta alle 3 tradizionali (prevenzione, ospedale e territorio). E' quanto spiega il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, al termine dell'incontro avuto con le sigle sindacali, dedicato alla riforma del Pronto Soccorso. "L'ipotesi è quella di rifondare completamente il settore creando una quarta macro area - ha spiegato il ministro - e che veda una forte interazione a livello di cabina di regia tra medicina d'urgenza e territorio". Obiettivo, per Fazio, quello di "decomprimere fisicamente, ma non solo, i Pronto Soccorso, separando i codici bianchi e verdi da quelli rossi e gialli e coinvolgendo largamente, per i codici più leggeri, i medici di famiglia e pediatri".

I SINDACATI - I sindacati hanno, dunque, condiviso le linee di intervento esposte da Fazio: in modo particolare, spiegano, va riorganizzato il sistema dell’emergenza: "Occorre ridurre l'afflusso dei codici bianchi e verdi attraverso una maggiore integrazione tra ospedale e territorio, ma c’è anche la necessità di lavorare in un'ottica di sistema". "Il vero problema dei pronto soccorso - si legge in una nota firmata dalle diverse sigle dei camici bianchi - oggi è l'eccesso di domanda di ricovero soprattutto nell'area medica, per cause epidemiologiche e demografiche cui si è accompagnata negli anni una progressiva riduzione del numero dei posti letto per acuti e di personale dedicato, specie nelle Regioni soggette ai piani di rientro". Le organizzazioni sindacali hanno anche sottolineato al ministro la necessità di risposte urgenti soprattutto sul problema degli organici, procedendo anche alla revisione delle linee guida che governano il sistema dagli anni '90. A firmare la nota Anaao Assomed, Fimmg, Cimo, Asmd, Aaroi, Emac, Fp Cgil medici, Cisl medici, Fassid, Fesmed, Anpo, Ascoti, Fials medici, Uil fpl, Federazione medici, Smi, Sumai, Snami e Fimp.

"Non si può che condividere il percorso tracciato dal ministro Fazio". Così Giuseppe Mele, presidente della Fimp (federazione italiana medici pediatri), commenta l'incontro avuto oggi dal ministro della Salute, Ferruccio Fazio, con le sigle sindacali mediche, per discutere della riforma dei Pronto Soccorso. "Serve una riforma del sistema di emergenza-urgenza e a questo scopo il ministro ha previsto la realizzazione di una quarta Macro Area, quella della medicina territoriale, che affianchi il sistema di emergenza-urgenza ospedaliera", aggiunge Mele, che in proposito parla della possibilità di riformare il sistema attraverso "la costruzione di una cabina di regia tra ospedale e territorio e di ridefinire le procedure di triage del servizio di 118 affinché - conclude -solo i codici gialli e rossi siano portati in ospedale".

 

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UNIVERSITA’ E NUMERO CHIUSO - A chi  gli ha chiesto di aumentare gli iscritti a medicina per rinforzare l’emergenza, il ministro ha risposto che: “In Italia non c'è nessun problema sul numero dei medici e dunque il parere mio e del ministero è che i numeri sono sufficienti e che il numero chiuso non vada toccato, considerato anche che abbiamo aumentato il numero di accesso ai corsi da 7.500 a 9.500 negli ultimi 3 anni". Fazio dice anche di trovarsi d'accordo con la scelta "del ministro Gelmini di rivedere i test d'accesso". Per il ministro, invece, "esiste una criticità a livello delle scuole di specializzazione, che produce una disomogenea distribuzione tra le regioni e una distribuzione tra scuole di specialità non necessariamente rispondete ai bisogni. Per questo - chiarisce -abbiamo coinvolto le Regioni per avere i fabbisogni precisi specialità per specialità in base ai quali fare una proposta al Miur". Fazio ha infine spiegato di "prevedere la possibilità di destinare gli ultimi 2 o 3 anni del corso di specializzazione a una formazione con delle funzioni cliniche anche attinenti alla specialità" e di stare pensando di riportare molte delle scuole di specializzazione da 5 a 4 anni. A tal proposito la Regione Lombardia ha chiesto “un finanziamento supplementare” al Governo per le borse di studio destinate alla specializzazione dei medici in Lombardia, così da sopperire al rischio di una mancanza di professionisti nei prossimi anni. Lo ha riferito il presidente Roberto Formigoni.

 

I PRONTO SOCCORSO ITALIANI - Barelle nei corridoi dei pronto soccorso italiani, un 'escamotage' per fronteggiare la carenza dei posti letto. Ambulanze ferme in attesa di lettighe, pazienti in piedi perché mancano posti a sedere, assenza di privacy e tempi di attesa troppo lunghi, che possono arrivare a toccare, per il solo triage, le 12 ore per i codici verdi e scendere a 5 per i gialli, colore che segnala una situazione grave anche se non di imminente pericolo di vita. Questa la fotografia, con poche luci e molte ombre, scattata da un'indagine di Cittadinanzattiva-Tdm in collaborazione con l'Anaao Assomed sulla qualità e la sicurezza dei pronto soccorso. Innanzitutto l'indagine, condotta su 70 pronto soccorso, evidenzia carenza di personale, con gli addetti ai lavori che si riducono nei giorni festivi e nelle ore notturne; personale medico e paramedico competente, ma non quantitativamente adeguato rispetto ai frequenti accessi. La privacy, inoltre, non viene garantita perché le persone vengono chiamate per nome o non vi sono spazi adeguati per garantire la riservatezza. Non mancano poi le barelle nei corridoi per la carenza di posti letto sufficienti, rileva l'indagine.Altro guaio i tempi d'attesa, tallone d'Achille dei pronto soccorso e non solo. Oltre che per il triage, secondo i risultati dell'indagine si attende anche per effettuare accertamenti diagnostici e per ottenere le risposte dei referti provenienti dagli altri reparti (laboratorio analisi, radiologia, eccetera). L'indagine denuncia tempi di attesa che possono arrivare anche a 24 ore, fino a raggiungere i 3-4 giorni (72-96 ore) comprendendo i malati in attesa di assegnazione di posto, nonché quelli che hanno necessità di rimanere in osservazione breve. Il 24,3% dei pronto soccorso coinvolti nell'indagine segnala ambulanze ferme in attesa di riconsegna della barella in dotazione del mezzo di soccorso. Nel 91,4% delle strutture sono presenti sedie a rotelle per malati, ma queste risultano spesso insufficienti, rotte o usurate. Se sono presenti locali di attesa con posti a sedere (98,5% dei casi), i posti non sono sufficienti: su 24 pronto soccorso, si sono trovati da un minino di due a un massimo di 10 malati in piedi in attesa. Il 40% segnala poi ambienti sovraffollati, e un altro 40% denuncia la presenza di barelle aggiunte, in media 5 per pronto soccorso monitorato. Il numero minimo è di una barella aggiunta, il numero massimo segnalato è di 22.Le proposte avanzate dal ministro Fazio - sottolinea Francesca Moccia, coordinatrice nazionale del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva - possono rappresentare un punto di partenza, ma i dati in nostro possesso, e che diffondiamo, dimostrano come sia necessaria una soluzione complessiva più articolata"."Il pronto soccorso esplode - fa notare - perché il territorio non riesce a rispondere alla domanda di salute e di emergenza così come servirebbe. I posti letto attualmente disponibili sono comunque pochi rispetto alla reale necessità dimostrata dagli accessi. Tra le diverse misure possibili, la predisposizione di percorsi personalizzati per persone affette da patologia cronica e la individuazione di standard condivisi per l'emergenza urgenza". "l monitoraggio del Tdm a cui abbiamo dato il nostro contributo - afferma il segretario nazionale dell'Anaao Assomed, Costantino Troise - conferma la posizione dell'associazione che anche questa mattina ha ribadito al ministro della Salute la necessità di pensare la riorganizzazione del sistema di emergenza in maniera complessiva, affrontando cioè tutti i problemi che il sistema pone. A partire dalle criticità emerse dal monitoraggio e cioè la carenza di personale rispetto agli accessi; i tempi di attesa per trasferire il paziente nei reparti; i deficit strutturali resi ancora più pesanti dal fatto che i pronto soccorso sono trasformati in luoghi di vera e propria degenza".

 MALASANITA’ NEI PRONTO SOCCORSO - Ma che cosa accade in un Pronto soccorso? E soprattutto quanti sono gli errori commessi?Ambulanze che arrivano in ritardo, magari guidate da autisti senza patente, diagnosi sbagliate in pronto soccorso, dimissioni affrettate, mancanza di mezzi e attrezzature: succede anche questo quando la malasanità entra nel sistema dell'emergenza. Negli ultimi due anni sono già 24 i casi finiti sotto la lente d'ingrandimento della Commissione parlamentare sugli errori sanitari, anche se va detto che ogni anno si contano circa 30 milioni di accesso nei pronti soccorsi italiani. Ventiquattro casi, praticamente uno al mese, di cui più della metà in Calabria (7) e in Sicilia (7). Ventitré pazienti hanno perso la vita, tra cui due neonati e quattro bimbi. E' quanto emerge dall'analisi dei casi di presunta malasanità legati al sistema dell'emergenza giunti all'attenzione della Commissione parlamentare d'inchiesta sugli errori in campo sanitario e i disavanzi sanitari regionali. Non tutti gli episodi quindi, ma solo quelli che dopo un esposto, una segnalazione o magari un articolo di giornale arrivano sul tavolo del presidente della Commissione Leoluca Orlando, che interviene per chiedere chiarimenti ed eventualmente disporre ulteriori accertamenti.L'analisi, oltre ai citati 24 casi - tra cui quello del presunto ritardo con cui sarebbe giunta l'ambulanza che ha soccorso venerdì scorso a Roma il giornalista Lamberto Sposini - porta alla luce diverse magagne del sistema nazionale dell'emergenza. E' il caso dell'esposto (ottobre 2010) che riguarda lo spostamento delle salme all'interno del Policlinico di Messina con mezzi non conformi.Addirittura si segnala che le ambulanze destinate al solo trasporto dei malati verrebbero usate anche per i cadaveri, violando così le norme sanitarie previste per legge. Sul tavolo di Orlando c'è poi l'esposto del luglio 2010 che prende in esame le anomalie del 118 della provincia di Ragusa riguardo patenti e targhe. In questo caso è lo stesso estensore che si autodenuncia, dichiarando di aver guidato lui stesso ambulanze senza avere la patente idonea. Un altro esposto che non riguarda un caso specifico di presunta malasanità è quello del febbraio 2011 su presunti disservizi e illeciti relativi al servizio 118 di Foggia.Analizzando l'analisi su questi episodi che - precisa la Commissione - "hanno un valore indicativo, ma nessun valore statistico", emerge un dato significativo. Ben 14 casi su 24 si sono verificati in due Regioni: Calabria e Sicilia. Sette a testa. Tra questi, il decesso di una donna avvenuto al pronto soccorso di Castrovillari (Cosenza) che potrebbe aver pagato a caro prezzo la mancanza del borsone con i tubi orotracheali sulla prima ambulanza che l'ha soccorsa. C'è poi la morte di un bimbo all'ospedale di Polistena (Reggio Calabria): doveva essere trasferito con urgenza in un ospedale più attrezzato, ma per mancanza mezzi di soccorso adeguati arriva dopo molte ore agli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria dove viene operato, ma senza successo.Migliorare l'efficienza della rete dell'emergenza è considerata una priorità per il presidente della Commissione, Leoluca Orlando: "Il funzionamento del 118, strettamente collegato al sistema integrato di emergenza e urgenza - sottolinea - costituisce uno strumento essenziale per garantire la tutela della salute dei cittadini, con riferimento in particolare a quanti vivono in territori disagiati e distanti dalle strutture sanitarie". Per Orlando è quindi necessario intervenire per rimuovere "anomalie funzionali e organizzative" del 118. "In taluni casi - conclude - questa realtà non è stata solo terreno di scarsa tutela della salute, ma anche fonte di sprechi e pratiche anomale denunciate alla magistratura ordinaria e contabile".

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