Non è più la farmacia il regno delle pappe per i bebé. Sul fronte del baby-food vincono Internet e la Grande distribuzione organizzata. La nuova generazione di mamme 'internaute', in fuga dalle boutique del farmaco, si rivela la spina nel fianco delle 17 mila farmacie italiane, contribuendo a una crisi generale di vendite nel settore dietetici (-2,7% in termini di volumi). Oggi il latte si ordina online dalla Germania per risparmiare, per gli omogeneizzati si sceglie il fai-da-te e si fa incetta di semolino, crema di riso e biscotti negli ipermercati, se non nei discount. Così il giro d'affari del baby-food in farmacia è al collasso: basti pensare che nel 2003 il giro d'affari era di 383 milioni di euro e oggi, con 187 milioni di euro, non arriva neanche alla metà.
Le confezioni vendute sono sempre di meno: i latti per infanzia perdono il 5,7% in termini di volumi, gli omogeneizzati il 7,6%, i cereali il 7,5%, i biscotti il 7,9%, le bevande il 10,5%. Il baby-food è il capitolo più nero per il settore dei dietietici che oggi per le farmacie vale 470 milioni di euro. Reggono il colpo invece i prodotti dimagranti che hanno mostrato performance brillanti nel 2010. Gli italiani entrano in farmacia se vogliono perdere peso e i prodotti per dimagrire schizzano sia in termini di volumi (+15,4%) che in termini di valori (+9,7%), per un giro d'affari di 13 milioni di euro. Bene anche gli alimenti per celiaci (+1,9% dei volumi).Ma, allargando il campo anche al core business delle farmacie, la situazione è molto più complessa: le porte non ancora chiuse alla crisi, le speranze per un 2011 più grintoso e l'eredità lasciata dal 2010, anno in cui i farmaci con ricetta sono cresciuti più nei consumi che non nella spesa (grazie anche alla scalata dei generici) e il settore dell'autocura e dei dietetici sono risultati in caduta libera, vittime della competizione di altri canali di vendita.
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