Estendere ed approfondire i controlli nel nord della Germania, nell'area dove il batterio killer, E.coli ha fatto già alcune decine di vittime: è il 'Leimotiv' che - dall'Italia alla Commissione europea - è stato rilanciato al Consiglio dei ministri della salute dell'Ue dominato – ieri a Lussemburgo - dalla crisi sul batter killer. Insomma, l'Europa passa al contrattacco e chiede alla Germania di fare ancora più ricerca per poter identificare l'origine del batterio. Per l'Italia, il ministro per la salute Ferruccio Fazio parla della '' necessità di un'indagine sanitaria a tappeto nella zona del Lander settentrionale, proprio per verificare la possibilità di contaminazione in sede di produzione e di confezionamento di prodotti agricoli''.
Anche la Commissione europea sostiene un approccio globale alla crisi quindi chiede ''delle analisi batteriologiche sul terreno ed epidemilogiche'', per capire il percorso del batterio sui prodotti e sull'uomo. Berlino ha assicurato che è pronta a fare la propria parte per poter dare una risposta la più veloce possibile alle attese degli europei. Le autorità tedesche stanno lavorando in stretta collaborazione con la task force formata da esperti comunitari per accelerare le ricerche sul campo. Al momento però, ha confermato il sottosegretario alla salute Annette Widmann-Mauz, non e' stato ancora possibile fare un legame certo tra il batterio 0104 e i germogli sotto esame che comunque non sono stati esportati nel resto dell'Europa. Il commissario Ue alla salute Johan Dalli ha tenuto a confermare che ''l'epicentro dell'epidemia si trova nelle vicinanze di Amburgo, e che 11 Stati membri sono stati colpiti (non l'Italia ndr), collegati tutti in qualche modo con la situazione in Germania''. La situazione si sta stabilizzando - ha aggiunto - l'incidenza diminuisce giornalmente e indicherebbe che la contaminazione si sta riducendo. Quella che vediamo ora è la contaminazione del passato, ma bisogna restare molto prudenti''. Dalli, senza mai citare la Germania, ha anche messo in guardia: ''Non bisogna giungere a delle conclusioni premature e, in caso di contaminazione è necessario, fin dai primi indizi, un maggior coordinamento in Europa''. E proprio il ministro spagnolo, Leire Pajin, ha dichiarato ''come sia stato inopportuno, e non solo inopportuno,'' prendere (nel caso dei cetrioli spagnoli ndr) delle posizioni che poi si sono rivelati non suffragate dai fatti''. Alla Spagna che chiede una revisione del sistema europeo di allerta rapido Dalli ha risposto che si potrà migliorare ad esempio il coordinamento''. E comunque che, in materia di allerta europea ''bisogna procedere sulla base di prove scientifiche, e quindi bisognerà vedere in futuro il momento in cui fare scattare l'allarme''. A chi parla di critiche Dalli risponde: ''Facile giudicare con il senno di poi, abbiamo tutti gli strumenti in Europa per garantire la sicurezza alimentare e devono essere utilizzati in modo giusto''. Dunque, chi si aspettava una rapida soluzione del giallo dell'epidemia di E. Coli e' rimasto deluso: le prime analisi sui germogli di soia tedeschi - i principali sospettati dopo i cetrioli spagnoli - hanno dato esito negativo. Non solo: il governo regionale della Bassa Sassonia (nordovest) ha messo in guardia che i risultati di tutti i test non si conosceranno in tempi brevi, sottolineando che la ricerca della fonte dell'epidemia si sta dimostrando ''molto difficile''. Di fatto, quindi, le autorita' sanitarie tedesche sono al punto di partenza, ma per il governo federale l'avviso su insalate e germogli vari rimane. Anche se la Commissione Ue fa sapere che per ora non c'e' una ''specifica allerta europea'' sui germogli di soia.
Sull’argomento abbiamo sentito un esperto: Franco Pirovano è il titolare della micro srl, ed è anche consulente nel settore delle fermentazione industriale. Un esperto, dunque, di batteri e di microbiologie, core business della Micro, azienda che si è allargata anche nel settore delle analisi alimentari, degli integratori e dei cosmetici.
C’è molto allarme in Germania e in Nord Europa per il batterio che ha già fatto diverse vittime. Qual è la situazione in Italia?
Direi che in Italia non è il caso di preoccuparci: il problema è relegato alla Germania e in particolare alla regione a Nord dove si sono avuti i primi casi. Ma occorre precisare alcuni particolari.
Dica.
L’escherochia coli non si trasmette per via aerea, ma solo via oro-fecale. Infatti quando si vuole verificare la potabilità dell’acqua le analisi puntano sull’identificazione del batterio.
Eppure la diffusione è stata notevole.
Certo, ma questa virulenza così elevata sembra sia stata causato dal mutamento del patrimonio genetico del ceppo che è diventato più resistente agli antibiotici. Vorrei sottolineare, però, che chi ha avuto conseguenze così gravi aveva evidentemente una situazione pregressa già compromessa.
Pare comunque che tutto sia partito dai germogli di soia.
Penso che si debba parlare più di contaminazione crociata, partita cioè dal confezionamento con altri ortaggi. E infatti i germogli sono stati assolti alla fine. La trasmissione è dovuta all’inquinamento del prodotto con concimi organici: il coli è un batterio che arriva dagli animali a sangue caldo. In questo caso si è trattata di verdura non lavata bene, ma si tratta solo di un’ipotesi. Sarebbe per esempio utile ottenere la tracciabilità della verdura, così da poter verificare tutti i passaggi, per capire da dove è venuto il batterio e come si è diffuso.
Quali precauzioni da adottare?
Lavarsi sempre bene le mani, sfregandosi bene tra pollice e indice, facendo attenzione anche agli anelli.
Ma è un rischio che si corre anche con le insalate imbustate, molto diffuse in Italia, per esempio?
E’ un prodotto che viene ben lavato e dove viene controllata con grande attenzione tutta la filiera. Gli esami sono eseguiti con molta attenzione, per cui non c’è da preoccuparsi. Qualcuno per eccesso di scrupolo la lava prima di servirla a tavola, un’ulteriore precauzione che serve solo a dare maggiore tranquillità.
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