In Italia quasi un farmaco su cinque (17%) somministrato a un bimbo e' 'off-label', ovvero e' usato al di fuori delle raccomandazioni, e questo favorisce le reazioni avverse fino all'8% dei casi. Succede perche' i medicinali sono sperimentati soprattutto sugli adulti, ma anche perche' per le aziende farmaceutiche ''il mercato pediatrico e' piu' limitato, e l'investimento per loro non e' vantaggioso''. A spiegarlo e' Gian Vincenzo Zuccotti, direttore della Clinica Pediatrica all'Ospedale Sacco di Milano, a margine del congresso della Societa' italiana di pediatria in corso a Milano.
Dati certi sulle reazioni avverse ai farmaci (Raf) nei bimbi e' difficile ottenerli: ''Il bambino e' un organismo in crescita e in costante evoluzione - spiega l'esperto - e quindi ci sono caratteristiche differenti tra eta' neonatale, prima e seconda infanzia ed adolescenza. Alcuni studi riportano incidenze intorno all'1%, altri fino a circa 7-8%. Sicuramente il problema e' importante, probabilmente sottostimato. I dati permettono comunque di affermare che, globalmente, le Raf sono piu' frequenti nei bambini ospedalizzati e nei primi anni di vita''. L'utilizzo off-label dei farmaci, continua Zuccotti, ''e' particolarmente frequente nel neonato, soprattutto nelle terapie intensive neonatali e in alcuni reparti specialistici, come nelle oncologie pediatriche.
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