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Epatite C: telaprevir efficace indipendentemente dal polimorfismo IL28B

Farmaci Redazione DottNet | 27/06/2011 14:58

In occasione del congresso annuale della European Association for the Study of Liver (EASL) sono stati presentati i risultati dello studio ADVANCE che, insieme ai trial REALIZE e ILLUMINATE, è parte integrante del programma di sviluppo clinico di telaprevir, l’inibitore delle proteasi sviluppato da Tibotec (società di Janssen Cilag) per il trattamento dell’epatite C cronica.  Nello studio ADVANCE, telaprevir, aggiunto alla terapia standard con interferone peghilato e ribavirina, ha migliorato le percentuali di risposta virologica sostenuta (SVR) rispetto alla sola terapia standard in pazienti naive con epatite C da HCV di genotipo 1.  Con telaprevir, la SVR a 8 settimane era del 69% e quella a 12 settimane era del 75%, rispetto al 46% della terapia standard. Studi precedenti avevano mostrato che il genotipo di IL28B è associato alla risposta virologica quando i pazienti sono trattati con interferone peghilato e ribavirina.
ADVANCE è stato disegnato per valutare l’efficacia di telaprevir aggiunto alla terapia standard in pazienti con i 3 differenti genotipi di IL28B (CC CT e TT). Nello studio, le analisi genotipiche sono state effettuate per il 42% dei pazienti.

I partecipanti sono stati randomizzati a telaprevir più la terapia standard o alla sola terapia standard per 8 o 12 settimane. I partecipanti assegnati a telaprevir hanno ricevuto la terapia standard per ulteriori 23 settimane, mentre i pazienti del gruppo di controllo hanno continuato con la terapia standard per altre 48 settimane. L’SVR era dell’84%, 90%, 64% (8 settimane, 12 settimane con telaprevir e terapia standard) per i pazienti che presentavano il genotipo CC, del 57%, 71%, 25% per quelli con CT e del 59%, 73%, 23% per quelli con TT. 
L’SVR a 4 settimane era superiore per il genotipo CC (71%, 84%, 16% e 64%, 78%, 16%) rispetto a  CT (62%, 60%, 2% and 51%, 57%, 2%) e TT (50%, 59%, 0% and 50%, 45%, 0%). Il nuovo antivirale è al momento al vaglio sia dell’Ema sia dell’Fda, in entrambi i casi con procedura di revisione accelerata.

Il virus dell’epatite C (HCV) causa infezione cronica in circa il 3% della popolazione mondiale. Lo stato patologico e la mortalità associate all’epatite C cronica sono riconducibili principalmente alla progressione verso cirrosi e carcinoma epatocellulare. La terapia standard prevede la somministrazione di interferone a peghilato e ribavirina (PEG-IFN a/RBV), che tuttavia risulta fallimentare nel 50% degli individui con infezione cronica. Fattori individuali influenzano sia il naturale decorso dell’epatite C che la risposta alla terapia.  Precedenti studi hanno evidenziato l’influenza di polimorfismi nei geni che codificano per gli antigeni dei leucociti, killer immunoglobulin-like receptor, chemochine, interleuchine e geni stimolati dall’interferone (IFN), nella clearance spontanea del HCV.
Un recente studio, sempre gene candidate, ha messo in luce il ruolo di varianti nel gene dell’IL28B, che codifica per IFN-l, nella guarigione spontanea dall’infezione. Il polimorfismo del gene IL28B, che codifica per l’interferone,  ha un rapporto con la maggiore o minore probabilità di risposta al trattamento dell'epatite C cronica.
Il polimorfismo più "predittivo e utile" riguarda i nucleotidi Citosina (CC) e ha evidenziato una maggiore risposta terapeutica nei soggetti con epatite cronica, in particolare con i genotipi 1 di HCV. In presenza di polimorfismo CC, l'eliminazione definitiva del virus dell'epatite C dopo terapia standard (interferone e ribavirina) è stata osservata in circa il 71% di casi. La variazione CC è più frequente nella popolazione di razza caucasica rispetto agli afroamericani (39% vs 16%) il che spiega il minor tasso di risposta terapeutica con IFN e ribavirina osservato nella maggior parte degli studi clinici condotti anche su popolazione afroamericana.

Bibliografia: Telaprevir Substantially Improved SVR Rates Across IL28B Genotypes in the ADVANCE Trial”. Abstract 1369

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