Milillo: la manovra ci preoccupa: no ai blocchi contrattuali. Anaao, copione già visto. Sanità, i tagli arriveranno a 10 miliardi in tre anni

La Manovra preoccupa fortemente Giacomo Milillo, segretario della Fimmg (Federazione dei medici di medicina generale), che ha convocato la segreteria nazionale del sindacato il 9 luglio a Roma. "Ci giungono notizie preoccupanti - afferma Milillo in una nota - circa il possibile allungamento di un anno dei blocchi contrattuali che ci vedrebbero coinvolti come i pubblici dipendenti. Il blocco sembrerebbe inoltre esteso anche agli accordi regionali. Registriamo con grande preoccupazione queste notizie e ci impegneremo ad agire di conseguenza qualora fossero confermate".
"Per i medici di medicina generale - prosegue il numero uno della Fimmg - non si tratta solamente di vedere i propri compensi bloccati come per l'area della dipendenza, ma di vedersi inoltre bloccata la quota di finanziamento soprattutto per il pagamento del personale, con possibili ricadute sui livelli occupazionali dei dipendenti degli studi medici. Questo è intollerabile", sottolinea Milillo. La manovra economica varata ieri dal Governo ''è nei suoi capisaldi un film già visto''. Questo il commento del segretario nazionale dell'Anaao-Assomed (l'associazione dei medici dirigenti) Costantino Troise, che annuncia che si attiverà, insieme alle altre organizzazioni sindacali di categoria, ''per cercare di correggere i passaggi più pericolosi della manovra economica 2011-2014''. ''Il Governo il risanamento dell'economia italiana passa, ancora una volta - rileva - solo per le tasche dei dipendenti pubblici e il taglio dei servizi. A dispetto delle affermazioni del Ministro Brunetta, il congelamento dei contratti e dei livelli retributivi riduce il potere d'acquisto delle retribuzioni dei medici pubblici almeno del 20%, senza contare le ripercussioni previdenziali, mentre un esasperato blocco del turn over peggiora le condizioni del loro lavoro''. Il blocco contrattuale di 5 anni con la previsione dell'indennità di vacanza contrattuale per il periodo 2015-2017, aggiunge, ''recita un requiem per il contratto nazionale di lavoro mentre il tetto ai livelli retributivi segnala che per i pubblici dipendenti il guadagno è reato''.
Si tratta di una vera ''bomba ad orologeria - prosegue - Troise - fatta di ulteriori strette sul costo del personale, sugli organici e sugli standard organizzativi, oltre che di ticket e tetti, che minaccia il Servizio sanitario che rischia di essere ridotto dalle manovre e dalla fuga dei medici e sanitari pubblici ad un sistema povero per i poveri''. Nessuna manovra correttiva può essere considerata ''equa - conclude - se salvaguarda rendite e privilegi per penalizzare il lavoro, tantomeno quello dei medici del Ssn chiamati a tutelare la salute dei cittadini''. Intanto per la sanità è previsto un colpo da 10 miliardi in 3 anni: il settore in passato non ha mai avuto tagli di così grossa portata come quelli imposti dalla manovra varata dal Governo. Secondo l'economista Federico Spandonaro, coordinatore del Ceis Sanita' di Tor Vergata, il finanziamento medio per la sanità previsto per i prossimi tre anni dal governo (+1,5%), se confrontato con le previsioni di crescita di Pil nello stesso periodo (+3,3%) sempre dell'Esecutivo, rischia di configurare una recessione della sanità pubblica.
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Insomma, la Manovra del governo potrebbe costare ai cittadini, direttamente o indirettamente, 10 miliardi di euro in tre anni. E l'impatto, spiega Spandonaro, sarà maggiore al Centro-Sud. Secondo la Manovra infatti il finanziamento pubblico della Sanità dovrebbe aumentare dello 0,5% per il prossimo anno e del 1,4% in quelli seguenti, con una media per il biennio 2013-2014 dello 0,9%. "Per 'apprezzare' il taglio sulla Sanità pubblica è necessario confrontare questo dato con le previsioni di crescita del Pil, che il Governo stima fra il 3,1% e il 3,4% annuo da qui al 2014. Già dalle percentuali è facile convincersi che alla Sanità si chiede un contributo rilevante al risanamento della finanza pubblica: il 'taglio' è di circa l'1,7% annuo. E, cosa ancora più rilevante, inferiore dello 0,6% della crescita reale per il 2013 e 2014: quindi per la Sanità pubblica si configura una recessione in termini reali, di dimensioni tutt'altro che banali". In pratica il finanziamento pubblico della Sanità, che è stato congelato al 6,7% del Pil da alcuni anni, si ridurrebbe giungendo al 6,3% nel 2014: affinché l'impatto sulle famiglie fosse nullo, la spesa sanitaria si dovrebbe ridurre a sua volta di circa 10 miliardi di euro da qui al 2014, ovvero oltre il 6% circa di tutta la spesa sanitaria pubblica e privata attuale. "Si consideri - prosegue Spandonaro - che la riduzione dovrebbe avvenire al netto anche degli aumenti dei prezzi, stimati per il resto dell'economia nell'ordine del 2% annuo, e che in Sanità sono normalmente più alti per effetto dell'innovazione". Non solo, affinché la manovra non comporti un impatto sulle famiglie, si dovrebbe allargare in modo sostanzialmente inspiegabile il divario di spesa sanitaria fra l'Italia e gli altri Paesi Europei. "Ma che la spesa pubblica possa ridursi in modo così significativo rispetto al Pil, in controtendenza con gli andamenti internazionali - dice l'esperto - appare lecito dubitare: appare più probabile che i cittadini debbano mettersi le mani in tasca per pagare maggiori ticket, maggiori prestazioni out of pocket e, infine, per pagare con tasse regionali i disavanzi". Insomma, per mantenere i livelli di spesa sanitaria (pubblica e privata) attuali, i cittadini direttamente e indirettamente "dovranno sborsare circa 10 miliardi ovvero circa 500 euro annui a nucleo familiare". Ma chi pagherà il conto? "Certamente i cittadini del Meridione e del Lazio - spiega Spandonaro - Regioni dove si concentrano i disavanzi e quindi dove maggiore dovrà essere il prelievo compensativo".
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