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Ssn, proclamato lo stato di agitazione: entro fine luglio gli stati generali. I costi della manovra: paga la sanità

Sanità pubblica Silvio Campione | 06/07/2011 09:59

Le organizzazioni sindacali della dirigenza medica, veterinaria, sanitaria e amministrativa che rappresentano oltre 150 mila dipendenti del SSN hanno proclamato lo stato di agitazione delle categorie e convocato gli stati generali della sanità entro il mese di luglio a Roma. Le organizzazioni sindacali, si legge in una nota, intendono così protestare contro la manovra economica del Governo che "penalizza il Servizio sanitario nazionale e i professionisti che in esso operano peggiorando la qualità e quantità di servizi erogati ai cittadini e non escludono il fermo di tutto il settore".

Le organizzazioni sindacali della dirigenza del Ssn chiederanno ai colleghi di medicina generale, ai pediatri di libera scelta, agli specialisti ambulatoriali e ai medici dell'ospedalità privata "di concordare forme unitarie di protesta per testimoniare l'unità della categoria di fronte al tentativo ormai palese di smantellare il servizio sanitario pubblico e nazionale con prevedibili e gravi ricadute sulla tutela della salute dei cittadini". Il 'conto' per il pareggio di bilancio nel 2014 è salato. Sfiora i 50 miliardi. Tra maggiori entrate, tra cui la mazzata da 8,8 miliardi per il bollo sul 'conto titoli', e risparmi di spesa è questo il valore reale della manovra presentata dal governo. Correggerà il 'deficit' per oltre 43 miliardi nei prossimi 4 anni e finanzierà per circa 6 miliardi spese e appostamenti di fondi nel biennio 2011-2012. A fotografare l'impatto della manovra pluriennale sono le tabelle che accompagna il decreto. Complessivamente peserà sulla sanità per 7,5 miliardi, sui ministeri per 11 miliardi, sulle pensioni per 3,8 miliardi e sugli enti locali per altri 9,6 miliardi. Sicuramente di minore è invece l'impatto dei tagli sui costi della politica. Hanno tre zero in meno delle altre grandi cifre: 7,7 milioni l'anno di tagli ai finanziamenti dei partiti a partire dal 2013. Un'illustrazione coerente delle misure da parte del Governo è invece slittata, nonostante una convocazione in pompa magna alla quale erano prevista la presenza di cinque ministri: Tremonti, Sacconi, Brunetta, Romani e Calderoli. La motivazione ufficiale fa riferimento al maltempo: un acquazzone che ha attraversato velocemente l'Italia e ha costretto alcuni ministri ad atterrare in scali diversi da quelli romani. Ma certo potrebbero aver pesato anche l'attesa per la firma dal Quirinale e anche la presenza della norma che avrebbe impatto sul Lodo Mondadori - con la condanna civile a pagare 750 milioni di rimborso in primo grado - sulla quale solo nel pomeriggio il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha annunciato una retromarcia.

Anche in serata il ministro dell'Economia Giulio Tremonti inseguito dai giornalisti ad un dibattito sulle fondazioni bancarie, non ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano della possibile convocazione di una nuova conferenza stampa di presentazione. La manovra di fatto è ancora ai blocchi di partenza. Il Quirinale, una volta ottenuta risposta sulla norma del Lodo Mondadori, invisa anche alla Lega, non ha nascosto che ci sono anche altre norme sulle quale emergono criticità. La prima è sull'Ice, per il quale è prevista la soppressione con il passaggio dal ministero dello sviluppo a quello degli Esteri; la seconda sulle Quote Latte, per le quali le bozze circolate prima della presentazioni prevedeva uno stop alla riscossione delle relative multe. E il governo sta lavorando per superare gli ostacoli. Già oggi, una volta superate le ultime nubi, il decreto potrebbe arrivare in Gazzetta Ufficiale. Poi comincerà la maratona parlamentare che in meno di un mese dovrà portare all'approvazione di un testo composto da 39 articoli complessi, prima dell'arrivo della pausa di agosto, quella del 'generale-Estate'. Ma il clima si presenta già rovente, visto che polemiche arrivano dal mondo delle assicurazioni e delle banche, che con l'aumento dell'Irap pagano 1,8 miliardi in più in tre anni. Critiche sono espresse dal presidente dell'Ania, Fabio Cerchiai che parla di 'vicolo cieco' e da quello dell'Abi, Giuseppe Mussari. Va giù duro anche il presidente di Atlantia su una misura apparentemente tecnica (il taglio degli ammortamenti) che - spiega - è 'totalmente negativa'. Per non parlare di Famiglia Cristiana che, in un editoriale sulla manovra, denuncia 'ipocrisia' e 'incompetenza' nel gestire le sorti del Paese.

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