I commenti dei medici che si susseguono su Dottnet lamentando la mole di prescrizioni di farmaci che i pazienti chiedono di continuo trova un’altra conferma nel rapporto Osmed. Secondo lo studio, l'Italia è, infatti, sempre più un Paese farmacodipendente, dove per alcune categorie di persone come anziani e bambini il ricorso alla pillola o allo sciroppo è ormai una pratica che riguarda tutti i soggetti. La fotografia, che conferma il trend degli anni passati, è stata fatta dal rapporto Osmed sui consumi farmaceutici, redatto dall'Istituto Superiore di Sanità (Iss), in collaborazione con l'Aifa e presentato a Roma.
“La farmacodipendenza è un fenomeno diffuso in tutti i Paesi occidentali, e noi non facciamo eccezione - conferma Roberto Raschetti dell'Iss, curatore del rapporto -, la cultura dominante è che è più facile ricorrere a un farmaco che cambiare uno stile di vita, e per questo serve soprattutto una maggiore educazione per invertire la tendenza”. Che gli italiani siano particolarmente inclini alle visite in farmacia lo dimostrano le cifre sui bambini, di cui 8 su 10 hanno ricevuto almeno una prescrizione nell'arco del 2010, e sugli anziani, che ormai quasi al 100% consumano farmaci: “Nel caso dei bambini si ha di sicuro una componente fisiologica, dovuta alle malattie infettive - spiega l'esperto -, ma c'è anche un atteggiamento iperprotettivo delle mamme, che richiedono l'antibiotico ai primi sintomi influenzali, e a cui non sempre i pediatri riescono a dire di no. Anche per gli anziani il semplice invecchiamento progressivo della popolazione non basta a giustificare le cifre”. In generale il rapporto parla di un consumo di farmaci in continua crescita, anche a fronte di una sostanziale stabilità nella spesa complessiva, che ha fatto segnare un -0,1%, mentre quella a carico del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) è cresciuta dello 0,4%. In totale gli italiani hanno speso per i farmaci oltre 26 miliardi di euro, di cui il 75% rimborsato. Anche se la spesa è stabile, il consumo, soprattutto per i farmaci rimborsati, continua ad aumentare: per la classe A, il rapporto parla di un aumento del 2,7% rispetto all'anno precedente.
I farmaci più venduti
Nelle case degli italiani ci sono armadietti stipati di medicinali, che si arricchiscono ogni anno di 30 nuove confezioni e che gravano soprattutto sul Sistema Sanitario Nazionale.
- SPESA IN CRESCITA PER IL SSN. La spesa farmaceutica territoriale complessiva, pubblica e privata, è rimasta stabile nel 2010 rispetto all'anno precedente (-0,1%), mentre quella a carico del Servizio Sanitario Nazionale è cresciuta dello 0,4% per un totale di oltre 26 miliardi di euro, di cui il 75% rimborsato. In media, per ogni cittadino italiano, la spesa per farmaci è stata di 434 euro. La spesa privata è stata pari a 6.071 milioni di euro. Come nel 2009 la Regione con la spesa pubblica per farmaci di classe A più elevata è la Calabria con 268 euro pro capite, seguita da Sicilia, Puglia e Lazio, mentre quella con il valore più basso è la Provincia di Bolzano (circa 153 euro), con alle spalle la Toscana e l'Emilia Romagna. Il consumo farmaceutico territoriale di classe A è in aumento del 2,7%: ogni mille abitanti sono state prescritte 952 dosi di farmaco al giorno. Sono stati acquistati nel 2010 circa 1,8 miliardi di confezioni (30 per cittadino) con una differenza tra uomini e donne (70% e 81% rispettivamente).
- IN AUMENTO CONSUMI DI TUTTE LE CATEGORIE. In particolare incrementi nella prescrizione si osservano per i farmaci gastrointestinali (+6,7%), del sistema nervoso centrale (+3,4%) e del sistema cardiovascolare (+2,9%). Le statine continuano ad essere il sottogruppo a maggior spesa (17,7 euro pro capite) con un aumento dell'11,5% delle dosi e del 7,2% della spesa, seguite dagli inibitori di pompa con 16,3 euro (+6,2% rispetto al 2009). La sostanza più prescritta è risultata essere, come nel 2009, il ramipril (51 dosi per 1000 abitanti al giorno). Altre sostanze rilevanti per consumo sono l'acido acetilsalicilico usato come antiaggregante piastrinico e l'amlodipina. I farmaci del sistema cardiovascolare, con oltre 5 miliardi di euro, sono in assoluto la categoria a maggior utilizzo. Seguono i farmaci gastrointestinali (12,9% della spesa), i farmaci del sistema nervoso centrale (12,7%) e gli antineoplastici (12,6%), questi ultimi erogati esclusivamente a carico del SSN, attraverso le strutture pubbliche (Asl, Aziende Ospedaliere, policlinici universitari etc.). I farmaci dermatologici (per l'88% della spesa), del sistema genito-urinario ed ormoni sessuali (57%) e dell'apparato muscolo-scheletrico (52%), sono invece le categorie maggiormente a carico dei cittadini.
Dolore cronico: il Sud fa poco
In un Paese in cui, specie al sud, si fa un uso spropositato dei farmaci c'è solo una categoria che sfugge al generale abuso, quella degli antidolorifici per il dolore cronico, il cui utilizzo è tra i più bassi in Europa e che anche all'interno del territorio nazionale vede delle grosse disparità, proprio con il meridione che si distingue per lo scarso utilizzo di queste terapie. La fotografia che emerge dal rapporto Osmed parla di un consumo tra le 2,9 e le 3,6 dosi quotidiane ogni mille abitanti in Sicilia, Calabria, Campania, Basilicata e Molise che aumenta man mano che si procede verso nord per diventare il doppio (tra 4,7 e 5,6) in Lombardia, Piemonte, Friuli e Valle d'Aosta: “Se si guarda ad altri farmaci come gli antinfiammatori, che erroneamente vengono usati anche per il dolore cronico, si vede che invece il trend è invertito - sottolinea Piergiorgio Zuccaro del dipartimento del farmaco dell'Iss - questo dimostra che al Sud c'è una certa arretratezza culturale, con uno scarso accesso alle cure palliative”. Proprio questo tipo di farmaci antidolorifici è stato oggetto di una legge dello scorso anno che in teoria dovrebbe rendere più semplice la prescrizione: “Con la legge 38 non ci sono più scuse, perché per le prescrizioni basta la ricetta rossa - conferma l'esperto - bisogna capire che il dolore cronico è una malattia, e incentivare l'uso dei farmaci più adatti”. Il trend generale, confermano i numeri del rapporto, è comunque di un aumento progressivo negli ultimi anni, in cui si è passati dalle 0,9 dosi di media nazionale del 2001 alle attuali 4,2, che sono comunque al di sotto di quelle di altri paesi come la Francia. Il problema non riguarda comunque solo l'Italia, sottolinea Zuccaro: “Secondo le statistiche internazionali all'80% delle persone che nel mondo avrebbe bisogno di questi farmaci non viene garantito l'accesso. Spesso è un problema culturale prima che economico, perché molti dei principi attivi non hanno costi molto elevati”.
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