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L’Ordine dei Medici contro i punti salute nelle farmacie: è una deregulation sanitaria che danneggia il cittadino. Si attende il giudizio del Tar

Sanità pubblica Silvio Campione | 12/07/2011 16:52

Punti salute nel mirino dei medici che vedono minacciato il ruolo della professione. E un giudizio che pende davanti al Tar e che sarà discusso entro la fine del mese. Un convegno, che si è svolto ieri presso i saloni dell’Ordine dei Medici di Napoli, ha avuto l’obiettivo di allertare la comunità dei camici bianchi e la cittadinanza sulle minacce all’esercizio professionale, prodotte da indebite ingerenze di altre professioni sanitarie o da gruppi di interesse, con gravi ricadute sulla qualità dell’assistenza sanitaria. Come si ricorderà il Governo ha dato il via libera alle farmacie come centri di cura territoriale, in sinergia con gl’infermieri. In un documento stilato il 29 giugno scorso, l’Ordine dei Medici punta il dito soprattutto sul progetto dei Punti Salute, appunto, contemplato in alcuni recenti provvedimenti ministeriali, che, almeno in teoria, intende spostare la pratica professionale dall’ambito della diagnosi e della cura delle patologie alla prevenzione delle stesse.

Regione-pilota dell’iniziativa sarà la Campania, luogo deputato del progetto le farmacie, protagonisti gli stessi farmacisti che, su richiesta del cittadini che accedono alle prestazioni del Punto Salute dietro pagamento di una card, potranno gestire veri e propri «pacchetti di analisi del rischio» in base ad accertamenti clinici da eseguire sul posto: dati che confluiscono in un «fascicolo sanitario elettronico» del paziente stesso, elaborato dal suo medico di famiglia qualora questi abbia aderito al progetto. Dopo la Campania toccherà via via a tutte le altre regioni. «Il sistema - sostiene l’Ordine di Napoli che si fa portavoce delle istanze degli altri ordini italiani - appare una mera speculazione privatistica che configura un’assistenza totalmente sganciata dal contatto diretto e personale tra medico di medicina generale e paziente, danneggia poi il profilo etico della pratica medica, inoltre presenta gravi rischi di lesione alla privacy del cittadino con immissione di informazioni sensibili in una banca-dati che non sembra garantire sufficiente blindatura, infine contrasta col principio di gratuità solidale offerto in materia di cure primarie dalle strutture pubbliche.

Dunque un chiaro eccesso di liberalizzazione dell’assistenza medica». Sivestro Scotti, vicesegretario nazionale del Medici di famiglia, ha aggiunto: «Lo si definisce “servizio di tipo medico; ma di medico c’è ben poco, in realtà si induce la gente in errore: siamo quindi in presenza di una deregulation sanitaria che affida a operatori sanitari non medici prestazioni di carattere strettamente medico, oltretutto a carico del cittadino». Ma non basta. Nel documento-denuncia, poi, l’Ordine esprime le sue riserve anche sull’utilizzo nascente di ambulanze, solo in teoria medicalizzate, ma senza la presenza del medico specialista a bordo: iniziativa in linea con la politica del ripiano del deficit sanitario, messa in atto dalla Regione Campania: «Per risparmiare il costo del medico rianimatore, si finirà col delegare agli infermieri - sostiene l’Ordine dei Medici - le prime prestazioni d’urgenza, configurando così una vera e propria ipotesi di esercizio abusivo della professione medica».
Ribadisce Giuseppe Galano, direttore della Centrale Operativa del 118: «Senza rianimatore, saranno gli infermieri a stilare diagnosi e terapia? Impensabile. Dall’Emilia-Romagna e dalla Toscana giungono notizie di prime difficoltà: l’ambulanza pseudo-medicaliazzata, ad esempio, ha già prodotto alcune episodi di presunto abuso della professione medica. L’atto medico delegato, insomma, presenta risvolti medico-legali inquietanti». Torna la punto focale il dottor Bruno Zuccarelli, esponente del Direttivo ordinistico: «L’Ordine di Napoli si mobilita non in difesa di interessi corporativi ma a garanzia della tutela della salute: è evidente che se la professionalità medica viene aggredita da interessi economici, la prima a soffrire sarà la qualità dell’assistenza medica. Insomma, sanità a basso costo offerta da operatori non qualificati: il rischio è alle porte e la cittadinanza deve essere informata». Intanto la farmacia dei servizi è al vaglio del Tar. Il 13 luglio prossimo, infatti, i decreti del Ministero della Salute (16 dicembre 2010 pubblicati in Gazzetta Ufficiale il 10 marzo 2011 ed il 16 aprile 2011) attuativi del Decreto Legislativo n. 153/2009 sui nuovi servizi in farmacia saranno esaminati dalla  terza sezione quater del Tar del Lazio; anche i centri fisiokinesiterapici, laboratori di analisi e centri poliambulatoriali guidati dalla Feder Anisap si sono schierati contro il provvedimento perchè, sostengono, attribuire alle farmacie la possibilità di rendere alcuni servizi sanitari penalizza gli operatori del settore le cui prestazioni si potranno ottenere anche in farmacia. Tuttavia Fofi, Utifar e Federfarma affermano che i decreti ministeriali impugnati, ed in generale la possibilità di rendere “servizi” ai cittadini, non consentono ai farmacisti di sostituirsi agli altri professionisti che oggi ricorrono contro i decreti stessi, ma invece offrono al paziente la possibilità di reperire sul territorio più operatori  con maggiore rapidità.  Clicchi qui per essere informato.

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