In Italia, nel settore della sanità, si spendono complessivamente 920 milioni di euro all'anno per le tecnologie dell'informazione e della comunicazione. Soltanto l'1% circa del budget di spesa totale. Una somma relativamente modesta, se rapportata agli standard europei. E' quanto emerge dalla ricerca realizzata dall'Osservatorio Ict in Sanità del Politecnico di Milano che ha coinvolto un campione di direttori generali amministrativi e sanitari di 176 strutture sanitarie pubbliche e private su tutto il territorio nazionale, tra Asl, aziende ospedaliere, istituti di ricovero e cura a carattere scientifico e ospedali privati. Analizzando lo studio, si nota che la portata degli investimenti in Ict (Information and communication technology in sanita') varia a seconda delle diverse aree del Paese. Il Nord Est spende il 25% del totale, il Nord Ovest il 39%, il Sud e le Isole il 19% e il Centro il 17%.
Questo significa che al Nord la spesa Ict pro capite è in media di 21 euro, contro i 9 euro circa per abitante di Sud e Isole. Il dato risulta ancora più polarizzato a vantaggio del Nord, se si distinguono le strutture sanitarie ad alto budget Ict (più di 2 miloni e mezzo di euro all'anno) concentrate nell'83% dei casi nel Nord Italia, da quelle a basso budget (meno di un milione di euro annui) che invece sono situate nel 36% dei casi al Sud e nelle Isole. Grandi differenze anche tra le diverse tipologie di strutture: le Asl assorbono il 48% della spesa totale, le aziende ospedaliere il 31%, gli ospedali privati il 15% e gli Ircss solo il 6%.
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