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Il nuovo ruolo del medico di base: dalle proteste della Campania e della Lombardia contro gli obblighi telematici, all’integrazione dell’Emilia fino ai piani sanitari di Marche e Veneto. La manovra regione per regione

Sanità pubblica Silvio Campione | 27/07/2011 19:24

Lentamente, ma inesorabilmente, il ruolo del medico di medicina generale sta cambiando. Dal passo verso la sanità elettronica fino all’integrazione col territorio, il medico di famiglia è stato e sarà investito da obblighi sempre più gravosi. Lo dicono i fatti ma anche e soprattutto le proteste che a macchia di leopardo arrivano da tutta Italia, pur senza l’unità che molti si auspicano per dare maggiore forza alla voce dei camici bianchi. Come dicevamo un po’ tutte le regioni sono coinvolte dal nuovo assetto sanitario, dalla Lombardia al Lazio, fino alla Sicilia. E in questo contesto un ruolo importante lo avrà anche la manovra finanziaria, soprattutto sull'assistenza ospedaliera. Un effetto che avrà ricadute anche sui medici di medicina generale.

 

Le proteste contro la sanità elettronica di Campania e Lombardia 

In Campania  i medici di famiglia sono sul piede di guerra a causa dei nuovi obblighi telematici, un disagio che vale tuttavia anche per le altre regioni. La Fimmg Campania, infatti, ha dichiarato lo stato di agitazione dei medici di medicina generale per esprimere forte disagio e dissenso per l'approvazione da parte della Giunta regionale - lo scorso 19 luglio - della delibera che stabilisce le "prime azioni relative alla connettività della medicina convenzionata".  "Non c'è stato nessun tipo di concertazione, neanche per quanto riguarda gli oneri tecnici ed economici. La delibera è stata calata dall'alto e le decisioni sono state prese unilateralmente senza ascoltare le parti interessate", spiega il vice segretario della Fimmg Silvestro Scotti, che non esclude le vie legali per contestare il provvedimento. "Con questa norma - continua Scotti - è stato stabilito che ogni medico di famiglia abbia un compenso omnicomprensivo per la connettività degli ambulatori convenzionati di 120 euro nel periodo luglio-dicembre 2011, cioè pari a 20 euro al mese. E' una cifra ridicola". La Fimmg Campania ha inviato una lettera al presidente della Regione Stefano Caldoro e ai commissari straordinari delle Aziende sanitarie sottolineando che "il riconoscimento della connettività - oltretutto con cifre ridicole - come unico e determinante aspetto della cosiddetta valigetta informatica per la medicina generale esporrà la categoria a una penalizzazione ulteriore per la copertura dei costi degli altri aspetti altrettanto essenziali allo sviluppo degli adempimenti previsti come software, hardware, manutenzione e formazione specifica". Secondo il vicesegretario Fimmg in questo modo "si verificherebbe il paradosso che una categoria di liberi professionisti, il cui rapporto è regolato da una convenzione, debba per decisione unilaterale regionale investire risorse dal proprio onorario professionale per coprire i costi a cui altri sono tenuti per contratto nazionale che si ricorda e' stato sottoscritto dai rappresentanti della Regione Campania. Stiamo valutando con i nostri legali - conclude Scotti - se ci siano gli estremi per poter procedere anche con una denuncia penale per condotta antisindacale nei confronti del presidente della Giunta regionale e dei Commissari straordinari delle Asl campane". Dalla Campania alla Lombardia: questa volta la protesta arriva dallo Smi, la cui segreteria Regionale  (riunitasi il 25 luglio scorso)  esprime forti perplessità sulle indicazioni emerse dalla Direzione Generale Sanità della Regione Lombardia in merito al rinnovo del nuovo ACR (accordo regionale del settore). Secondo lo Smi “viene proposta una forte disincentivazione delle forme associative e della sanità elettronica”, al solo scopo, denunciano, “di risparmiare risorse che sono sempre appartenute alla medicina territoriale, con evidenti ricadute negative sui livelli assistenziali per quanto riguarda i cittadini ed occupazionali per quanto riguarda il personale di studio”. Per la segreteria Regionale del sindacato questa è “una palese involuzione del percorso di rinnovamento dell’assistenza e dell’integrazione territoriale sempre auspicato anche a livello ministeriale”. Lo SMI denuncia, inoltre, “l’accerchiamento della Medicina Territoriale tra le spinte federalistiche delle Regioni in materia sanitaria (mettendo in discussione l’universalità del SSN) e i compiti burocratici sempre più asfissianti che gravano sulla categoria”.  Infine il Sindacato dei Medici Italiani lombardo annuncia che “un autunno caldo è alle porte” e che avvierà una capillare campagna di informazione diretta ai Cittadini, alle associazioni dei consumatori, alla Stampa, nonché alle forze Politiche e che si impegnerà a trovare su questi temi una unità di intenti e di iniziative con gli altri sindacati del settore. 

L’accordo dell’Emilia Romagna: medici di famiglia in prima linea 

 Accordo globale, invece, in Emilia Romagna dove i  sindacati dei medici di medicina generale - Fimmg, Snami, Smi e Intesa sindacale - e quelli dei pediatri di libera scelta - Fimp, Cipe - hanno firmato  con l'assessore alla sanità Carlo Lusenti gli accordi regionali in attuazione delle convenzioni nazionali dell'8 luglio 2010. "Abbiamo voluto migliorare la loro integrazione e collegamento con l'insieme del Servizio sanitario - spiega l'assessore - per migliorare la qualità dei percorsi assistenziali, con particolare attenzione alla cronicità, e per sviluppare programmi di prevenzione, a partire dal rischio obesità, rivolti ai bambini".  Il coinvolgimento dei medici di famiglia è previsto anche nella costruzione di un sistema informativo su patologie croniche ad elevata prevalenza nella popolazione (scompenso cardiaco cronico e bronco pneumopatia cronico-ostruttiva). L'accordo con i pediatri prevede la loro partecipazione alla raccolta di informazioni utili a programmare interventi di prevenzione ed educazione a corretti stili di vita con particolare attenzione al rischio obesità. Ora il documento passa all'attenzione della Giunta regionale per la sua approvazione definitiva. Gli accordi "prevedono un ulteriore rafforzamento del ruolo di questi professionisti anche attraverso la loro partecipazione alla elaborazione di indagini sullo stato di salute della popolazione e allo sviluppo dell'informatizzazione delle procedure". In particolare, viene rafforzata la partecipazione di medici e pediatri ai Nuclei di cure primarie delle Ausl con gli altri professionisti e viene potenziato l'utilizzo della rete Sole (Sanità on line), che collega medici e pediatri di famiglia agli altri professionisti e alle strutture, per lo scambio di informazioni cliniche sugli assistiti e di informazioni epidemiologiche. In ogni Nucleo di cure primarie, sono previsti profili di informazioni sulla popolazione di riferimento: prevalenza delle malattie croniche, utilizzo di farmaci, ricoveri, prestazioni diagnostiche e specialistiche, qualità di presa in carico di alcune patologie croniche (malattie cardiovascolari, scompenso cardiaco, diabete e asma). 

Il piano sanitario delle Marche 

Il piano sanitario delle Marche prevede la creazione di cinque Aree vaste su base provinciale con soppressione delle 13 Zone, semplificazione burocratico-amministrativa e dei costi sono i capisaldi della revisione del riordino del servizio regionale sanitario approvata dall'Assemblea legislativa delle Marche, dopo essere stata licenziata in tempi rapidissimi dalla commissione competente. Dagli attuali tredici direttori delle Zone (ex Asl) si passerà a soli cinque, individuati dalla giunta regionale su proposta del direttore dell'Asur. Dalle 13 sedi amministrative si scenderà a cinque. E i dipartimenti avranno dimensione di Area vasta e non più di Zona. Viene anche ridotto il numero dei distretti e, successivamente, degli ambiti che coincideranno territorialmente e passeranno dagli attuali 23 a 13. I Distretti, le cui prerogative aumenteranno, saranno i titolari dell'integrazione socio-sanitaria. Gli ambiti (la cui disciplina di dettaglio sarà oggetto di un'apposita legge) rimarranno i luoghi della programmazione delle politiche sociali. Previsti luoghi di consultazione e confronto con i territori: la Conferenza dei sindaci di Distretto e la Conferenza socio-sanitaria di Area Vasta. Secondo il relatore di maggioranza Francesco Comi (Pd), la legge di riordino consentirà di approvare entro l'autunno il nuovo Piano Socio Sanitario ''con una architettura costituzionale semplificata e quindi con più risorse da destinare ai servizi''. 

Il ruolo del medico di base nel Veneto 

In Veneto invece la parola d’ordine è integrazione con un ruolo ben specifico dei medici di base: il piano conferma l'impostazione a forte integrazione tra sanitario e sociale che da anni costituisce il "modello veneto". Per le Ulss la dimensione ottimale individuata dalla giunta è di 200-300 mila abitanti, fatte salve le peculiarità delle zone montane. Per quanto riguarda la rete ospedaliera, il Piano prevede una "dorsale" di ospedali "principali", collocati nei 7 capoluoghi di provincia; poi una rete di altri ospedali, che Coletto ha definito "nodi della rete", tarati per circa 200 mila abitanti. Le Aziende ospedaliere di Padova e Verona sono strutture di riferimento nazionale. Per quanto riguarda la medicina di base, si prevede di riorganizzarla in "medicine di gruppo integrate" con presenza del medico 24 ore su 24, 7 giorni su 7, per dare al cittadino una prima risposta alle sue necessità anche a bassa intensità vicino a casa. Per i malati terminali è previsto sia fatta una struttura di cure palliative in ogni Ulss. E poi l'informatizzazione: entro il 2012 tutti i cittadini potranno ricevere sul pc di casa i propri referti e verrà realizzato il fascicolo socio sanitario digitale.

 Manovra, come si muoveranno le regioni

 La manovra economica è ormai approvata, ma le Regioni italiane si presentano ancora in ordine sparso rispetto all'applicazione dei nuovi ticket sulla sanità. E in attesa del tavolo previsto a settembre con il governo per una 'riscrittura' complessiva dei ticket sanitari, si cercano nuovi 'modelli' alternativi alla 'tassa' sanitaria introdotta con la manovra. In alcune Regioni - soprattutto quelle sottoposte a pieni di rientro - la tassa su visite specialistiche (10 euro) e codici bianchi al Pronto soccorso (25 euro) è già partita, ma in altre, dal Piemonte all'Emilia Romagna, si studiano dunque in queste ore nuove 'formule' per ovviare ai nuovi ticket sanitari. Tra le Regioni 'apripista' delle formule alternative è, ad esempio, la Lombardia: qui il ticket sanitario è stato aggiornato in automatico in tutti gli ospedali ai nuovi importi, ma la Regione sta lavorando per trovare un sistema per compensare questo aggravio, e non lasciarlo a carico dei cittadini. Il modello cui si pensa è quello di una modulazione dei ticket per fasce di spesa. Ed anche il Piemonte (dove esiste già un ticket di 25 euro al pronto soccorso per i codici bianchi, con esenzioni per i bambini fino a 10 anni e gli anziani over 65 che abbiano un reddito inferiore a 36 mila euro) ha messo a punto una strategia per l'introduzione dei ticket sanitari previsti dalla manovra. Le ultime limature sono state date nella seduta odierna della Giunta presieduta da Roberto Cota. La proposta del Piemonte prevede un'applicazione non uniforme del ticket di 10 euro, bensì una sua modulazione. Tra le Regioni che avevano invece inizialmente detto 'no' al ticket figura l'Emilia Romagna: Per scoraggiare il ricorso inappropriato alle cure del Pronto soccorso, la Regione aveva già previsto il pagamento di un ticket per i codici bianchi e, dunque, non applica quello aggiuntivo di 25 euro. Per le visite e gli esami, invece, sta ora studiando ipotesi alternative al ticket di 10 euro per tutti, come il ticket sulle ricette farmaceutiche o sul tetto massimo del ticket per visite specialistiche ed esami, ora a 36,15 euro. E sul fronte del 'no' ai ticket si è schierata sin dall'inizio pure la Toscana: La Regione, ha spiegato il suo presidente Enrico Rossi, finanzierà lo stop agli aumenti del ticket chiedendo un contributo di solidarietà ai redditi alti. Anche le province autonome di Trento e Bolzano non introdurranno il ticket perché finanziano da sole il comparto Sanità, e così pure la Val d'Aosta. Il Trentino Alto Adige, invece, non introdurrà il ticket di 10 euro, ma farà pagare ai cittadini il ticket sui codici bianchi. Altro esempio è la Campania: qui è già previsto un ticket di 50 euro per i codici bianchi al Pronto soccorso e il timore dell'utenza è che possa aumentare a 75 per effetto della manovra. Qualora si decidesse di procedere, i ticket potrebbero essere articolati in rapporto alle fasce di reddito. Clicchi qui per essere informato.

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