Il carcinoma ovarico, grazie alla collaborazione tra ricercatori italiani - del Dipartimento di Scienze Farmaceutiche dell'Università di Modena e Reggio Emilia e dell'Università di Siena - e tedeschi, dell'Heidelberg Institute for Theoretical Studies, potrà essere meglio combattuto dal punto di vista terapeutico. Sono stati infatti individuati alcuni peptidi che riescono ad inibire un enzima indispensabile per la sintesi del Dna, e quindi anche per la crescita di cellule tumorali.
Questi peptidi agiscono con un nuovo meccanismo inibitorio legandosi all'interfaccia fra le due subunità dell'enzima timidilato sintasi e contrastano la crescita di cellule tumorali resistenti ai farmaci attualmente in uso clinico. Uno studio clinico pilota sul loro meccanismo sarà avviato nella Struttura Complessa di Oncologia dell' Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena. Il tumore ovarico è il sesto più diffuso. Colpisce oltre 200.000 donne ogni anno nel mondo ed ha incidenza maggiore nei paesi industrializzati. E' caratterizzato da alta mortalità a causa di una frequente diagnosi tardiva e del rapido sviluppo di resistenza ai farmaci. Alcuni farmaci antitumorali di importanza clinica, largamente impiegati nella chemioterapia, inibiscono l'enzima timidilato sintasi, tuttavia l'uso di questi farmaci è accompagnato dall'insorgenza di resistenza.
Sono un antiepilettico e un farmaco per il colesterolo che insieme sono in grado di modificare la biologia del tumore e potenziare l'effetto della chemioterapia
Dal melanoma al seno. Da studiare il fenomeno della resistenza in certi pazienti
Ricercatori di IEO e dell’Università degli Studi di Milano scoprono come farmaci già in uso possono essere potenzialmente efficaci contro tumori con una diffusa anomalia genetica
I nuovi dati dello studio MARIPOSA, presentati alla World Conference on Lung Cancer 2024, hanno confermato una superiorità clinica a lungo termine della terapia amivantamab più lazertinib rispetto alla monoterapia con osimertinib
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