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Manovra, dietro front su pensioni. Restano in piedi le altre misure: l’assicurazione toccherà al medico, non all’ospedale. Gli altri provvedimenti che penalizzano la categoria

Sanità pubblica Redazione DottNet | 01/09/2011 12:57

La norma che prevede l'intervento sulle pensioni è saltata. E' quanto ha deciso il governo al lavoro sul testo della manovra. In particolare, si  apprende da fonti di maggioranza, si starebbe valutando la costituzionalita' del provvedimento che riguarda il mancato computo ai fini del calcolo dell'anzianita' degli anni universita' e del servizio militare. Sempre secondo quanto si apprende, la questione potrebbe essere affrontata ''collegialmente'', domani, probabilmente a margine della riunione del Consiglio dei Ministri.  La perdita del gettito di circa 1,5 miliardi (500 milioni nel 2013 e 1 miliardo nel 2014) derivante dalla non adozione della norma sulle pensioni, verrà compensata da un aumento della lotta all'evasione fiscale, con provvedimenti già allo studio. E che dovrebbero prevedere un inasprimento delle norme ed un coinvolgimento dei Comuni. 

 

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La misura - da inserire nella Manovra di correzione dei conti pubblici all'esame del Parlamento – avrebbe colpito  soprattutto i medici, visto che la maggior parte dei camici bianchi ha riscattato i 6 anni della laurea e i 4 della specializzazione. Non a caso la risposta della categoria non si è fatta attendere: c'è chi parla di bicchiere colmo, chi di misura iniqua e meschina, chi assicura di aver già ricevuto centinaia di telefonate da parte di colleghi infuriati, chi si dice pronto a intraprendere qualsiasi forma di protesta. Ed è stata anche questo il motivo che ha spinto il Governo a fare dietro front. Restano tuttavia in vigore gli altri provvedimenti, come l’obbligo di assicurazione per i medici ma non per le strutture dove questi lavorano. Queste ultime infatti attendono le indicazioni che arriveranno dalla legge su rischio clinico ferma da due anni in Parlamento. Fra le pieghe della manovra arriva una nuova misura che il sindacato Fp-Cgil medici ha subito definito un ''nuovo iniquo salasso''. Oggi i medici sono stretti tra avvocati ed assicurazioni, con premi che per le specialita' piu' a rischio (ginecologia, chirurgia, ortopedia, pronto soccorso, otorinolaringoiatria) sono oltre i 2.000 euro l'anno e possono arrivare anche a 10mila euro. E in caso di denuncia arriva la disdetta, con i premi che salgono sempre di piu'. ''Ma tra i piu' colpiti - spiega il segretario nazionale Massimo Cozza - saranno anche gli 8mila medici precari che in gran parte lavorano nel sistema emergenza-urgenza''. A tutela dei cittadini, secondo Cozza, ''c'e' bisogno di procedure che funzionino, di aziende sanitarie ed ospedaliere in grado di attuare sistemi di monitoraggio e di controllo che limitino gli errori. In questo quadro, quando un medico e' responsabile di un episodio di malasanita', deve pagare, ma non puo' essere colpito prima, lasciandolo solo con l'obbligo di rivolgersi alle assicurazioni''. Il sindacato chiede quindi di fermare l'obbligo di assicurazione per i medici sic et simpliciter, e di accompagnarlo, ''anche a maggiore tutela dei cittadini, dalla contestuale approvazione della legge sul rischio clinico, da nuove regole di calmieramento delle polizze, senza colpire ancora una volta i medici pubblici''. La responsabilita' di un errore, indica il leader del sindacato, potrebbe essere della struttura e non del medico come ad esempio le cadute dei pazienti e dei visitatori oppure i furti. ''Il testo unificato della proposta di legge bipartisan sul rischio clinico - aggiunge Cozza - che al primo articolo attribuisce alla struttura la responsabilita' civile per danni a persone causate dal personale sanitario medico e non medico, nonostante le promesse del Ministro della Salute Prof. Ferruccio Fazio, e' infatti da oltre due anni ferma al Senato''. La misura si aggiunge cosi' ad altre riservate alla categoria che fa parte del pubblico impiego: il differimento della tredicesima se l'ospedale non raggiunge gli obbiettivi di risparmio, il rinvio da 6 mesi a due anni della liquidazione dopo una vita di lavoro, la soppressione o l'accorpamento con la domenica delle festivita' non religiose, i 6 mld di tagli agli enti locali con ricadute sui servizi socio sanitari (distretti, salute mentale, etc), che si aggiungono a 8 mld di tagli alla sanita', il blocco dei contratti e delle retribuzioni fino al 2014 ed il contributo di solidarieta' oltre i 90 mila euro gia' contenuti nella manovra di luglio. ''E' giusto che il cittadino vada sempre tutelato, soprattutto in caso di malasanita', ma non si puo' far ricadere l'onere solo sul medico quando la prestazione sanitaria e' determinata da diversi fattori che coinvolgono la struttura sanitaria che invece rimane senza obbligo di assicurazione'' precisa il sindacalista. Intanto la manovra di Ferragosto colpisce per ben altre otto volte i medici pubblici, ''ai quali con le precedenti manovre gia' sono stati bloccati turn over, contratti e retribuzioni fino al 2014 in una sanita' pubblica sempre piu' impoverita'', incalza a Massimo Cozza. ''In primis - afferma - ci sono l'odioso differimento del Tfr da 6 mesi a due anni dopo tutta una vita lavorativa per il servizio pubblico e il cinico differimento della tredicesima in tre rate annue (posticipate e senza interessi) se l'ospedale non raggiunge gli obbiettivi di risparmio''. Tra le pieghe del decreto legge, rileva Cozza, ''si scopre l'estensione fino al 2014 della possibilita' di rottamazione unilaterale da parte dell'azienda per chi ha 40 anni di contributi compresi i riscatti''. Spunta poi la ''possibilita' di trasferimento nell'ambito regionale in sedi diverse'' e si introduce ''l'illecito disciplinare in caso di violazione dell'obbligo di formazione continua''. Si impone poi l'obbligo dell'assicurazione, e ''l'accanimento continua con il mancato riconoscimento dell'incarico assunto negli ultimi tre anni di lavoro ai fini della liquidazione e con la soppressione o l'accorpamento con la domenica delle festivita' non religiose, con minori riposi e indennita'''. Un'ultima beffa sarebbe la soppressione del contributo di solidarieta' dalla manovra di ferragosto lasciandolo vigente solo per il pubblico impiego. Piu' in generale, secondo il segretario della FpCgil, ''il taglio di 6 mld agli enti locali si tradurra' inevitabilmente in una drastica riduzione dei servizi sociali costringendo i cittadini piu' fragili a rivolgersi maggiormente ai medici, che gia' dovranno operare con minori risorse stante il precedente taglio alla sanita' di 8 mld, non ricucito da questa manovra. Tutti i sindacati medici - conclude - gia' a luglio unitariamente hanno proclamato lo stato di agitazione, adesso e' ancor piu' necessaria una grande mobilitazione''.

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