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Istud, 'home care' cresce, ma i fondi scarseggiano: il 70% cittadini è disposto a pagare un contributo

Sanità pubblica Redazione DottNet | 12/09/2011 17:03

Il sistema delle cure domiciliari in Italia sta pian piano diventando una realta' consolidata sul territorio e molto gradita dai cittadini (86%), che nel 70% dei casi sarebbero disposti a versare un contributo al servizio pubblico, commisurato al proprio reddito, per avere le cure a casa, e che solo nel 12% dei casi ricorrerebbero al ricovero in una struttura sanitaria in caso di impossibilita' di attivazione del servizio domiciliare. Resta pero' un problema di finanziamento, considerato che per l'assistenza domiciliare si spende solo l'1% dei fondi, e di conseguenza di carenza di personale, in particolare infermieristico.

 E' questo il quadro che emerge dall'indagine dell'Osservatorio sulle Cure a Casa realizzato dalla Fondazione ISTUD (in collaborazione con Cittadinanzattiva) e presentato questa mattina a Roma all'Ospedale Fatebenefratelli. Dal censimento emerge, dunque, che il valore medio nazionale dei distretti sanitari pubblici con servizi domiciliari attivi supera il 75% dei distretti esaminati. ''La notizia molto positiva e' che la cura a casa sta diventando una realta', che i tempi di attesa sono straordinariamente brevi, o non ci sono o sono massimo di 1/2 giorni, ma anche che si comincia a ragionare in senso di equipe multidisciplinare, pensando dunque non piu' alla patologia da curare ma alla persona", spiega Maria Giulia Marini, Responsabile Practice Sanita' e Salute Fondazione ISTUD.

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La questione preoccupante, invece, prosegue Marini, "e' che circa il 70% dei distretti ci ha indicato che il personale non sempre e' sufficiente. Ci vorrebbero piu' fondi, visto che da noi si spende l'1% per l'assistenza domiciliare, mentre nei Paesi anglosassoni si spende 10 volte tanto''.

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