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Ranibizumab, nuovi risultati ottenuti medianti iniezioni intravitreali

Oculistica | 26/10/2011 15:13

Ranibizumab continua a dare soddisfazioni a Genentech, la biotech (ora parte del gruppo Roche) che ha sviluppato il farmaco in collaborazione con Novartis. Durante il congresso dell’American Diabetes Association, a San Diego, sono stati infatti presentati ulteriori risultati positivi degli studi pivotal di fase III RIDE e RISE, già anticipati la primavera scorsa, che dimostrano l’elevata efficacia dell’anticorpo monoclonale nel trattamento dell’edema maculare diabetico. Nei due studi, il trattamento con l’anti-VEGF, somministrato mediante iniezioni intravitreali direttamente nell’occhio, ha portato a raddoppiare o triplicare rispetto al placebo la percentuale di pazienti che hanno recuperato tre linee di acuità visiva nell’ottotipo (pari a 15 lettere). Inoltre, rispetto alla situazione di partenza, la visione è migliorata passando dai 20/80 di media ai 20/40 necessari per poter guidare nel 62,2-63,2% dei pazienti trattati con ranibizumab. Presentando lo studio, il primo autore David S. Boyer, del Retina-Vitreous Group Medical Associates di Los Angeles, ha definito i risultati “un vero punto di svolta” e ha affermato che con ranibizumab " abbiamo ora a disposizione un trattamento che consente un miglioramento significativo rapido e duraturo della visione" nell’edema maculare diabetico, una forma di retinopatia diabetica particolarmente grave, che rappresenta la causa più frequente di perdita del visus nelle persone diabetiche.

Negli ultimi 25 anni lo standard di cura per questa malattia è stata la fotocoagulazione laser, che permette di stabilizzare la visione ma spesso non ripristina l'acuità visiva. Boyer ha anche detto che le iniezioni intravitreali di ranibizumab hanno le carte in regola per diventare il nuovo gold standard per il trattamento dell’edema maculare diabetico, ma Abdhish R. Bhavsar, del Retina Center of Minnesota di Minneapolis, ha rimarcato che, di fatto, questo sia già avvenuto, sebbene il farmaco non abbia avuto ancora avuto l’ok dell’Fda per questa indicazione. "Nella maggior parte delle realtà, il trattamento con un anti-VEGF, in combinazione o meno con il laser focale, oggi è già lo standard terapeutico per l’edema maculare diabetico" ha affermato Bhavsar. In Europa, del resto, quest’indicazione è già stata concessa dall’Ema all’inizio dell’anno. Forte dei risultati di RIDE e RISE, Genentech conta ora di chiedere il via libera all’agenzia americana l’autunno prossimo. Complessivamente, i due studi hanno coinvolto 759 pazienti con un’acuità visiva al basale era compresa tra 20/40 e 20/320 e con uno spessore della fovea centrale di almeno 275 micron. I partecipanti sono stati trattati per 24 mesi con iniezioni intravitreali di ranibizumab 0,3 o 0,5 mg o di un placebo e dopo tre mesi potevano essere candidati a un trattata mento laser maculare di salvataggio. L'endpoint primario era rappresentato in entrambi i casi da un guadagno di almeno 15 lettere rispetto al basale del punteggio della scala ETDRS (Early Treatment Diabetic Retinopathy Study). In tutti i confronti effettuati, ranibizumab ha dimostrato di fornire benefici significativi rispetto al placebo (da P < 0,0001 a P = 0,0002). Nello studio RISE, che ha coinvolto 377 pazienti, l’endpoint primario è stato raggiunto dal 44,8% dei pazienti trattati con ranibizumab 0,3 mg e dal 39,2% di quelli trattati con ranibizumab 0,5 mg contro il 18,1% dei controlli. Inoltre, circa il 63% dei pazienti trattati con la dose più alta di anticorpo sono passati da circa 20/80 di visione a 20/40 contro il 38% dei pazienti del gruppo placebo. Nello studio RIDE, su 382 pazienti, l’endpoint primario è stato raggiunto dal 33.6% dei pazienti trattati con 0,3 mg di farmaco e dal 45,7% di quelli trattati con 0,5 mg contro il 12,3% dei controlli. Inoltre, i pazienti che sono passati da circa 20/80 di visione a 20/40 sono stati rispettivamente il 54% e il 62% nei gruppi trattati rispettivamente con 0,3 mg e 0,5 mg di ranibizumab contro il 35% nel gruppo di controllo.

In più, i pazienti che sono andati incontro a un peggioramento della malattia, con un’ulteriore deterioramento visivo (la perdita di 15 lettere, pari a tre linee dell’ottotipo) sono stati meno del 4% nei gruppi trattati con ranibizumab contro l’8,5%-10,2% nei controlli. Il trattamento con l’anti-VEGF ha poi portato a un miglioramento della sensibilità al contrasto (misurata mediante il test di Pelli-Robson) di 2,1-2,8 lettere, mentre nel gruppo placebo di entrambi gli studi si è osservato un peggioramento di questo parametro, con un’ulteriore perdita di 0,2 lettere (P ≤ 0,0001). Un miglioramento significativo non solo dal punto di vista statistico, ha osservato Boyer, ma anche da quello clinico. I pazienti trattati con ranibizumab hanno mostrato anche un miglioramento dell’impatto dei loro problemi visivi, indicato da un guadagno di 6,9-7,5 punti nei punteggi del National Eye Institute Visual Function Questionnaire. La soglia per ottenere un cambiamento clinicamente significativo è di 5 punti. Nei controlli, il guadagno è stato solo di 4-4,4 punti, e quindi insufficiente per essere rilevante dal punto di vista clinico. Inoltre, i pazienti che hanno dovuto ricorrere a trattamenti laser di salvataggio per stabilizzare la visione sono stati il 70-74% tra i controlli, ma solo il 19,7%-39,2% nei pazienti trattati con l’anticorpo. In questi ultimi, si sono osservati anche miglioramenti nettamente superiore dello spessore della fovea centro di, una minore percentuale di peggioramento della retinopatia diabetica e una diminuzione della gravità della retinopatia. Boyer ha anche definito “sicure” le iniezioni dell'anti-VEGF, con un’incidenza complessiva di eventi avversi non diversa da quella del placebo. Tuttavia, nei pazienti trattati con ranibizumab si sono avuti più eventi avversi cerebrovascolari: fino al 4,0% ne gruppi trattati con 0,5 mg contro 1,6% in entrambi i gruppi placebo. Tra gli eventi avversi gravi, anche I’ipertensione è stata anche più comune con ranibizumab 0,5 mg rispetto al placebo (1,6-3,2% contro 0-0,8%), così come gli eventi cardiovascolari (5,6-8,7% contro 4,9-5,5%).

 

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Bibliografia: D.S. Boyer, et al. Ranibizumab (anti-VEGF) for Vision Loss Due to Diabetic Macular Edema–Results of Two Phase III randomized trials. ADA 2011; abstract 132-LBOR.

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