''Di tutte le cause che vengono avviate per responsabilita' medica, solo in un terzo c'e' l'errore e la negligenza professionale del medico. In un altro terzo dei casi le cause sono infondate, senza alcun riscontro scientifico, e nel resto dei casi dipendono dalla rottura dell'alleanza terapeutica, magari da una mancata copertura psicologica del paziente, di un abbandono del paziente da parte della struttura sanitaria, spesso caratterizzato da una cattiva comunicazione” La dichiarazione (DottNet Merqurio) di Caterina Apostoliti, magistrato della V sezione civile del Tribunale di Milano, spesso chiamata a decidere su cause di responsabilità medica, spinge ad una necessaria riflessione su quanto la “malasanità” sia percepita e su quanto sia cruda realtà. Che si sia instaurato nei cittadini un alto indice di sospetto e di diffidenza, nella maggior parte dei casi del tutto immotivato, nei confronti della Sanità italiana ed in particolare verso la classe medica è testimoniato da alcuni recenti dati pubblicati da Altroconsumo ( il 70% degli italiani ritiene abbastanza o molto probabile il rischio di incorrere in un errore medico) e dal Censis (alla domanda :”è mai capitato a te o ad un tuo famigliare di subire un grave errore medico” il 15% ha risposto si). Quindi tra la percezione del rischio (70%) e l’esperienza personale (15% - senza entrare nel merito se trattasi di errori dimostrati o solo presunti!) esiste una differenza di 45% che la dice lunga quanto la qualità percepita sia di molto inferiore alla qualità erogata. E ancora; è lo stesso Tribunale del Malato (Paola Pellicciai - Lombardia) che dichiara :”è un problema di qualità percepita, un difetto di comunicazione… negli ultimi 5 anni il nostro medico legale, che effettua una sorta di screening prima di indirizzare verso il Tribunale, ha ritenuto sostenibile il ricorso in un caso su 15”
Proprio per intervenire operativamente sulla comunicazione medico-paziente l’Associazione dei Chirurghi Ospedalieri Italiani ha ritenuto opportuno costituire la Fondazione Chirurgo e Cittadino (FCC) (www.chirurgocittadino.it) che tra i suoi scopi statutari ha il miglioramento dei rapporti tra mondo della chirurgia e cittadino: La FCC rappresenta una discontinuità, un valore aggiunto di una associazione scientifica nota con l’acronimo ACOI. Tale novità non è solo nella “promozione di una educazione sanitaria delle persone” o nella “ricerca scientifica per il miglioramento della qualità della vita correlata alla prestazione chirurgica”, ma soprattutto nell’apertura della chirurgia “all’approccio dialogico”, per poter “ridurre lo scarto culturale e antropologico oggigiorno esistente“.
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