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Sindacati medici a Monti: occorre trovare misure per salvare la sanità italiana ormai al collasso. Il ministero della Salute deve restare indipendente. Moccia (tdm): puntare sulla telemedicina e l’E health. E al Gaslini tagliati i fondi

Sanità pubblica Redazione DottNet | 14/11/2011 22:00

La sanita' italiana ha gia' pagato un prezzo altissimo alla crisi negli ultimi anni, tra tagli alla spesa e introduzione dei ticket. Ora e' arrivato il momento di dire basta e di trovare risorse per evitare che il sistema "collassi definitivamente". Ma per farlo e' necessario garantire l'autonomia e l'indipendenza del ministero della Salute, evitando quell'accorpamento con il ministero del Welfare, ipotesi al vaglio dell'imminente Governo targato Monti, che di fatto priverebbe il servizio sanitario nazionale del suo principale organo di garanzia.

 A chiederlo a gran voce e' l'intero comparto sanitario, dai sindacati medici alle associazioni fino alle aziende ospedaliere, tutti preoccupati che gli interventi economici 'draconiani' paventati in questi giorni possano avere "ricadute drammatiche, ancora una volta, sul settore della salute". "Il rischio principale e' che si porti avanti l'ulteriore taglio di 8 miliardi (dopo i 4 mld gia' tagliati con le precedenti manovre), insostenibile per garantire i livelli essenziali di assistenza (lea) anche per le Regioni cosiddette virtuose", spiega il segretario della Fp-Cgil Massimo Cozza, preoccupato che i tagli previsti per il prossimo anno dalla Manovra economica possano essere anticipati da un nuovo Governo gia' a fine anno. "Unito ai tagli al sociale gia' programmati e al forte pericolo di ticket per le prestazioni ospedaliere - prosegue Cozza - si rischia di allontanare sempre più' i cittadini dal servizio pubblico". Preoccupazione fondata anche per Costantino Troise, segretario dell'Anaao-Assomed: "la sanita' e' stata gia' troppo penalizzata nelle precedenti manovre, il rischio vero a questo punto e' l'esistenza stessa di un sistema sanitario pubblico e nazionale, dove a prescindere dal luogo di residenza tutti dovrebbero avere le stesse chance di cura".

Si augura invece che il ministero della Salute preservi la sua autonomia Giovanni Monchiero, presidente della Fiaso (Federazione aziende ospedaliere), perche' in una sanita' "gia' organizzata secondo un modello federalista il dicastero rappresenta uno strumento di garanzia per l'accesso alle prestazioni dei cittadini dal Nord al Sud Italia". Riunire il ministero della salute con quello del Welfare, prosegue Francesca Moccia, coordinatrice del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva, "rappresenterebbe per noi un passo indietro molto rischioso, considerate le 21 realta' sanitarie regionali molto disomogenee".
Moccia, inoltre, auspica che il nuovo Governo invece di "fare cassa" con l'introduzione dei ticket punti sullo sviluppo della sanita' elettronica e sulla telemedicina, un modo per coniugare accesso all'innovazione e sostenibilità del Ssn". L'ospedale Gaslini di Genova protesta contro la Legge di Stabilita', che ha tagliato i fondi previsti, riservandoli solo a tre altri ospedali: il Bambin Gesu' e il Policlinico Gemelli di Roma, e il san Raffaele di Milano.  Dopo lo sfogo del presidente dell'ospedale, Vincenzo Lorenzelli (''una cosa del genere non si era mai vista, i soldi sono finiti ai soliti amici''), dalle pagine del Secolo XIX protesta oggi il rettore dell'Universita' di Genova, Giacomo Deferrari, che in quanto rettore siede di diritto nel consiglio di amministrazione del Gaslini. ''Dare soldi extra ad altri e non dare un centesimo a noi e' una ferita per la citta' - ha dichiarato -. Ma anche un'offesa, perche' non e' stato rispettato, anzi direi che e' stato calpestato, il valore internazionale del Gaslini''. Il Gaslini oggi e' guidato dal cardinale di Genova, Angelo Bagnasco. Secondo il quotidiano genovese, il mancato finanziamento sarebbe il frutto di una presunta diatriba interna al Vaticano, visto che il Bambin Gesu' e il policlinico Gemelli di Roma, e il san Raffaele di Milano, sono legati invece al segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone.
 

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