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Tumori al seno, grandi passi avanti

Oncologia Redazione DottNet | 17/10/2008 15:26

Nella cura del tumore al seno è in corso una vera rivoluzione. L'avvento delle terapie target, unito alla diffusione degli screening e al miglioramento delle tecnologie per la diagnosi, sta modificando lo scenario del più diffuso tra i tumori femminili.

 ''In pochi anni abbiamo assistito a progressi impensabili'' - spiega Sabino De Placido, professore di Oncologia Medica, Responsabile dell'Area Funzionale Terapie Oncologiche Speciali Università degli Studi Federico II di Napoli - ''La mortalità è in calo, e le percentuali di guarigione sono addirittura raddoppiate. Se la malattia è diagnosticata per tempo e correttamente tipizzata, le possibilità di guarire sono molto elevate, e i progressi della medicina consentono anche alle pazienti che soffrono della patologia negli stadi più avanzati di vivere più a lungo e con una buona qualità di vita''. Solo in Italia vengono diagnosticati circa 40.000 nuovi casi di tumore al seno all'anno; in Campania sono oltre 3.000 le donne colpite ogni anno. La diffusione della malattia è in aumento, ma crescono anche le percentuali di sopravvivenza e guarigione. Tra i protagonisti della rivoluzione gli anticorpi monoclonali, farmaci innovativi che hanno la capacità colpire con precisione la cellula malata, senza danneggiare quelle sane.

A trastuzumab, anticorpo monoclonale utilizzato sia nelle fasi avanzate sia in quelle precoci di un particolare tipo di tumore al seno, si affianca un altro farmaco, bevacizumab, che ha dimostrato benefici significativi nelle forme avanzate della malattia. ''Trastuzumab ha cambiato la storia naturale della malattia per le pazienti affette da un gruppo di tumori al seno particolarmente aggressivo, i tumori HER2 positivi'', afferma De Placido. ''Si tratta dell'unico farmaco ad aver dimostrato ad oggi di poter curare - cioè guarire - una significativa proporzione di pazienti HER2 positive quando somministrato prontamente dopo l'intervento chirurgico''. Questi tumori, che rappresentano circa il 20-30% di tutti i casi di tumore alla mammella, sono caratterizzati da una progressione molto rapida ed un'età di insorgenza più precoce rispetto agli altri tipi di tumore al seno.

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''Trastuzumab blocca e inibisce il recettore HER2, riducendo di circa il 50% il rischio di recidive'' - osserva De Placido - ''tra l'altro questo risultato si ottiene praticamente senza gli effetti collaterali più fastidiosi''. Da pochi mesi inoltre anche in Italia è disponibile bevacizumab come terapia di prima linea per il trattamento del tumore della mammella metastatico. ''Nel tumore al seno più avanzato, questo farmaco, associato a paclitaxel raddoppia le possibilità di sopravvivenza senza progressione nelle pazienti con malattia metastatica o con recidiva locale'', spiega De Placido. La particolarità di bevacizumab è di agire ''affamando il tumore'', lasciandolo, cioè, senza rifornimento di sangue grazie alla capacità di interferire con l'angiogenesi, il meccanismo attraverso cui il tumore favorisce la crescita di vasi sanguigni che lo riforniscono di ossigeno e sostanze nutritive. Adesso, l'obiettivo degli oncologi è aumentare ulteriormente il numero di guarigioni definitive, utilizzando i migliori trattamenti chemio e ormonoterapici in associazione ai farmaci biologici come trastuzumab e bevacizumab. ''Per la malattia metastatica in particolare, la sfida consiste nell'aumentare l'efficacia delle cure, sia per quanto riguarda le pazienti che ottengono un beneficio dalle terapie, sia come prolungamento ulteriore della sopravvivenza, per arrivare ad una cronicizzazione della malattia con una buona qualità di vita'', conclude il professor De Placido.

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