Valorizzare la figura del medico di base, incentivare le regioni a fare bene e premiare chi fa meglio. Sono alcuni dei concetti espressi da Filippo Palumbo, funzionario del Ministero della Sanita', nel corso del suo intervento questa mattina al Forum Risk Management in corso di svolgimento al Centro Affari di Arezzo. ''Occorre rendere sinergici qualita' e sicurezza, efficacia degli interventi e contenimento dei costi - ha sottolineato Filippo Palumbo - i medici generici avranno in questo senso un ruolo centrale e innovativo, la gestione totale del paziente per aiutare a prevenire e soprattutto per curare il malato nel luogo che gli e' piu' caro ovvero la sua casa.
Il federalismo in sanita' deve portare a obiettivi comuni e livelli di assistenza similari - ha concluso Palumbo - ma anche a fare sempre meglio e da parte del governo centrale a premiare chi fa meglio''. Intanto in Italia va meglio: il tasso degli ''eventi avversi'' in sanita' e' al 5,17% contro il 9,2% registrato a livello internazionale. E' il risultato della ricerca promossa e finanziata dal Ministero della Salute e realizzata dal Centro Gestione Rischio Clinico della Regione Toscana. L'indagine e' stata illustrata in anteprima al Forum Risk Management in Sanita'. Un altro dato significativo, secondo la ricerca, e' quello che riguarda la ''prevenibilita' degli eventi avversi'' che in Italia e' piu' alta in confronto a quella riscontrata in altri Paesi: 56,7% rispetto al 43,5%. Altro aspetto rilevante della ricerca sono le conseguenze degli ''eventi avversi'', che nel 66% dei casi provocano un prolungamento della degenza ( ogni giorno di degenza ha un costo per il Sistema sanitario nazionale di 400 euro) e nel 28% possono comportare una disabilita' o il decesso del paziente. Nel contempo, secondo uno studio realizzato in cinque ospedali italiani, gli eventi avversi che si verificano negli ospedali toscani sono percentualmente la meta' rispetto alla media nazionale: 2,54% (la percentuale e' calcolata sui pazienti che passano piu' di una giornata in ospedale), contro una percentuale nazionale del 5,17%. E il dato italiano e' in linea con quelli di altri Paesi europei (Francia 5,1%; Olanda 5,7%) o addirittura molto inferiore (Spagna 9,3%).
Foglio rosa per i farmaci destinati alle donne
Si ammalano di piu', consumano piu' farmaci degli uomini e sono piu' soggette alle reazioni avverse. Ma, paradossalmente, le donne italiane sono meno tutelate. Nel nostro Paese infatti la medicina di Genere, ovvero il modo in cui l'appartenenza al genere maschile e femminile condiziona lo sviluppo e l'impatto delle malattie e le risposte alle terapie, e' ancora scarsamente applicata. E' quanto e' emerso nel corso del Simposio "La salute della differenza", promosso da GISeG (Gruppo italiano salute e genere) insieme a Novartis, nel corso del quale e' stata lanciata la proposta di introdurre dei foglietti illustrativi 'rosa' per meglio illustrare gli effetti collaterali che colpiscono le donne. D'altronde i dati parlano chiaro: le donne consumano piu' farmaci degli uomini e sono colpite con maggiore frequenza (da 1,5 a 1,7 volte) e in maniera piu' pesante dagli effetti collaterali dei farmaci. Ma ancora oggi la diversa risposta della popolazione femminile alle terapie non e' adeguatamente rispecchiata nei foglietti illustrativi. Inoltre le donne si ammalano di piu'. Secondo recenti dati Istat l'8,3% denuncia un cattivo stato di salute contro il 5,3% degli uomini. "Il problema delle diseguaglianze della salute femminile non e' una moda ma un problema reale e va molto al di la' delle patologie classicamente femminili", spiega Stefano Vella, direttore dipartimento del farmaco dell'Iss, sottolineando che "molte malattie (reumatiche, auto immunitarie e psichiatriche) colpiscono di piu' la donna oppure si manifestano e hanno un decorso diverso rispetto alle stesse malattie nell'uomo (come quelle cardiovascolari)". Non a caso sono proprio gli operatori sanitari, secondo una ricerca presentata nel corso del Simposio, a essere convinti che la Medicina di Genere rappresenti un'opportunita'. In tal senso le percentuali piu' alte di conoscenza si registrano tra i direttori generali e sanitari (86%), tra i farmacisti (80%) e tra gli specialisti oncologi (77%) e i neurologi (75%). "Ma in Italia ci vorranno ancora molti anni prima di realizzare un vero cambiamento", precisa Flavia Franconi, presidente GISeG, che ricorda come il nostro Paese "si trovi al 74 posto come sensibilita' di genere". Nel frattempo l'azienda Novartis ha intrapreso il primo studio osservazionale italiano di Medicina di Genere ('gender attention') con l'obiettivo di valutare l'influenza del genere sulla differente incidenza di effetti collaterali in persone affette da psoriasi. I primi risultati dello studio, che coinvolge 52 ambulatori di dermatologia convenzionati con il Ssn, arriveranno nel II semestre del 2013.
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