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Fimeuc, contro l’intasamento dei pronto soccorso occorre integrare la continuità con i medici di base. Smi: cure primarie, adeguare i compensi. Balduzzi: troveremo soluzioni condivise

Sanità pubblica Silvio Campione | 23/11/2011 19:02

Ancora una volta si chiede l’intervento dei medici di base per soccorrere le strutture pubbliche. Sembra un gioco di parole ma ormai il pronto soccorso è in ''asfissia'', come afferma la Federazione italiana medicina emergenza urgenza catastrofi (Fimeuc) che chiede di potenziare le cure post-acuzie, riorganizzare e riqualificare le cure primarie e recuperare efficienza in ospedale per rendere disponibili i posti letto per acuti. ''Per contrastare il sovraffollamento e decongestionare il pronto soccorso da pazienti che attendono il posto letto da oltre 72 ore - scrivono in una nota - non appare risolutivo, come proposto dall'Ex Ministro Fazio, lo 'spostamento di codici Bianchi e Verdi' ma occorre fornire risposte alternative alle richieste di cure della popolazione, evitando che l'ospedale sia l'unico punto di riferimento''.

Tra le proposte avanzate dalla Fimeuc una efficace riorganizzazione e riqualificazione delle cure primarie e di tutte le attività assistenziali di distretto (assistenza domiciliare, residenze protette, cure palliative), l'integrazione del medico di continuità assistenziale (ex guardia medica) con i medici di base e l'istituzione di un numero unico di coordinamento delle attività di continuità assistenziale (ad esempio 116117) che consenta l'immediata presa in carico del paziente e il tempestivo inizio delle attività necessarie. Solo così, secondo la Fimeuc ''si rendono disponibili posti letto per acuti negli ospedali''. Infine la Fimeuc esprime perplessità sui documenti approvati dalla Conferenza Stato-Regioni ribadendo che il sistema 118 e' parte fondamentale del sistema di Emergenza-Urgenza e deve essere costituito da personale dedicato e addestrato, che le chiamate sono di competenza della entrale Operativa e del personale del sistema di Emergenza-Urgenza e che l'emergenza pre-ospedaliera (118 e medici d'emergenza pre-ospedaliera) deve rimanere collegata ai Dipartimenti d'Emergenza.

Sull’argomento scende in campo anche lo Smi, dopo aver analizzato il testo ministeriale sul Riordino delle cure primarie: ''Servono integrazioni alla prospettata modifica dell'articolo 8. Manca il tempo pieno e le tutele. Da correggere i nodi relativi ai costi di studio e di produzione, al compenso, agli investimenti delle Regioni per l'integrazione e le forme associative. Da precisare gli aspetti relativi al passaggio a dipendenza dei medici del 118, e l'integrazione con gli specialisti sul territorio''. ''Il ruolo unico - si legge in una nota - deve accompagnarsi al riequilibrio contrattuale e normativo di medici che lavorano nello stesso Ssn. Nel testo mancano i riferimenti al tempo pieno, alla carriere e alle tutele''. Manca poi, denuncia il sindacato, ''un chiaro riferimento alla distinzione fra compenso per l'attività professionale prestata e l'impegno economico dedicato alla gestione dello studio e della produzione dell'attività assistenziale''.

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''Inesistenti inoltre - continuano - i riferimenti specifici ai costi/spese necessarie per la costituzione delle forme avanzate di integrazione previste dal documento''. Non solo: ''nulla viene riferito - affermano - sul passaggio alla dipendenza dei colleghi dell'emergenza-urgenza-118''. Infine, concludono ''e' necessario definire la caratteristica di autonomia, le funzioni, le modalità di integrazione dell'area delle cure specialistiche territoriali''. La risposta del ministro Balducci non si è fatta attendere: ''L'illustrazione dettagliata nel rispetto delle linee programmatiche della sanità, secondo quanto concordato in Consiglio dei Ministri avverrà dopo il confronto all'interno del Governo e con le Commissioni parlamentari” .''Siamo qui, per il tempo che ci è dato, per dare una mano per trovare soluzioni condivise su questioni complesse, che non sono solo quelle bioetiche dove l'approccio unitivo è evidente e dove, invece, la strada dell'approccio divisivo non porta a niente'', ha aggiunto Balduzzi.''Quale sarà il nostro impegno? C'è un disegno contenuto già in una nota del CNL (Comitato Nazionale di Liberazione) Alta Italia - ha detto il ministro - dove si disegna per la prima volta l'idea di un sistema sanitario nazionale. Il modello italiano di oggi era già lì contenuto: non pletorico e accentratore ma di stimolo e persuasione. Era l'estate del 1945 quando sono state scritte queste cose e già si anticipavano le scelte fatte molti anni dopo e configurate nel 2001 sull'articolazione decentrata dei Servizi sanitari".Balduzzi, Professore Ordinario di Diritto costituzionale all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ha anche sottolineato l'importanza ''che in tutte le organizzazioni sanitarie ci siano momenti di produzione di strumenti di conoscenza, di informazione, di cultura e condivisione dei contenuti''.

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