Ricette mediche mal scritte o interpretate male, prescrizioni fatte a voce e poi confuse, errori di somministrazione dettati da confusione tra scatole simili o da problemi di disorganizzazione in magazzino. E ancora errori di dosaggio, come quello che è costato la vita a una donna di 34 anni alla quale, al Policlinico di Palermo, sono stati somministrati 90 milligrammi di vinblastina, una molecola chemioterapica, invece di 9 milligrammi come prescrivono i protocolli medici. Sono questi gli errori sui farmaci più frequenti in corsia.
In Italia, come anche a livello internazionale, più studi, diffusi anche dalla Sifo (Società italiana di farmacia ospedaliera e dei servizi farmaceutici delle aziende sanitarie), stimano che circa un errore su 5 commessi in un reparto di ospedale riguardi proprio i medicinali. 'Sviste' che si pagano care. Soprattutto in alcuni reparti sensibili, come l'oncologia. Secondo uno fra i primi studi italiani sugli errori in oncologia, condotto dall'ospedale Cardarelli di Napoli, il 50% degli errori in questi reparti avviene in fase prescrittiva, "per omessa compilazione dell'anamnesi o della terapia farmacologica".
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