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Liberalizzazioni, i parafarmacisti non ci stanno e dicono basta alle farmacie ereditarie

Farmacia Redazione DottNet | 09/01/2012 19:18

Se il governo ha deciso di procedere senza tentennamenti sulla strada delle liberalizzazioni, incluso dunque il settore delle farmacie, i parafarmacisti alzano il tiro: non solo, e' la richiesta che avanzeranno domani nell'incontro con il ministro della Salute Renato Balduzzi, e' necessario liberalizzare la vendita dei farmaci di fascia C portandoli fuori dalle farmacie, ''ma e' anche ora - sostiene il presidente del Forum nazionale delle Parafarmacie, Giuseppe Scioscia - di liberalizzare il mercato dicendo basta alle farmacie 'ereditarie' ed al diritto di vendita delle licenze''. Se davvero si vuole percorrere la strada piena della liberalizzazione, e' la posizione dei parafarmacisti, bisogna dunque agire su piu' fronti.

 E l'organizzazione del settore e' in cima alla lista. In Italia, spiega Scioscia, ''le farmacie vengono aperte sulla base di un quorum di popolazione e attraverso dei concorsi pubblici ai quali possono partecipare solo i farmacisti iscritti all'Ordine''. Ma ''l'assurda anomalia tutta italiana'', sottolinea, arriva dopo: ''A 5 anni dall'ottenimento della sede, la farmacia diventa di proprieta' del farmacista vincitore del concorso, il quale puo' anche decidere di vendere la farmacia oppure di mantenerla e, eventualmente, trasmetterla in 'eredita'' al proprio figlio farmacista''. Questo, afferma Scioscia, ''e' un vero scandalo; neanche i notai possono 'tramandare' il titolo o lo studio ai figli, ma cio' e' possibile per i farmacisti ed e' una profonda ingiustizia''.

Per questo, nel pacchetto che domani la categoria illustrera' al ministro - oltre alla richiesta di portare la vendita dei farmaci di fascia C (a carico del cittadino) nelle parafarmacie e di abbassare il quorum che in base alla densita' di popolazione rende possibile l'apertura di nuovi esercizi - vi e' anche la richiesta che ogni farmacista, compiuti i 70 anni di eta', 'restituisca' la licenza e l'esercizio affinche' la farmacia venga rimessa a concorso. Dunque, chiarisce Scioscia, ''chiediamo l'abolizione dell'ereditarieta' e dell'alienabilita' delle farmacie.
Cio' per giustizia e per aprire il mercato a nuovi soggetti con una vera liberalizzazione delle licenze''.D'altro canto, aggiunge, questa e' appunto un'anomalia italiana: ''Un sistema simile non esiste in nessun altro paese europeo, poiche' la proprieta' delle farmacie rimane comunque pubblica''.Un 'attacco' al quale la presidente di Federfarma (l'associazione che rappresenta le circa 17.000 farmacie private italiane), Annarosa Racca, risponde con altrettanta decisione: ''Basta con gli attacchi alla categoria - afferma, ricordando che molti farmacisti pagano per 15-20 anni per le licenze - anche perche' la maggioranza delle farmacie sono a concorso e non 'ereditarie'''. Ad ogni modo, sottolinea Racca, la questione dell'ereditarieta' ''rientri in un pacchetto di riforma serio, articolato e complessivo. Ma diciamo 'no' - conclude - ai furbetti che vogliono ottenere le concessioni attraverso 'scorciatoie'. Noi siamo pronti ad una riforma seria''. Insomma, lo scontro tra farmacisti e parafarmacisti - con questi ultimi che tra l'altro contestano tale definizione, facendo notare che non esiste una laurea in 'Parafarmacia' e che l'unica laurea di cui sono in possesso e' quella in Farmacia - non accenna a placarsi. La palla torna dunque al governo che entro il 23 gennaio, ed a seguire, gia' varera' dei primi provvedimenti. E le farmacie non saranno escluse.

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