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Per la prima volta in Italia un medico viene giudicato per omicidio volontario: aveva imposto di attendere il chirurgo ritardando cure urgenti

Professione Redazione DottNet | 10/07/2012 09:37

Per la prima volta un medico viene giudicato per omicidio volontario. E’ un caso da giurisprudenza che va oltre la classica malasanità e che amplia pericolosamente l’orizzonte penale della professione sanitaria. Veniamo ai fatti, che cominciano con la morte di Alberto Verso, noto scenografo romano. La drammatica vicenda ha il prologo con un intervento al pancreas per un tumore benigno, probabilmente non necessario, poi un’emorragia non tamponata in tempo e che costa la vita al 65enne scenografo.

Col risultato che sei medici vengono  indagati, tutti accusati di omicidio colposo, tranne uno. Ma il colpo di scena arriva il 6 luglio scorso, quando il gup Stefano Aprile dispone  il rinvio a giudizio davanti la Corte di Assise del dottor Mario Albertucci, medico di fiducia di Verso, per omicidio volontario. Un finale che ha destato sconcerto negli ambienti sanitari per le modalità con cui si sono svolti i fatti. Lo scorso  17 aprile 2007  Alberto Verso viene operato presso la clinica Mater Dei da Cristiano Huscher per eliminare una formazione tumorale benigna al pancreas. I medici lo dimettono in fretta, ma il 9 maggio Alberto torna d’urgenza alla clinica in pieno shock emorragico. Secondo i giudici l’errore di Albertucci si verifica in questa fase: il medico  avrebbe imposto di aspettare Huscher che si trovava ad Isernia, prima di procedere con qualsiasi operazione, e avrebbe anche impedito al personale di agire tempestivamente. All’arrivo di Huscher, lo scenografo è stato rianimato e operato ma dopo tre giorni non ce l’ha fatta. Huscher non è comunque nuovo alle cronache sanitarie, già finito nel mirino della giustizia  diverse volte ai tempi in cui lavorava per il San Giovanni di Roma. Anche la Cassazione si è occupata di Huscher, nel 2011:  con la sentenza 13746 della IV Sezione penale, specializzata in colpa medica, ha confermato la responsabilità di Cristiano Huscher condannandolo per omicidio colposo. Il caso del celebre chirurgo è considerato particolare in quante le accuse dalle quali il medico si è trovato a difendersi sono davvero numerose ma quello di Albertucci, medico incensurato, potrebbe fare giurisprudenza. L’avvocato della famiglia Verso dà una spiegazione chiara della decisione dei magistrati: “Il decreto che dispone il giudizio emesso dal GIP – spiega l’avv. Laura Autru Ryolo, legale dei familiari di Verso, come riporta Il Giornale - così come la precedente ordinanza di incompetenza del Giudice monocratico, è indicativo della configurabilità del reato di omicidio volontario a carico del medico che, al di fuori delle ipotesi di indicazioni terapeutiche, adotta decisioni o pone in essere attività accettando il rischio che il paziente muoia”.

In passato contestazioni del genere avevano trovato applicazione nel campo della circolazione dei reati commessi con violazione delle norme sulla circolazione stradale. Di recente, invece, la contestazione e le sentenze di condanna nei gradi di merito, sono intervenute anche in relazione a categorie professionali o imprenditoriali, come nei casi Tyssenkrupp o Eternit. “La celebrazione del dibattimento – ha continuato l’avv. Ryolo -avanti la Corte di Assise, invece che davanti al giudice monocratico, consentirà al giudicante di avere piena cognizione sui fatti di causa e sulla qualificazione giuridica degli stessi e già tale circostanza da piena soddisfazione ai familiari della vittima”. Non la pensa così l’avv. Riccardo Olivo, legale del dott. Albertucci, secondo il quale “l’ipotesi di omicidio volontario a carico di un medico non ha – neppure in astratto – alcun fondamento giuridico, tanto da costituire un caso del tutto unico nel diritto penale italiano ma, credo, anche in quelli di altri stati civili”. “Nel caso di specie – continua Olivo - si tratta di una vera aberrazione, dal momento che al dottor Mario Albertucci, rinomato cardiochirurgo ed amico personale del paziente, non poteva né può essere mosso alcun addebito, neppure a titolo di colpa. Egli, infatti, a fronte di complicanze successive all’intervento chirurgico al quale il Verso era stato sottoposto da altri medici, aveva suggerito di attendere il preannunciato arrivo dell’operatore, che più di ogni altro sanitario conosceva la situazione clinica del paziente”. clicca qui per iscriverti al gruppo

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