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Cresce il tendenziale dell’industria farmaceutica: i nuovi approcci delle aziende

Aziende Redazione DottNet | 11/05/2013 15:52

Va male l’industria italiana. Gli unici segnali positivi arrivano della produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+3,4%) che nel confronto tendenziale fanno segnare incoraggianti crescite.

Ciò è dovuto, secondo gli analisti, ai nuovi approcci terapeutici legati a una medicina più “personalizzata” che stanno dando ottimi risultati nel campo della ricerca. Ma per capire il fenomeno occorre fare un passo indietro, da quando cioè le Big Pharma, stanno subendo la scadenza di brevetti, problema che di fatto si traduce in una perdita di profitto che va arginata cambiando radicalmente l’organizzazione attraverso due strade: la prima direzione va verso la diversificazione del core business, affiancando ai cosiddetti farmaci etici altre specialità, come i farmaci per uso veterinario, le medical devices, i generici, verso tutto ciò che può contribuire a combattere questa perdita di profitto. L’altra soluzione è fare un downsizing dei propri centri di ricerca, come sta accadendo anche in Italia. Ma questa soluzione può apparire anche come opportunità visto che molte aziende affidano in outsourcing l'attività pre-competitiva, quello cioè che passa dall’identificazione del target e delle prime molecole attive fino alle fasi di sperimentazione clinica.

E ad averne benefici sono in particolare le università che così trovano nicchie specifiche di competenza. Tuttavia si fa spesso ricorso anche al cosiddetto riposizionamento che consente (identificando nuovi target e riprogettando farmaci ‘vecchi’ per utilizzi nuovi) di superare tutta la fase di sperimentazione pre-clinica di Fase 1. Un farmaco che ha già superato la Fase 2 per una certa patologia può essere riposizionato su un'altra area terapeutica senza passare dalla fase preclinica tagliando così i tempi per la sperimentazione abbattendone i costi.

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Fonte: interna

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