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Medici in piazza contro la fuga di cervelli: aumenta l’emigrazione verso la Germania

Professione Redazione DottNet | 13/05/2013 19:26

Saranno migliaia i giovani camici bianchi in piazza Montecitorio a Roma questa mattina in occasione del 'Giovani Medici Day'. Protestano contro le Istituzioni e la politica sull'iter formativo ed occupazionale dei professionisti neo laureati che non fa nulla per bloccare la fuga dei laureati verso l’estero: “vogliamo fermare la marea bianca - sottolineano gli organizzatori - che lascia l'Italia per trovare migliori condizioni professionali all'estero.

 E' l'ultima chiamata per fermare un conflitto tra generazioni ed un'emigrazione che sta impoverendo la Sanità''.  'Cambiare il Paese, per non cambiare Paese: riscopriamo in Italia l'orgoglio di essere Medici!' è lo slogan coniato dall'Associazione Italia Giovani Medici (Sigm) assieme al Comitato Pro Concorso Nazionale, network di 7.000 tra studenti in medicina e medici aspiranti specializzandi spontaneamente aggregatosi tramite il web per chiedere la riforma delle modalità di selezione per l'accesso alle scuole di specializzazione di medicina.  Già nel 2009, denuncia la Sigm, ''circa 1.000 giovani medici hanno fatto richiesta al ministero della Salute del certificato di congruità, necessario per esercitare la professione all'estero, ed il trend è in ascesa''.  ''Vogliamo rilanciare il ruolo sociale del medico. Ma per fare ciò è indispensabile sostenere l'accesso dei giovani medici in tempi ottimali al mondo del lavoro ed alla ricerca - incalza Walter Mazzucco, Presidente Nazionale Sigm -. Bisogna ridare speranza alle giovani generazioni di medici, attraverso il superamento del precariato e la riduzione del divario tra neoassunti e fasce apicali. Ma per fare ciò, occorre investire nell'assistenza territoriale. La nostra ambizione - conclude - è far riscoprire ai colleghi l'orgoglio di essere medici in Italia e la passione di svolgere la professione più bella del mondo in corsia, negli ambulatori, negli angoli più disagiati della propria città o nelle parti più povere del mondo''.

I dati: Nel 2012 si sono trasferiti nella Repubblica federale 1milione e ottomila persone. Nello stesso arco di tempo circa 712mila cittadini tedeschi se ne sono invece andati all'estero a cercare lavori meglio retribuiti (ciò riguarda soprattutto alcune categorie come i medici, retribuiti molto meglio in Norvegia o Nordamerica che non in Germania).

Al netto dell'emigrazione tedesca, quindi, almeno 369mila persone provenienti in massima parte dal resto dell'Unione europea sono immigrate qui. L'aumento degli arrivi di italiani in Germania è del 40 per cento, quello di greci e portoghesi del 43 per cento, quello dei giovani spagnoli addirittura del 45 per cento. In valore assoluto, gli immigrati italiani hanno superato la soglia di 42mila persone, più delle 34mila provenienti dalla Grecia e dei 30mila spagnoli. La Germania diventa, dunque, 'terra promessa' per gli italiani in camice bianco. Cresce la domanda e l'offerta di lavoro in cliniche e ospedali del Paese 'traino' dell'economia europea che soffre, però, di una carenza cronica di personale sanitario. Nel 2009 i medici italiani attivi in Germania erano 653, il 10% in più rispetto all'anno precedente, nel 2011 si attestavano già 788, oltre il 13% in più del 2010. E negli ultimi due anni, indicano gli esperti, il fenomeno si è ulteriormente consolidato. La maggioranza dei professionisti trova posto negli ospedali e, in buona percentuale, ha un contratto fisso. Forte l'interesse dei nostri camici bianchi a partire, ma altrettanto forte quello delle strutture tedesche ad attrarre - 'soffiando' ai Paesi anglofoni favoriti dalla lingua, Gran Bretagna in primis - gli aspiranti 'migratori'. E così, da un paio d'anni sono stati attivati progetti (con corsi di lingua inclusi) per 'calamitare' professionisti dall'Italia, di cui si apprezza la preparazione universitaria, ma anche da Portogallo e Spagna. Un richiamo sempre più forte per i nostri dottori e infermieri, soprattutto neolaureati, costretti in Patria a confrontarsi con i molti problemi del Servizio sanitario nazionale, prima tra tutti il precariato.

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Gli stipendi per i camici bianchinon sono molto differenti. Ma l'accoglienza e i servizi riservati agli professionisti sono eccellenti: aiuto a trovare alloggio, attività sociali per favorire l'integrazione, tutor di riferimento e corsi di lingua. La lingua è infatti il maggior ostacolo per i medici della Penisola che vorrebbero partire. Un po' meno per gli infermieri, che più facilmente accettano di essere inquadrati a livelli contrattuali inferiori mentre seguono corsi di lingua in loco, offerti dai datori di lavoro. Il sistema messo a punto dai tedeschi prevede, infatti, che una volta raggiunto il livello richiesto, venga garantito l'adeguamento del contratto. "L'offerta di lavoro a medici e infermieri da parte delle strutture tedesche è sicuramente aumentata negli ultimi due anni", spiega Jessica Bedo adviser dell'Eures di Padova, la rete che collega i servizi dell'impiego pubblico in Europa e favorisce la mobilità dei lavoratori nella Ue, rete organizzata in Italia a livello provinciale. "L'ostacolo - continua l'esperta - è ovviamente la lingua, per i medici è richiesto, infatti, il livello B2". Lo scorso anno i 19 medici reclutati a Padova "non sono partiti perché il loro livello linguistico era insufficiente". Hanno preso invece servizio i 15 infermieri sempre reclutati dall'Eures di Padova nel 2012. "Anche se parlavano solo inglese - continua Bedo - hanno accettato un contratto da operatori socio-sanitari per arrivare, dopo i sei mesi di corso di lingua che viene loro offerto, ad esercitare la loro reale qualifica con la giusta retribuzione". La Germania "ha un estremo bisogno di di queste professioni - conclude Bedo - per questo con il progetto The Job of my life, attraverso Eures Germania, ha proposto corsi ai lavoratori disposti a partire, in centri scelti".

Lo Smi.Alla vigilia della manifestazione organizzata dalla Sigm a Roma, il dirigente nazionale del Sindacato dei Medici Italiani (Smi), Pietrino Forfori, ha espresso la piena solidarietà dello Smi alle ragioni della protesta: «"Cambiare il Paese per non Cambiare Paese”, è uno slogan che fotografa perfettamente una dura realtà, quella italiana, anche per quanto riguarda il nostro Servizio Sanitario Nazionale: senza risorse, senza una seria governance, con una perniciosa presenza dei partiti, mortificato dall'invasività di un malinteso sindacalismo che occupa tutti gli spazi fino all'abuso. I primi a pagare le conseguenze questa situazione sono gli specializzandi e i medici di famiglia in formazione specifica, che attendono invano, da anni, riforme, efficienza, meritocrazia e diritti». «Per tutte queste ragioni - conclude Forfori - domani si deve essere in piazza  a Montecitorio al sit in organizzato dalla  Sigm, chiaramente senza simboli sindacali e rispettando l'autonomia delle lotte dei giovani medici. Serve un forte cambiamento, altrimenti questo Paese, di fatto, espellerà le migliori energie del settore. Il Ssn ha bisogno di medici e nuove professionalità: basta con il precariato, con la formazione appaltata a baronati e sindacati, con l'assenza di tutele e di diritti per i più giovani».

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Fonte: simg, adn, smi

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