Saranno migliaia i giovani camici bianchi in piazza Montecitorio a Roma questa mattina in occasione del 'Giovani Medici Day'. Protestano contro le Istituzioni e la politica sull'iter formativo ed occupazionale dei professionisti neo laureati che non fa nulla per bloccare la fuga dei laureati verso l’estero: “vogliamo fermare la marea bianca - sottolineano gli organizzatori - che lascia l'Italia per trovare migliori condizioni professionali all'estero.
E' l'ultima chiamata per fermare un conflitto tra generazioni ed un'emigrazione che sta impoverendo la Sanità''. 'Cambiare il Paese, per non cambiare Paese: riscopriamo in Italia l'orgoglio di essere Medici!' è lo slogan coniato dall'Associazione Italia Giovani Medici (Sigm) assieme al Comitato Pro Concorso Nazionale, network di 7.000 tra studenti in medicina e medici aspiranti specializzandi spontaneamente aggregatosi tramite il web per chiedere la riforma delle modalità di selezione per l'accesso alle scuole di specializzazione di medicina. Già nel 2009, denuncia la Sigm, ''circa 1.000 giovani medici hanno fatto richiesta al ministero della Salute del certificato di congruità, necessario per esercitare la professione all'estero, ed il trend è in ascesa''. ''Vogliamo rilanciare il ruolo sociale del medico. Ma per fare ciò è indispensabile sostenere l'accesso dei giovani medici in tempi ottimali al mondo del lavoro ed alla ricerca - incalza Walter Mazzucco, Presidente Nazionale Sigm -. Bisogna ridare speranza alle giovani generazioni di medici, attraverso il superamento del precariato e la riduzione del divario tra neoassunti e fasce apicali. Ma per fare ciò, occorre investire nell'assistenza territoriale. La nostra ambizione - conclude - è far riscoprire ai colleghi l'orgoglio di essere medici in Italia e la passione di svolgere la professione più bella del mondo in corsia, negli ambulatori, negli angoli più disagiati della propria città o nelle parti più povere del mondo''.
I dati: Nel 2012 si sono trasferiti nella Repubblica federale 1milione e ottomila persone. Nello stesso arco di tempo circa 712mila cittadini tedeschi se ne sono invece andati all'estero a cercare lavori meglio retribuiti (ciò riguarda soprattutto alcune categorie come i medici, retribuiti molto meglio in Norvegia o Nordamerica che non in Germania).
Gli stipendi per i camici bianchinon sono molto differenti. Ma l'accoglienza e i servizi riservati agli professionisti sono eccellenti: aiuto a trovare alloggio, attività sociali per favorire l'integrazione, tutor di riferimento e corsi di lingua. La lingua è infatti il maggior ostacolo per i medici della Penisola che vorrebbero partire. Un po' meno per gli infermieri, che più facilmente accettano di essere inquadrati a livelli contrattuali inferiori mentre seguono corsi di lingua in loco, offerti dai datori di lavoro. Il sistema messo a punto dai tedeschi prevede, infatti, che una volta raggiunto il livello richiesto, venga garantito l'adeguamento del contratto. "L'offerta di lavoro a medici e infermieri da parte delle strutture tedesche è sicuramente aumentata negli ultimi due anni", spiega Jessica Bedo adviser dell'Eures di Padova, la rete che collega i servizi dell'impiego pubblico in Europa e favorisce la mobilità dei lavoratori nella Ue, rete organizzata in Italia a livello provinciale. "L'ostacolo - continua l'esperta - è ovviamente la lingua, per i medici è richiesto, infatti, il livello B2". Lo scorso anno i 19 medici reclutati a Padova "non sono partiti perché il loro livello linguistico era insufficiente". Hanno preso invece servizio i 15 infermieri sempre reclutati dall'Eures di Padova nel 2012. "Anche se parlavano solo inglese - continua Bedo - hanno accettato un contratto da operatori socio-sanitari per arrivare, dopo i sei mesi di corso di lingua che viene loro offerto, ad esercitare la loro reale qualifica con la giusta retribuzione". La Germania "ha un estremo bisogno di di queste professioni - conclude Bedo - per questo con il progetto The Job of my life, attraverso Eures Germania, ha proposto corsi ai lavoratori disposti a partire, in centri scelti".
Lo Smi.Alla vigilia della manifestazione organizzata dalla Sigm a Roma, il dirigente nazionale del Sindacato dei Medici Italiani (Smi), Pietrino Forfori, ha espresso la piena solidarietà dello Smi alle ragioni della protesta: «"Cambiare il Paese per non Cambiare Paese”, è uno slogan che fotografa perfettamente una dura realtà, quella italiana, anche per quanto riguarda il nostro Servizio Sanitario Nazionale: senza risorse, senza una seria governance, con una perniciosa presenza dei partiti, mortificato dall'invasività di un malinteso sindacalismo che occupa tutti gli spazi fino all'abuso. I primi a pagare le conseguenze questa situazione sono gli specializzandi e i medici di famiglia in formazione specifica, che attendono invano, da anni, riforme, efficienza, meritocrazia e diritti». «Per tutte queste ragioni - conclude Forfori - domani si deve essere in piazza a Montecitorio al sit in organizzato dalla Sigm, chiaramente senza simboli sindacali e rispettando l'autonomia delle lotte dei giovani medici. Serve un forte cambiamento, altrimenti questo Paese, di fatto, espellerà le migliori energie del settore. Il Ssn ha bisogno di medici e nuove professionalità: basta con il precariato, con la formazione appaltata a baronati e sindacati, con l'assenza di tutele e di diritti per i più giovani».
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Fonte: simg, adn, smi
La finalità del divieto è di garantire la massima efficienza e funzionalità operativa all'Ssn, evitando gli effetti negativi di un contemporaneo esercizio, da parte del medico dipendente, di attività professionale presso strutture accreditate
Le richieste puntano sull'adeguamento economico e sulla riorganizzazione del lavoro
Con la graduatoria parte la caccia ai 22mila posti
Nursing Up: "Mai così tante. In nessun ospedale agenti dopo le 24"
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