Nel 2012, nonostante la “fase di rallentamento nel ritmo degli scambi” e la fase di recessione in atto, le imprese esportatrici italiane hanno aumentato le vendite oltre confine del 3,7 per cento.
È uno dei dati compresi nella 27esima edizione del Rapporto Ice presentato a Roma assieme all’annuario statistico Istat-Ice 2013. Un risultato cui ha contributo la maggiore competitività dei prezzi dei prodotti industriali nostrani anche grazie all’andamento dei tassi di cambio. Dati che hanno portato a un miglioramento del saldo commerciale, passato da un saldo negativo di –25,5 a uno positivo di 11 miliardi di euro tra 2011 e 2012, nonostante il passivo ancora elevato della voce energetica (superiore a 60 miliardi di euro). La crescita delle esportazioni p stata trainata soprattutto i prodotti energetici raffinati, i farmaceutici, gli alimentari, la gioielleria, gli articoli in pelle e i prodotti in metallo. “Tra i settori che trainano l'export c'è quello farmaceutico, che però sconta una contrazione del mercato interno che mette a rischio le produzioni nazionali, che le grandi aziende straniere potrebbero delocalizzare”, commenta Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria. “La situazione della farmaceutica italiana è contro natura - afferma Scaccabarozzi - di solito si dovrebbe avere un mercato interno florido che favorisce le esportazioni. Nel nostro caso i continui tagli alla spesa hanno fatto sì che il mercato interno sia in contrazione continua, e questo potrebbe indurre gli investitori stranieri a decidere di portare la produzione in paesi dove si vende di più''.
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Fonte: Istat, farmindustria
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