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Il nuovo paradigma dell’azienda farmaceutica

Aziende Redazione DottNet | 31/08/2013 16:40

«Le fusioni sono spesso viste come un sistema per guadagnare di più e uscire dalla condizione di crisi finanziaria pre-esistente, senza considerare che la ripresa possa essere raggiunta focalizzando l’attenzione verso strategie di marketing efficaci e conformi al mercato attuale».

Questo è quanto il punto di vista espresso da Geoff Blundell, Marketing Director presso A. Menarini Australia Pty. In un’epoca di grandi cambiamenti delle logiche di spesa, la capacità di essere flessibili, in particolare nei confronti del paziente, è fondamentale per il successo nel settore farmaceutico. Un esempio recente dell’efficacia di tale approccio è AbbVie: una nuova azienda biofarmaceutica, nata dalla scissione da Abbott, azienda farmaceutica, leader del settore da 125 anni. Kirsten O’Doherty, General Manager of AbbVie Australia & New Zealand, spiega la natura di tale scelta strategica con le seguenti parole: «la decisione di scindere e lanciare formalmente una nuova azienda, scaturisce da una necessità industriale di dividere i prodotti farmaceutici già affermati dai nuovi, in quanto caratterizzati da un ritmo di vendita differente». Kirsten aggiunge: «La separazione di AbbVie è stata determinante per pianificare un modello di vendita più flessibile al mercato e incentrata su una vasta gamma di farmaci leader ed innovativi».

Kirsten è inoltre del parere che: «Le aziende devono essere specifiche nella propria area d’interesse per un maggior successo e i nuovi piani marketing devono essere orienti alla salute del paziente». Leoff Blundell, a riguardo afferma che: «Non esistono modelli giusti ma differenti paradigmi che si adattano alle differenti situazioni». Lucy Brake nel suo articolo Why pharma should think big and act small individua un punto di domanda centrale: «le fusioni in “grandi” aziende sembrano non essere così economicamente efficaci, ma quanto il “grande” è da considerarsi troppo “grande”?».

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Fonte: merqurio blog

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