La Cassazione ancora una volta tocca l’argomento Irap e studio medico. La sentenza 22020 di settembre afferma che il medico con un dipendente part-time dal contributo limitato non deve pagare l’Irap.
“La presenza di modeste spese per emolumenti a terzi non appare sufficiente per determinare l’automatica sottoposizione ad Irap del professionista; specie a fronte della pochezza di detti compensi che non superano le 400.000 lire mensili”. Leggendo la sentenza della suprema Corte si evince anche che “La sottoposizione a tassazione aggiuntiva di chi assume un dipendente anche quando non determini un qualche significativo aumento del reddito (come ad esempio il sostituto di un medico) e quindi manchi il presupposto giuridico dell’Irap, costituirebbe una sorta di sanzione che scoraggerebbe l’assunzione”. In passato ci sono state altre sentenze sull’Irap, come la 156 del 2011 in cui la Corte aveva affermato che un professionista paga l’Irap solo se titolare di “autonoma organizzazione”, precisando tuttavia che si tratta di un particolare discutibile nel caso della medicina generale, dove lo stipendio del mmg non cresce con l’aumento dei collaboratori che invece gli danno un contributo nell’affrontare nuovi compiti convenzionali.
fonte: cassazione euroconference
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