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I medici condannati banditi dall’Ue. Dal 2015 libera circolazione

Professione Redazione DottNet | 09/10/2013 18:59

Si abbattono le frontiere per gli operatori della sanità, che entro due anni, muniti di 'carta' europea, potranno velocemente passare ad esercitare le professioni sanitarie in tutti i Paesi dell'Unione. Salvo però che non siano stati condannati nel loro Paese di origine, perché in quel caso è il 'bando' a valere in tutti gli Stati membri.

Sono le due principali novità introdotte dal Parlamento di Strasburgo che oggi ha approvato a stragrande maggioranza (596 sì, 37 no, 31 astenuti) la nuova direttiva sul mutuo riconoscimento delle qualifiche professionali, che ha già l'accordo del Consiglio. La direttiva dovrà ora essere approvata formalmente dagli Stati membri e consentirà di muoversi più agilmente entro i confini dell'Unione e in tempi rapidi, visto che il riconoscimento in alcuni casi, spiegava una nota dell'Europarlamento, potrebbe richiedere un minimo di quattro settimane. Ai professionisti sarà consegnata appunto una tessera professionale europea che conterrà le qualifiche professionali. Le nuove regole si applicheranno direttamente alle 7 professioni già regolamentate in tutti i 28 paesi Ue (medici, infermiere, ostetriche, farmacisti, dentisti, veterinari e architetti) ma potrà essere estesa a tutte le altre 'professioni regolamentate', che in Europa sono circa 800.  La card europea però non servirà ai professionisti dal curriculum 'macchiato': il personale medico e paramedico che abbia subito azioni disciplinari o condanne a sanzioni penali nel Paese d'origine, prevede infatti la direttiva, sarà interdetto dall'esercitare la professione anche in tutti gli altri Stati membri dell'Ue, che, grazie a un meccanismo di allerta ad hoc, saranno informati entro tre giorni della sanzione adottata dall'autorità nazionale competente.  Le nuove norme per i professionisti arrivano a pochi giorni dal via alla 'Schengen' per la sanità, che consentirà dal prossimo 25 ottobre a tutti i cittadini europei di scegliere liberamente dove curarsi entro quelli dell'Ue (tranne che per i servizi dell'assistenza di lunga durata, i trapianti, e i programmi pubblici di vaccinazione).

I medici italiani accolgono intanto con favore, come spiega il segretario dell'Anaao-Assomed, Costantino Troise, lo sforzo europeo armonizzare l'accesso alle prestazioni e alle professioni, compreso il 'bando' europeo per i medici radiati. Ma, avverte Troise, bisogna evitare che ''i sistemi più poveri della Ue si impoveriscano sempre di più per finanziare la sanità dei paesi più ricchi''. Senza contare il rischio, aggiunge Massimo Cozza, Cgil Medici, di ''incrementare in modo esponenziale la migrazione dei medici italiani, che già oggi sono costretti, tra blocchi del turnover e precariato continuo, ad andare all'estero per poter lavorare''. Cozza si augura comunque che l'adozione di questa nuova direttiva possa essere ''uno stimolo in più'' a recepirne anche altre: ''Non si capisce ad esempio perché - spiega - il medico che lavori in Italia non debba riposarsi almeno 11 ore tra un turno e l'altro come accade nella Ue'', questione peraltro per la quale ''già siamo in infrazione''.

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Fonte: parlamento europeo, anaao

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