Le aziende farmaceutiche non riescono a farsi pagare dal servizio sanitario nazionale. Secondo un’indagine di farmindustria nei primi sei mesi dell’anno soltanto il 10% delle fatture emesse dall’industria del farmaco sono state saldate dal Ssn contro i 60 giorni prescritti dalle norme europee.
Eppure il d.lgs 192/2012 (che recepiva la direttiva Ue sui tempi di pagamento) imponeva ben altro così come i 5 miliardi stanziati dal Governo nel 2013 per consentire a Regioni e Asl di pagare i loro fornitori. Insomma l’affidabilità del Servizio sanitario pubblico fa acqua da tutte le parti e, anzi, molti si chiedono quei 5 miliardi a che cosa sono serviti. Secondo le cifre riportate da Il Sole 24 Ore, il 67% delle fatture emesse nel primo semestre registra tempi di pagamento superiori ai 120 giorni. E i “ritardatari” sono quasi sempre i soliti noti: Campania e Lazio pagano nel 98% dei casi con tempi che superano del doppio i 60 giorni della direttiva europea; ma non si distinguono per puntualità neanche Toscana ed Emilia Romagna, che fanno aspettare per più di quattro mesi nel 94 e nel 96% dei casi (rispettivamente). Gli esiti dell’indagine offrono così a Farmindustria lo spazio per rilanciare una proposta già messa sul tavolo nelle settimane precedenti: consentire alle aziende di compensare i crediti derivanti dalle forniture con le somme dovute al Ssn per il payback, ossia il ripiano del deficit sulla spesa farmaceutica. «In questo modo» spiega il presidente, Massimo Scaccabarozzi «si eviterebbero alla Pubblica amministrazione oneri aggiuntivi di natura burocratica e legale, come gli interessi di mora.
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Fonte: farmindustria, sole24ore
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