La precarietà colpisce 50.000 medici e danneggia i pazienti, ma si prospetta una via d'uscita: la richiesta di una procedura d'infrazione per l'Italia, seguendo l'esempio di quanto accaduto per i precari della scuola. Di questo si è discusso oggi in occasione del convegno organizzato, a Tivoli, dal Sindacato dei Medici Italiani (Smi), "Il precariato nuoce alla salute". "Sono il 10-12% di tutto il personale medico del Servizio sanitario. Circa 20.000, solo tra dipendenti, guardia medica, emergenza e specialistica ambulatoriale, dove la situazione è ancor più grave e gli incarichi vengono dati di 3 mesi in 3 mesi".
Se poi aggiungiamo infermieri, psicologi e farmacisti, ma anche circa 1000 che operano per l'Inps con natura libero professionale si raggiungono i 50.000 precari", spiega il segretario nazionale dello Smi Salvo Calì. Una situazione che definisce 'endemica' ed "esplosiva", in particolare al Sud, dove "molti professionisti a tempo determinato, di rinnovo in rinnovo, hanno maturato 15 anni di precariato". Al centro dell'incontro, anche il decreto di stabilizzazione dei precari in discussione a Palazzo Chigi e, in particolare, le sue lacune. In primo luogo, il mancato sblocco del turn over, che impedisce le assunzioni in molte Regioni, perché "solo superato questo, potremo fare i concorsi e assumere". Inoltre, nota Calì, nella bozza "non si vincolano le regioni ad assumere, né gli si dà una tabella di marcia di qui al 2016.
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Fonte: smi
Cgil, Cisl e Uil: "Sono 200mila, è un comparto strategico"
"I medici, i dirigenti sanitari, gli infermieri le professioni sanitarie ex legge 43/2006, vogliono risposte, vogliono tornare ad essere il fulcro delle cure, vogliono continuare a curare, ma in sicurezza”
Testa: “Serve uno straordinario investimento nel territorio prima che della medicina di famiglia rimangano solo le ceneri.”
Leonida Iannantuoni Presidente di ASSIMEFAC; al paziente va dedicato più tempo
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