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Cosmed, giù i dipendenti della sanità. Anaao, ministero più forte

Sindacato Redazione DottNet | 11/12/2013 18:12

Nel 2012, a causa del blocco del turnover e dei numerosi pensionamenti, secondo i dati del Censis, il numero dei dipendenti pubblici è sceso di 130.000 unità (-4%) passando da 3,23 milioni a 3,1 milioni. Sono dunque proprio i dipendenti pubblici a pagare per primi il prezzo della crisi economica.

La denuncia viene dalla Cosmed, la maggiore confederazione sindacale della Dirigenza del Pubblico Impiego, che stamattina dedica a questo tema un incontro dal titolo 'Pubbliche amministrazioni. L'impatto della crisi sulla pubblica amministrazione e sul Welfare. Le scelte indispensabili'. Tutte le leggi degli ultimi cinque anni, hanno previsto penalizzazioni specifiche per i dipendenti pubblici, diventati bersaglio fisso di misure restrittive rispetto alla retribuzione e all'equità fiscale. Come una nuova proroga della soppressione del contratto di lavoro e del blocco delle retribuzioni individuali, oltre alla soppressione dell'indennità di vacanza contrattuale fino al 2017, solo per citare gli ultimi provvedimenti previsti dalla Legge di Stabilità 2014. Ma è dal 2010, è l'allarme della Cosmed, che questa tendenza a penalizzare i dipendenti pubblici, va avanti, con l'introduzione di norme come l'esclusione dei dipendenti pubblici dal pensionamento anticipato e dalle detrazioni fiscali per la previdenza integrativa, fino alla penalizzazioni economiche in caso di malattia. In un quadro politico sempre più frammentato, con l'economia in stagnazione, per la Cosmed, che conta circa 30.000 iscritti e riunisce diverse sigle tra cui Annao Assomed (Associazione Medici Dirigenti) e la Fvm (Federazione veterinari e medici), si impongono scelte nette, in primo luogo, la semplificazione delle assunzioni e la riduzione del carico fiscale sul lavoro, "la riapertura della stagione contrattuale" e, nell'ottica della Spending Review, "maggiore responsabilizzazione dei dirigenti, che conoscono meglio di chiunque altro i processi produttivi".

Anaao:  "Serve un ministero della Salute forte, affinché il Servizio Sanitario non sia solo 'pubblico', ma anche 'nazionale' e non basato su 21 sistemi sanitari regionali diversi". A dirlo è Costantino Troise, segretario dell'Anaao, associazione che riunisce i medici dirigenti a margine del convegno della Cosmed, la maggiore confederazione sindacale della Dirigenza del Pubblico Impiego.

La riforma del titolo V, sollecitata dal Presidente del Consiglio Letta davanti all'aula di Montecitorio, raccoglie il plauso di molti dei politici e dei dirigenti sindacali intervenuti all'incontro, dal titolo 'Impatto della crisi sulla pubblica amministrazione e sul Welfare'. "Il diritto alle cure - prosegue Troise - dovrebbe essere uno solo per tutti i cittadini, non diversificato in base alla regione di provenienza" e la salute "dovrebbe essere uno di quei valori in cui un Paese si riconosce, non dipendere 'dalla latitudine' in cui si nasce". Per questo, "occorre intervenire sui livelli di autonomia regionale e sulle zone di competenza".  Parla di "necessità di riformare il Titolo V", Maurizio Romani (M5S) vice presidente commissione Sanità del Senato, che spiega, "non va fatto nell'ottica di ri-centralizzare tutto", ma con l'obiettivo di "introdurre linee guide, affinché alle 21 regioni non corrispondano altrettanti 'staterelli', in cui ognuno fa quel che vuole". "Quello di rivedere il Titolo V è un "terreno da praticare" anche per il senatore Amedeo Bianco (Pd), membro della stessa Commissione. "Il principio delle autonomie - ha dichiarato a margine del convegno - è ora un punto consolidato, ma ciò non toglie che quella zona d'ombra costituita dalla legislazione concorrente è un nodo che va sciolto". Serve, prosegue, "chiarezza per definire, laddove esistono autonomie, come vengono garantiti i diritti fondamentali previsti dalla Costituzione e per capire chi deve assumere il ruolo di garante non solo dell'efficienza ma anche della qualità delle cure"
 

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Fonte: cosmed, anaao

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