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Associazione Codici: gazebo a caccia di malasanità. Aumenta lo stress

Professione Redazione DottNet | 13/05/2014 21:22

E' un accanimento contro i medici: adesso è la volta dell'associazione Codici (Centro per i diritti del cittadino) ad attaccare la categoria piazzando punti di ascolti a caccia di episodi di malasanità. La campagna durerà solo un giorno, ma ciò dimostra quanto sia diventata vulnerabile la professione medica.

 

Più di cento 'Punti di ascolto' sparsi in tutta Italia pronti a ricevere le segnalazioni dei cittadini e a intervenire con azioni nei confronti di politici, personale medico-sanitario e strutture ospedaliere che hanno causato danni, leso la dignità del paziente se non, addirittura, causato decessi. L'iniziativa è stata lanciata oggi dall'Associazione Codici (Centro per i diritti del cittadino) che ha promosso una vera e propria 'Giornata nazionale contro la malasanità'. "Vogliamo dare ai cittadini un punto di riferimento - sottolinea il segretario nazionale Ivano Giacomelli - per chi vuole denunciare o segnalare casi di malpractice sanitaria, situazioni anomale, affari della politica poco trasparenti. Tra liste d'attesa, tagli ai posti letto, appalti truccati, assenza di controlli, medicina difensiva, pronto soccorso al collasso e un sempre maggior ricorso al privato il sistema sanitario pubblico è disorganizzato e finito.

Ma è un caos creato ad arte per permettere speculazioni e sprechi, in cui la politica fa i suoi affari e si attiva con il clientelismo, gestendo i posti di comando". Ma Giacomelli critica anche quella che definisce la "lobby dei medici" in tema di intramoenia e responsabilità professionale: "L'intramoenia va eliminata: i medici devono decidere se lavorare nel pubblico o nel privato". E infine, non si può pensare "di scaricare il peso degli errori sanitari in capo alla collettività con leggi che escludono qualunque tipo di responsabilità per i medici". 

 

Morti sospette, chiusure di ospedali, buchi di bilancio, inchieste giudiziarie: sono le ombre della sanità italiana e laziale denunciate questa mattina dall'associazione per i diritti del cittadino Codici nel corso di una conferenza stampa. Una sanità che è "un giro di affari enorme", un sistema "volutamente disorganizzato per permettere speculazioni e sprechi, in cui la politica fa i suoi affari". A tutto questo "da Nord a Sud, 100 città dicono di 'no' - è stato spiegato - Codici ha promosso oggi la Giornata nazionale contro la malasanità: dal Piemonte alla Sicilia, 100 delegazioni dell'Associazione scendono in campo per chi volesse denunciare o segnalare casi di malpractice sanitaria, situazioni anomale, affari della politica poco trasparenti". A disposizione del cittadino 'Punti d'ascolto" in tutta Italia, strutture del Codici che riceveranno le segnalazioni e interverranno nei confronti di politici, personale medico-sanitario e strutture ospedaliere. Stando ai dati riportati oggi dal Codici, in Italia in nove anni errori e incidenti sono costati alla sanità pubblica quasi 1,5 miliardi di euro, di cui 300 solo nel 2012. Tante anche le denunce per errore medico: la Sicilia è al primo posto con il 20%, poi la Calabria con il 19%. Al terzo posto il Lazio, con l'11% di denunce. Riguardo ai dati relativi alle denunce per eventi con decesso il quadro che emerge è 81% in Calabria e Campania, 77% in Emilia Romagna, Sicilia con il 72%, 69% in Puglia, il Lazio con il 66%. Stando a Codici, 12 milioni di cittadini migrano dunque dal servizio pubblico ai privati e "il dilagante fenomeno dell'intramoenia - sostengono gli attivisti del Codici - rientra certamente nella 'cura privata' sebbene il medico si appoggi alla struttura pubblica. In questa situazione, onerosa per i pazienti e d'oro per i medici, è chiaro l'interesse a non applicare le giuste politiche per limitare le liste d'attesa". Codici include nella sua denuncia anche la cosiddetta 'medicina difensiva', "uno spreco da 10 miliardi di euro. E' come se ogni cittadino pagasse di tasca propria 160 euro annui per esami non necessari. E ancora ticket salatissimi, farmaci costosi - prosegue il Codici - talmente tanto da favorire il ricorso a medicinali contraffatti".

 

In questo contesto, entra nel dettaglio l'associazione per i diritti del cittadino, il Lazio si colloca in modo poco lusinghiero: quella laziale è "una sanità al collasso su cui pesa come un macigno il taglio dei posti letto, diminuiti dal 2007 al 2011 del 19,7% nelle strutture pubbliche e del 28,4% in quelle private accreditate. In sette anni i posti letto falciati sono stati 7000. Altra emergenza è il 118, che, stando ai dati del 2012 ricordati stamattina, può contare solo su 186 mezzi mentre le chiamate sono state 2.851.213 e 392.771 le missioni. Ampio il capitolo sulle criticità dei pronti soccorso, così come emergono dal Programma regionale di valutazione degli esiti 2013: "Dal primo gennaio 2012 al 30 novembre 2012 - annota per esempio Codici - 1324 sono stati gli accessi al Ps del San Camillo che hanno superato le 48 ore di permanenza. Stesso discorso per S.Andrea e Tor Vergata, dove ad attendere per più di 48 ore sono stati rispettivamente 1790 e 3034 pazienti". Anche sulle liste d'attesa il Codici punta il dito, citando il sito stesso della Regione: "Per una Tac del capo alla Asl RmA si attenderanno 149 giorni - porta a esempio Codici - 137 alla Asl RmB, 232 alla Asl di Frosinone". Liste di attesa che non riporterebbero "nessun miglioramento" nonostante le garanzie del governatore Nicola Zingaretti: "Passano i presidenti, cambiano le giunte ma la piaga persiste". Critiche anche nei confronti della "scarsa trasparenza nelle procedure di nomina dei direttori generali". Anzi: "è possibile rilevare - accusa l'associazione - come i manager incaricati provengano dalla galassia del Pd: la scelta è stata fatta con criteri di efficienza amministrativa o di appartenenza politica? Visti i numerosi dubbi, Codici ha impugnato la delibera delle nomine".

 

In Europa un medico rianimatore su due soffre di stress da lavoro: il dato, che emerge da studi internazionali, indica inoltre che in generale lo stress da lavoro colpisce il 28% dei medici. Il dato relativo agli anestesisti rianimatori ha fatto scattare un'indagine a tappeto su quest'ultimi da parte dell'Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani emergenza area critica (Aaroi-Emac). L'obiettivo è individuare le principali criticità in ambito lavorativo e promuovere il benessere. Il progetto prende il via con un questionario sul benessere organizzativo, realizzato sulla base del modello dell'Autorià nazionale anti corruzione e per la valutazione e la trasparenza delle amministrazioni pubbliche (Anac), 'Indagini sul personale dipendente'. Il questionario sarà compilabile sul sito www.aaroiemac.it. L'idea, prima in Italia, è stata presentata nell'ambito del decimo congresso della Società italiana anestesia rianimazione emergenza e dolore (Siared), emanazione scientifica dell'Aaroi-Emac, che si svolge a Catania. "Come sindacato non possiamo ignorare i dati che emergono dalle indagini internazionali - afferma Alessandro Vergallo, presidente nazionale dell'Aaroi-Emac - i medici, e ancora di più gli anestesisti rianimatori, sono spesso vittime dello stress lavoro correlato con un conseguente peggioramento della qualità della vita. E' quindi nostro preciso dovere riuscire ad avere un quadro quanto più possibile definito di quale sia la situazione attuale in modo da calibrare al meglio l'attività sindacale e portare in sede di contrattazione nazionale e decentrata dati certi su cui ragionare. Non bisogna inoltre dimenticare - prosegue Vergallo - che il miglioramento delle condizioni lavorative produce anche un risparmio economico notevole per la pubblica amministrazione. I dati dell'European agency for safety and health at work parlano di un costo annuale stimato di 20 miliardi di euro per stress lavorativo".

 

Mai abbassare la guardia anche se si parla di piccoli interventi in 'day surgery' o in ambiente ambulatoriale. Gli anestesisti rianimatori, riuniti a Catania per il decimo congresso dalla Società italiana di anestesia rianimazione emergenza e dolore (Siared), scendono in campo per "la sicurezza del paziente anche nelle situazioni che a prima vista potrebbero apparire meno problematiche". "E' fondamentale - affermano gli esperti - che tutti gli interventi, a prescindere dalla durata e dall'invasività, vengano eseguiti in situazioni di totale sicurezza. I progressi tecnologici e scientifici consentono di eseguire con tecnica mini invasiva un numero sempre maggiore di interventi chirurgici cui sottoporre un numero elevato di pazienti. Nella chirurgia a bassa complessità e nell'Anestesia non in sala operatoria (Nora), esistono standard organizzativi minimi di qualità e sicurezza che, a salvaguardia del paziente e degli operatori, devono essere sempre garantiti, in ambiente sia ospedaliero, sia extra-ospedaliero". Per evitare che questo accada, il mondo dell'Anestesia Rianimazione, rappresentato in Italia da Aaroi-Emac, Siaarti e Siared, ha stilato le 'Raccomandazioni per prestazioni anestesiologiche nella chirurgia a bassa complessità e nella Nora' che individuano i criteri imprescindibili a cui i chirurghi e gli anestesisti rianimatori devono attenersi per tutelare il paziente e la propria professionalità. "Noi medici - concludono gli esperti - dobbiamo dare salute non fare economia, si possono evitare gli sprechi, ma non si può risparmiare sulla sicurezza".

Fonte: codici

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