La prima ondata di crisi economica ha impoverito, in alcuni casi fino ad un quarto, i servizi sanitari dei paesi Europei e colpendo, in particolare, il settore farmaceutico. Dal 2010, tuttavia la spesa sanitaria ha ricominciato una lenta risalita, che rimane però debole in tutto il vecchio continente.
E' il panorama che emerge dall'OECD Health Statistics 2014, il database dell'Ocse, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. La tendenza diffusa al ribasso della spesa sanitaria, scatenata dalla lunga fase di stagnazione e di crisi economico-finanziaria iniziata alla fine del 2008, ha riguardato in particolare l'Italia, i Paesi iberici, la Grecia e l'Ungheria, Paesi in cui ha continuato a calare anche dopo il 2010. La situazione peggiore si è registrata in Grecia, dove, tra il 2009 e il 2012, si è assistito addirittura a un calo del 25% della spesa sanitaria, riflesso di una più generale caduta della spesa pubblica nazionale.
Ma non va male ovunque. Diversi Paesi extraeuropei, come Messico, Cile e Corea del Sud, grazie anche ai notevoli sforzi per riformare i sistemi sanitari nel senso della copertura universale e dell'accesso all'assistenza sanitaria, hanno raggiunto, tassi di spesa variabili tra il 6,5 e l'8,5%. Mentre in Corea la spesa sanitaria ha continuato a crescere ad un tasso annuo del 6% dal 2009, trainata principalmente da un aumento della spesa privata. Anche gli Stati Uniti, dal 2010 al 2012 si è confermata una tendenza al rialzo del 2,1%. Turni più faticosi per gli operatori, strutture meno curate, mancanza di investimenti infrastrutturali e tecnologici. Tanti gli aspetti in cui si è tradotta, nella pratica, la scelta o la necessità di tagliare la spesa sanitaria. In particolare a rimetterci, però, è stata la farmaceutica. Dal 2009, quasi due terzi dei paesi Ocse hanno sperimentato cadute della spesa farmaceutica pari a -12% la Grecia, -6% il Portogallo e la Danimarca, -4,5 Lussemburgo e Islanda, -4% Italia, 3% Spagna e Irlanda. Questo anche grazie alla quota crescente di mercato coperta dai farmaci generici, aumentata a causa delle molte scadenze di brevetto e per via della diffusione di politiche atte a promuovere l'uso di farmaci meno costosi.
Di pari passo, infatti, tra il 2008 e il 2012, la quota di mercato dei generici è cresciuta in media del 20% per raggiungere il 24% della spesa totale farmaceutica. L'aumento dei consumi di farmaci 'no brand' è stato particolarmente forte in Spagna (+ 100%), Francia (+ 60%), Danimarca (+ 44%) e Regno Unito (+ 28%).
fonte: ocse
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