Medici di famiglia e specialisti finiscono nel mirino del garante della privacy. Stop alle ricette lasciate in farmacia oppure nella cassetta delle lettere o ncora sulla scrivania per la pesca. Scattano le prime sanzioni in seguito alle ispezioni della Guardia di Finanza che sono tuttora in corso in Italia. E' tollerata solo la consegna da parte della segretaria.
Le ricette devono essere consegnate al paziente direttamente dal medico o al massimo dalla sua segretaria. Addio quindi a schedari lasciati in sala d’attesa perché i pazienti “peschino” dal mazzo la ricetta che li riguarda, oppure a prescrizioni fatte uscire dall’ambulatorio per recapitarle al paziente chissà dove. E’ l’indicazione diramata ai propri iscritti dalla Fimmg dopo le prime verifiche di Guardia di Finanza e autorità garante sul rispetto delle norme per la privacy (clicca qui per leggere l'articolo apparso su Dottnet).
Le ispezioni erano state annunciate il mese scorso e si stanno concentrando soprattutto su strutture sanitarie, medici di famiglia, specialisti e pediatri di libera scelta. E ad ascoltare le notizie che arrivano da alcune città, sarebbero già scattate le prime sanzioni, fino a 50mila euro. Di qui la decisione della Fimmg di ricordare ai propri iscritti le regole sulla privacy da rispettare negli studi, dove i medici dovrebbero tenere appeso in bella vista – è un’altra raccomandazione del sindacato – anche il cartello che riassume le norme a tutela dei dati personali.
Fine, dunque, della consegna in farmacia oppure nei raccoglitori all’ingresso dello studio medico. Il paziente in questo modo poteva evitare di attendere ore seduto in sala d’aspetto. Con una telefonata si superavano tutti gli ostacoli, un vantaggio soprattutto per i malati cronici che hanno sempre bisogno della stessa ricetta. Una consuetudine comoda, certo, ma che non protegge il paziente, visto che chiunque, in teoria, potrebbe leggere le ricette degli altri, curiosando all’interno di una cassetta incustodita.
Per il momento nel mirino delle Fiamme Gialle sono finite le ricette lasciate direttamente in una farmacia, o meglio le ragioni che hanno indotto il medico a utilizzare come appoggio proprio quella farmacia e non un’altra. Per gli inquirenti potrebbe trattarsi di un accordo sottobanco tra il medico e il farmacista per assicurare un flusso continuo di pazienti e il relativo guadagno sulla vendita dei medicinali. In caso di violazioni della privacy potrebbero anche essere comminate ai medici multe da 50mila euro. E ciò vale anche nel caso lo studio non offra garanzie di protezione acustica: nessun assistito in sala d'attesa deve ascoltare le conversazioni dei pazienti.
Fonte: Fimmg, dottnet
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