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Gsk, al via la selezione di progetti di ricerca nelle università

Aziende Redazione DottNet | 23/10/2015 11:23

L'iniziativa varata dall'azienda ha come obiettivo lo sviluppo di terapie contro malattie gravi

L'industria farmaceutica è alla 'ricerca di ricercatori'. O meglio, di nuovi progetti di ricerca tra le università, per trasformarli in nuovi composti e terapie per malattie come demenza, autismo, atassia di Friedreich, infezioni batteriche, fibrosi cistica e alcune neoplasie.

Questo l'obiettivo del progetto DPAc-Discovery Partnership with Academia, lanciato da GlaxoSmithKline. Attualmente delle oltre 10mila malattie conosciute, di cui 7mila rare, solo per 500 si hanno a disposizione trattamenti adeguati. Per le rimanenti 9.500 le speranze dei pazienti sono riposte nella ricerca. ''Nonostante i progressi scientifici - spiega Giuseppe Recchia, direttore medico e scientifico di Gsk - tradurre le scoperte della biologia in nuove terapie non è né semplice né immediato. Una delle strade più promettenti è la ricerca collaborativa tra istituzioni e privati, prima fra tutti quella con l'Università''.

 

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Con il programma DPAc l'azienda mette a disposizione il suo know how e capacità di sviluppare terapie innovative a chi tra singoli, laboratori, Università, ha progetti interessanti. Nei laboratori delle maggiori università, in Europa e in Italia, si stanno infatti sviluppando molecole in diverse aree della medicina, ma la loro trasformazione in farmaci dipende dall'investimento economico e tecnologico. E qui entra in gioco l'industria. ''Nei giorni scorsi abbiamo incontrato 27 ricercatori delle Università La Sapienza e Tor Vergata di Roma - continua Recchia - per parlare di nuovi bersagli e molecole di potenziale interesse''. Le università, aggiunge Giuseppe Novelli, rettore di Tor Vergata, ''possiedono tre cose importanti per rilanciare l'economia e l'innovazione: idee, talenti e giovani. Il contributo che oggi le Università possono offrire allo sviluppo e alla applicazione della conoscenza è enorme''. A questi due incontri 'romani' ne seguiranno altri con le università di Padova, Verona e Brescia.

Nel frattempo l'esperienza maturata con i ricercatori degli atenei romani sarà condivisa al prossimo Congresso della Società Italiana di Farmacologia.

 

fonte: ansa

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