Il Movimento nazionale liberi farmacisti dice no alle motivazioni che la presidente di Federfarma ha portato per giustificare il mancato rinnovo del contratto dei dipendenti.
“Le dichiarazioni rilasciate dal Presidente dell'Associazione dei titolari di farmacia circa il rinnovo del contratto di lavoro dei dipendenti d farmacia privata, ricordiamo scaduto da 33 mesi, sono offensive per tutti i lavoratori. In un settore, quello delle farmacie, tra i meno colpiti dalla crisi economica, mentre si scaricano le proprie responsabilità addossando la colpa ad un presunto clima d'incertezza, di fatto si pone in essere un ricatto. E' sin troppo evidente l'intenzione del sindacato dei titolari di farmacia: utilizzare il rinnovo del CCNL come ostaggio contro le spinte di riforma del settore. Ad essere ricattati non sono solo i lavoratori, ma anche le istituzioni e i cittadini”. È questa la reazione del Movimento Nazionale dei Liberi Farmacisti alle dichiarazioni rilasciate al nostro giornale nello speciale dedicato al rinnovo dei contratti per i dipendenti di farmacia privata e pubblica.
Il Movimento evidenzia come, già oggi, i farmacisti dipendenti di farmacia siano “tra i peggio pagati in Europa, hanno visto perdere negli ultimi cinque anni almeno il 15% del loro potere di acquisto che sale al 40% se si considerano gli ultimi dieci anni. Un farmacista occupato nelle farmacie guadagna 10,66 euro lordi l'ora, che per le ritenute previdenziali e fiscali scende a 7,20 euro. Al farmacista, malgrado i continui richiami al ruolo sanitario della farmacia da parte del sindacato dei titolari, è applicato il contratto del commercio, lo stesso, con tutto il rispetto, a cui appartengono gli acconciatori e le estetiste, le domestiche e gli addetti alle pulizie, i portieri dei condomini, i vigilantes o i lavoratori dipendenti degli istituti per il sostentamento del clero, in pratica le perpetue.
Malgrado questo contesto, diversi colleghi segnalano che non è eccezione trovare personale non laureato che in farmacia dispensa non solo farmaci da banco e consigli al pubblico, ma anche farmaci che avrebbero obbligo di ricetta medica senza la dovuta prescrizione. Un lavoro di altissima responsabilità sottopagato, senza alcun sbocco di carriera. Un lavoro dove il primo a pagare è sempre il dipendente laureato che dapprima si vede diminuire il proprio orario, poi sostituito con un tirocinante post-laurea a 3/400 euro al mese. La flessibilità di cui parla il Presidente di Federfarma è da anni presente nelle farmacie italiane, ben prima del jobs act”.
fonte: mnlf
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