Lo Stato di fronte ad un'altra stangata è ad un bivio, il Parlamento si mobilita per evitare ulteriori esborsi miliardari. Mozione di 21 senatori e Ddl unificato per arrivare subito all’accordo transattivo
Ennesima stangata per lo Stato nel contenzioso con i medici ex specializzandi. La Corte di Appello di Roma con una sentenza pubblicata di recente, ha condannato la Presidenza del Consiglio a pagare oltre 24 milioni di euro a 667 ricorrenti che hanno aderito ad una delle azione collettive promosse da Consulcesi Group. Una cifra già enorme, che potrebbe crescere ancora attraverso la richiesta di gran parte di questi medici del riconoscimento di ulteriori interessi maturati nel corso del procedimento. Riconosciuto, dunque, ancora una volta il diritto negato a migliaia di camici bianchi che, nel corso della specializzazione post laurea, si erano visti negare la borsa di studio, sebbene fosse prevista da precise direttive europee, ignorate dall’Italia nel periodo compreso tra il 1978 ed il 2006.
«In ordine alla prova – si legge in uno dei passaggi della sentenza – circa l’esclusività e la continuità dei corsi di specializzazione frequentati dagli appellanti si rileva che trattasi di circostanza cui gli istanti “non sono in grado di rispondere a causa dell’inadempienza dello Stato”, e che “del resto rimane il fatto che a causa di tale inadempienza… sono stati costretti a seguire i corsi di specializzazione privi delle regole previste nelle Direttive CEE (Cass.76/30)».
Alla luce di una giurisprudenza ormai consolidata ed il conseguente rischio di un esborso di svariati miliardi di euro per le casse pubbliche, ora anche la politica è determinata a chiudere la questione con un accordo transattivo tra le parti. Dopo la mozione, assolutamente trasversale, firmata da 21 senatori, si arriverà alla conclusione della vicenda con la calendarizzazione di un Disegno di Legge che unisce i tre Ddl già presentati e che prevedono un rimborso forfettario di 13mila euro per ogni anno di specialità, solo per chi avrà presentato ricorso prima della trasformazione in legge.
«Ora il governo si trova davanti ad un bivio – afferma il presidente di Consulcesi Group, Massimo Tortorella –: continuare a pagare i medici che continuano a vincere nei tribunali di tutta Italia oppure trovare un accordo con loro, risparmiando, in questa maniera, svariati miliardi di euro, che continuano ad uscire dalle casse della Banca d’Italia e quindi sono soldi pubblici. Sono infatti centinaia le cause intentate, in attesa di giudizio o che si sono già concluse con la vittoria dei nostri medici. Lo Stato deve trovare una soluzione perché quest’ultima esemplare sentenza conferma una giurisprudenza totalmente favorevole ai medici e questi ulteriori 24 milioni di euro vanno ad aggiungersi agli oltre 400 milioni già riconosciuti in favore solo dei medici tutelati da Consulcesi. I tempi però stringono, bisogna affrettarsi a fare ricorso: è imminente una nuova azione collettiva con numerosi gli OMCeO, Enti, Associazioni, Sindacati e Società Scientifiche che hanno già convenzionato tutti i loro iscritti.
La finalità del divieto è di garantire la massima efficienza e funzionalità operativa all'Ssn, evitando gli effetti negativi di un contemporaneo esercizio, da parte del medico dipendente, di attività professionale presso strutture accreditate
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