Rapporto Tribunale Malato, buona la personalizzazione delle cure
Una struttura oncologica su quattro non garantisce accesso alle prestazioni diagnostiche entro le 72 ore a pazienti con sospetta diagnosi di tumore. Frequenti sono i ritardi nell'accesso ai farmaci e scarso il coordinamento con i medici di famiglia. Ma si registra anche un'adeguata presa in carico dei pazienti attraverso equipe specializzate e personalizzazione delle cure assicurata nel 97% dei casi. E' quanto emerge dai risultati del 'Monitoraggio civico sulle strutture oncologiche' realizzato da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato, presentato oggi a Roma.
La guida è basata sul monitoraggio, attraverso questionari, di 62 strutture di degenza e day Hospital oncologici di 18 regioni, ed è disponibile online con i risultati delle singole strutture, per metterne a confronto punti di forza e aree da migliorare. Nota dolente risulta la continuità assistenziale, per l'assenza nella metà delle strutture della figura del case manager, e la mancanza di coordinamento con i medici di medicina generale alla dimissione del paziente (presente solo nel 20%).
Da migliorare anche l'informatizzazione, a cominciare dal fascicolo sanitario elettronico disponibile solo nel 55% dei casi e dalla possibilità di prenotare online le prestazioni, garantita solo nel 28% delle strutture. Nella maggior parte dei casi occorrono massimo 15 giorni per l'inserimento di nuovi farmaci nel prontuario terapeutico ospedaliero. Ma il 16% delle strutture impiega dai 3 ai 6 mesi per inserire farmaci salvavita. Il rispetto dei tempi massimi di attesa nell'area oncologica dovrebbe diventare, commenta Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato, "un criterio di valutazione per Direttori". Inoltre, conclude, "ci aspettiamo che il fondo per i farmaci oncologici innovativi previsto in legge di bilancio sia usato per ridurre i tempi di accesso".
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