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I fattori ambientali nelle malattie metaboliche

Pediatria Medical Information Dottnet | 10/04/2017 11:32

L’esposizione a particolari agenti chimici in una fase precoce dello sviluppo potrebbe contribuire all’insorgenza di obesità e MetS.

L’elevata prevalenza dell’obesità nel mondo e le conseguenti complicanze ad essa legate rendono questa patologia una delle principali sfide per la sanità pubblica. É noto da tempo che l’obesità sia un fattore di rischio importante per lo sviluppo della sindrome metabolica (MetS), un disordine complesso caratterizzato dalla presenza di almeno tre delle seguenti condizioni:

  • circonferenza addominale elevata
  • alti livelli di trigliceridi
  • ridotti livelli di colesterolo HDL
  • alta pressione sanguigna
  • elevati livelli di glucosio

La International Diabetes Federation stima una prevalenza di MetS nel mondo di 1 persona adulta su 4 ed è noto che i soggetti affetti da MetS abbiano un rischio maggiore di sviluppare malattie metaboliche croniche, tra cui la steatopatite non alcolica (NAFLD), il diabete di tipo 2 e le malattie cardiovascolari.

Nonostante obesità e MetS siano state storicamente legate ad un eccessivo apporto calorico e alla mancanza di esercizio fisico, ciò non è in grado di spiegare i cambi di trend della patologia di oggi.

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La strada per la comprensione di tutti gli aspetti della MetS è ancora lunga ma, da numerosi studi, emergono delle evidenze scientifiche sugli effetti dell’esposizione del feto ad alcune condizioni ormonali, nutrizionali, metaboliche e ambientali che potrebbero alterare permanentemente la fisiologia e incrementare il rischio di sviluppare una malattia metabolica nel corso della vita.

La review qui riportata sottolinea che l’esposizione a composti chimici sintetici presenti nell’ambiente potrebbe giocare un ruolo chiave nell’eziologia e nella fisiopatologia delle malattie metaboliche. In particolare, se l’esposizione avviene in una fase precoce di sviluppo, in utero o nella prima infanzia, potrebbe avere effetti molto più gravi a lungo termine, incrementando il rischio di obesità e MetS. Gli agenti potenzialmente pericolosi che sono stati studiati sono contaminanti comuni di prodotti alimentari, come i pesticidi o l’acrilammide, oltre ai composti chimici che si trovano normalmente negli articoli casalinghi e i metalli presenti nell’acqua potabile.

In tale senso, molti paesi si stanno muovendo per ridurre l’esposizione a questi agenti. Negli Stati Uniti è stato annunciato un piano per monitorare le impurità nei prodotti farmaceutici e nutraceutici che partirà nel 2018. Anche la Cina si è proposta di tenere sotto controllo i principali agenti inquinanti, come i metalli pesanti e gli inquinanti organici, e di migliorare la qualità del terreno e le pratiche agricole per promuovere la salute ed il benessere a lungo termine. Queste iniziative sono in linea con il 2015 Parma Consensus Statement che sottolinea l’importanza di prendere dei provvedimenti per limitare l’impatto di questi composti sui disordini metabolici. Benché questi studi si sono concentrati soprattutto sugli agenti chimici più diffusi, alcuni gruppi di ricerca hanno esaminato più in dettaglio molti altri composti che hanno mostrato un coinvolgimento nei processi metabolici. É necessario dunque una strategia per valutare il ruolo di un ampio gruppo di composti chimici ambientali nelle malattie metaboliche.

Fonte:

Nicole E De Long and Alison C Holloway. Early-life chemical exposures and risk of metabolic syndrome. Diabetes, Metabolic Syndrome and Obesity: Targets and Therapy 2017:10 101–109

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