Avere una cattiva relazione aumenta il rischio
Avere un buon rapporto con figli e familiari stretti riduce il rischio di sviluppare la demenza. Allo stesso modo avere una relazione critica lo aumenta. A porre l'accento sull'importanza delle relazioni sociali è uno studio pubblicato sul Journal of Alzheimer's Disease. I ricercatori dell'Università di East Anglia (UEA), della University College London (UCL), della London Metropolitan University e dell'Università di Nottingham hanno analizzato i dati dei 10.055 partecipanti all'English Longitudinal Study of Ageing (ELSA). I partecipanti, privi di demenza all'inizio dello studio nel 2002-2003, sono stati poi intervistati ogni due anni dal 2004 al 2012. Il 3,4% dei 5.475 uomini e 4.580 donne seguiti ha sviluppato una forma di demenza durante questi 10 anni.
Le valutazioni sul rapporto con i familiari variavano in una scala da 1 a 4: l'aumento di un punto nel punteggio di sostegno sociale positivo (ovvero caratterizzato da una relazione affidabile con partner, figli e altri famigliari stretti), ha portato ad una riduzione del 17% del rischio di sviluppare demenza. Mentre un punto in più nel punteggio che indica un supporto critico o negativo ha portato a un aumento fino al 31% del rischio. "Un fattore importante che influenza la salute cognitiva degli anziani è la qualità delle connessioni sociali, non solo la loro quantità", commenta Mizanur Khondoker, professore di statistica medica alla UEA. E, aggiunge, "una relazione che non funziona bene può essere fonte di stress interpersonale intenso, che può avere un impatto negativo sulla salute fisica e mentale".
Nessun effetto sul cervello se vengono consumate da adulti
rivelarlo uno studio condotto da Minwoo Lee, dell'Hallym University Sacred Heart Hospital di Anyang, Corea del Sud
Studio, possibilità di prevenzione intervenendo sull'ipoacusia
La demenza e l’Alzheimer rappresentano una sfida crescente per le famiglie e per la società. Da questa consapevolezza nasce Teseo– Una comunità che cura, un progetto attivo costruire una rete di sostegno efficace e concreta
Scoperti nuovi fattori di rischio: il colesterolo "cattivo" nella mezza età e la perdita della vista non trattata in età avanzata
Perdita di autonomia, stigma sociale e peso economico i principali timori
Il lavoro, che accoglie le prime evidenze dello studio Nemesis è stato pubblicato su Nature Communications e illustra la generazione e i meccanismi neuronali delle alterazioni, suggerendo nuove vie di riabilitazione
All’A.O.U. Luigi Vanvitelli una nuova tecnologia cambierà la vita di migliaia di pazienti
Commenti