Maio, bene anche per le neoplasie ginecologiche. La sfida è potenziare le risposte
Oggi il 50% dei pazienti risponde all'immunoncologia, l'approccio mirato a risvegliare il sistema immunitario contro il cancro: per questo, la ricerca sta delineando nuove armi per potenziare ancora di più la risposta e curare più persone, mentre l'immunoterapia si sta dimostrando efficace anche contro altri tipi di tumori come quelli ginecologici. A fare il punto sono gli esperti in occasione del congresso della Società americana di oncologia clinica (Asco). Finora l'immunoncologia è andata in una direzione: togliere il 'freno' con cui il tumore blocca la risposta del sistema immunitario. Il presente e il futuro mirano a premere sull''acceleratore' del sistema immune per "potenziare ancora di più la risposta contro la malattia. I risultati che abbiamo ottenuto sbloccando il 'freno' sono importanti e, considerando tutti i tumori, circa il 50% dei pazienti risponde a queste terapie, da sole o in combinazione", spiega Michele Maio, Direttore dell’Immunoterapia Oncologica del Policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena.
Molecole come ipilimumab e nivolumab hanno dimostrato non solo di allungare la sopravvivenza ma anche di migliorare la qualità di vita dei pazienti nel melanoma, nel tumore del polmone e del rene. E si stanno delineando risultati importanti anche nelle neoplasie ginecologiche come dimostrato dallo studio Checkmate-358. Nello studio, le pazienti colpite da tumori della cervice uterina, della vagina e della vulva in fase avanzata sono state trattate con nivolumab. Il dato significativo riguarda in particolare il controllo della malattia, pari al 70,8%. Pertanto in una percentuale molto elevata di donne il tumore si è fermato. La possibilità di utilizzare l'immunoncologia in queste pazienti apre opportunità importanti anche perché i trattamenti oggi a disposizione sono poco efficaci.
fonte: Atti Congressuali dell'American Society of Clinical Oncology (ASCO)
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