Come si combatte la disinformazione medico-scientifica.
Se è vero che in Italia l'82% delle persone si rivolge al proprio medico, è anche vero che i pazienti di oggi sono diventati sempre più digitali. Cercano i sintomi sul web e si informano con strumenti alternativi al dottore di famiglia. Le fake news, meglio conosciute come bufale, sono pericolose in ogni settore dell’informazione, dalla politica all’economia, ma lo sono particolarmente nel campo della salute pubblica e dell’informazione medico-scientifica. Le notizie incontrollate su malattie e farmaci, come i recenti fatti di cronaca confermano, possono indurre i lettori ad interventi dannosi per il loro stato fisico e psichico in quanto possono ritardare e allontanare le persone dalle verità scientifiche e dalle cure.
«Noi medici dobbiamo essere capaci di spiegare e smontare le bufale. Il medico ha la possibilità di disinnescarle nel loro momento iniziale e proprio per questo il rapporto medico-paziente deve cambiare in linea con quello che sta succedendo nella società.
Il nuovo sito internet della Fnomceo sarà un portale dedicato a contrastare il diffondersi di bufale in ambito sanitario, con l’ambizione di crearsi una sua specificità, in un settore recentemente molto inflazionato, occupandosi anche del “secondo fronte” su cui combattere questa battaglia, ovvero la comunicazione. Una parte del portale sarà dedicato ai pazienti e l'altra alla formazione di tutti gli operatori sanitari per far sì che l'ambulatorio diventi una sede di confronto efficace tra fake news e verità scientifiche. A supporto delle spiegazioni offerte dai medici, per potenziarne l’effetto e in linea con le più aggiornate teorie pedagogiche, saranno a disposizione nel sito una serie di spunti comunicativi unitamente a materiale visuale, come infografiche e video.
Sulla scienza e la medicina, non esiste “un’altra verità”. Esiste la verità che si costruisce passo passo ed evidenza dopo evidenza. Il nuovo ruolo del medico di oggi, e soprattutto di quello del domani, sarà quindi anche quello di saper praticare una buona debunking, ovvero essere in grado di saper smentire le false notizie che circolano sulla salute contrapponendo quelle che sono verità scientifiche attraverso strumenti codificati e un nuovo approccio comunicativo. «Il paziente di oggi - spiega Conte - ha bisogno di condurre il medico sul terreno in cui si è realizzata la sua esperienza digitale, per essere effettivamente rinfrancato di dubbi e paure. Il medico dal canto suo non può affrontare questo fondamentale momento di interazione con ritrosia o superiorità, ma, potendo avvalersi di strumenti nuovi, il processo avverrà in maniera più rapida e soddisfacente per entrambi». Infine, è necessario lavorare sulle scuole e le università per aumentare la formazione. «L’Italia - conclude Conte e - è al quart’ultimo posto in Europa per alfabetizzazione sanitaria e le fasce di popolazione socio economicamente più deboli sono quelle con livelli più bassi di health litearacy, correlati a un uso incongruo dei servizi di emergenza (più accessi al Pronto soccorso) oltre che con un numero maggiore di ricoveri. Serve un imponente intervento educativo per migliorare questa carenza e restituire benefici alla popolazione».
Nell'era digitale sembra paradossale che web e mass media, che in una prima fase hanno contribuito a divulgare la conoscenza, oggi siano i principali mezzi di disinformazione e non solo in ambito medico-scientifico. Non tutti sanno che le fake news vengono confezionate a tavolino. Il fine è prevalentemente economico e bastano 30 dollari per comprare una “non notizia” e metterla in rete, mentre i prezzi salgono quando si tratta di pubblicizzarla. Lo rivela un’indagine condotta da Trend Micro, multinazionale che si occupa di sicurezza informatica, e pubblicata su Technology Review. E non è necessario rivolgersi al mercato nero della rete. Gli strumenti per produrre fake si possono reperire sul web in Cina come in Russia, nel Medio Oriente come nel mondo anglofono. I prezzi si differenziano a seconda della cultura di riferimento. Un esempio è la fake economy, ovvero l’informazione di economia orbitante intorno alla disinformazione online, che muove addirittura miliardi. Secondo il giornalista Jamie Condliffe, nonostante ci siano tante iniziative che cercano di contrastare la diffusione delle notizie false, fino a quando le fake news costeranno così poco in confronto anche a quanto costa produrre contenuti veri, la lotta alla disinformazione sarà tutt'altro che facile.
Una battaglia molto difficile, quindi, che richiede una maggiore vigilanza e un impegno congiunto e coordinato da parte di tutti i settori dell’informazione, i quali per mantenere una loro credibilità devono, al tempo stesso, divulgare anche strumenti applicativi atti a verificare in tempo reale l’attendibilità delle notizie pubblicate. Piattaforme come Google e Facebook, dopo essere finite nel mirino delle accuse di contribuire ad agevolare la diffusione online di false notizie, di recente hanno dovuto prendere dei seri provvedimenti. Google è entrato nel progetto “First Draft News”, una coalizione di 7 importanti media contro la disinformazione online, e ha creato il sito Google News Lab attivo dal 22 novembre scorso per verficare le notizie pubblicate e consultabile da tutti gli utenti. Facebook ha, invece, messo a punto un filtro contro le bufale online per ora in fase di test negli Stati Uniti e in Giappone. A schierarsi contro le fake news è stato anche Jimmy Wales, il fondatore di Wikipedia, che ha appena lanciato il progetto Wikitribune, affiancando i suoi collaboratori ai professionisti dell'informazione, con l'obiettivo di pubblicare notizie il più neutrale possibile e, soprattutto, "fact-checked" cioè verificate.
Per aiutare gli internauti a districarsi dai tranelli della rete è nata anche l'International Fact-checking day, la giornata mondiale contro la disinformazione che, non a caso, si è celebrata il 2 aprile, all’indomani del giorno del pesce d’aprile in cui tutte le ”bufale” sono ammesse. Nell’occasione è stato coniato anche l'hashtag #factcheckit. "Non farti ingannare, i fatti contano" è lo slogan del sito factcheckingday.com dedicato alla giornata che contiene una sezione per imparare a distinguere le fake news, ovvero le false notizie di un tipo di giornalismo volutamente mirato alla disinformazione per diffondere bufale attraverso la stampa, i mezzi di informazione o via internet tramite i social media.
Come possiamo capire se ciò che stiamo leggendo è scientificamente valido o è addirittura una bufala? E’ proprio questo il dilemma di quando si naviga in rete alla ricerca di notizie sulla salute. Se lo è chiesto l’Unione Nazionale dell’Informazione Medico Scientifica (UNAMSI) che ha di recente elaborato un “decalogo” con l’intento di stimolare una lettura più critica possibile sulle informazioni reperite nel vasto mondo del Web. Il documento è stato sottoscritto da 12 società medico scientifiche ed in particolare da Cipomo, organismo che è stato anche promotore di questa iniziativa, perché in campo oncologico le bufale sulla salute sono particolarmente pericolose. L’Istituto Clinico Città Studi di Milano è stato il primo ospedale in Italia ad adottare il decalogo Unamsi contro le bufale web in tema di salute tramite la divulgazione tra i pazienti che accedono all’ospedale milanese e la segnalazione nei media interni.
Non fermarsi alla prima pagina, distinguere tra informazione e pubblicità, resistere al contagio della psicosi del complotto e soprattutto verificare le fonti. Queste ed altre semplici regole sono le raccomandazioni dettate dal decalogo dei giornalisti scientifici contro le fake news sulla salute. Una preziosa guida per orientarsi nel mare magnum di informazioni sulla rete per evitare di incappare in notizie imprecise o addirittura false in un ambito tanto delicato quale quello dell’informazione sui temi della salute.
IL DECALOGO UNAMSI
E per verificare se altre notizie pubblicate in rete sono attendibili o sono fake news, il giornalista Craig Silverman, esperto di fact-checking, ha creato un elenco di 6 semplici regole:
(*) In Italia è autorizzata la vendita on line solo dei medicinali senza obbligo di prescrizione. Le farmacie e parafarmacie autorizzate devono contenere su ciascuna pagina del loro sito web il Logo Europeo identificativo, comune in tutta l’Unione Europea, rilasciato dal Ministero della Salute ai venditori on line con titolo a commerciare farmaci ai sensi della normativa vigente. Cliccando sul logo, si sarà rinviati al sito web del Ministero della Salute per verificare se il venditore è registrato nell’elenco di quelli autorizzati. Il decreto è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 25 gennaio 2016.
“Contenuto a carattere medico o sanitario proveniente da una esperienza personale dell’utente”
"I limiti di tempo massimi, entro i quali deve essere garantita una prestazione ambulatoriale, prescritta con ricetta rossa e dematerializzata, variano a seconda del grado di priorità"
"Le professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione soffrono di una scarsa attrattività, dovuta a prospettive professionali limitate e a opportunità lavorative non adeguate"
La borsa di studio arriva a quattro anni dalla scomparsa della presidente di Acto Campania, vittima di un tumore eredo familiare varata grazie proprio al suo impegno
Aodi: “Il decreto anti-violenza è un vero fallimento. Basta provvedimenti inefficaci e inutili proclami. Servono misure drastiche e strutturali. Il Viminale intervenga subito con un nuovo piano sicurezza"
La finalità del divieto è di garantire la massima efficienza e funzionalità operativa all'Ssn, evitando gli effetti negativi di un contemporaneo esercizio, da parte del medico dipendente, di attività professionale presso strutture accreditate
Le richieste puntano sull'adeguamento economico e sulla riorganizzazione del lavoro
Con la graduatoria parte la caccia ai 22mila posti
Nursing Up: "Mai così tante. In nessun ospedale agenti dopo le 24"
Commenti