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FakeNews e Debunking

Professione Fiammetta Trallo | 10/07/2017 11:37

Come si combatte la disinformazione medico-scientifica.

Se è vero che in Italia l'82% delle persone si rivolge al proprio medico, è anche vero che i pazienti di oggi sono diventati sempre più digitali. Cercano i sintomi sul web e si informano con strumenti alternativi al dottore di famiglia. Le fake news, meglio conosciute come bufale, sono pericolose in ogni settore dell’informazione, dalla politica all’economia, ma lo sono particolarmente nel campo della salute pubblica e dell’informazione medico-scientifica. Le notizie incontrollate su malattie e farmaci, come i recenti fatti di cronaca confermano, possono indurre i lettori ad interventi dannosi per il loro stato fisico e psichico in quanto possono ritardare e allontanare le persone dalle verità scientifiche e dalle cure.

«Noi medici dobbiamo essere capaci di spiegare e smontare le bufale. Il medico ha la possibilità di disinnescarle nel loro momento iniziale e proprio per questo il rapporto medico-paziente deve cambiare in linea con quello che sta succedendo nella società. Non è più ammissibile che a un dubbio di un paziente su una cura alternativa il medico faccia finta di non volerne sapere». A sostenerlo è  Alessandro Conte, coordinatore del gruppo di lavoro anti bufale della Fnomceo. La Federazione Nazionale dell’Ordine dei Medici sta finendo di approntare un nuovo sito web, che sarà on line dopo l’estate e che avrà l’obiettivo di smascherare le fake news che riguardano la medicina e la salute. “Dottoremaeveroche” è stato presentato in anteprima nel corso dell’evento “Debunking - Scienza e bufale nell’era digitale” organizzato lo scorso 6 giugno all’Università di Pisa da L’ista Mina, la lista elettorale degli studenti di medicina.

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Il nuovo sito internet della Fnomceo sarà un portale dedicato a contrastare il diffondersi di bufale in ambito sanitario, con l’ambizione di crearsi una sua specificità, in un settore recentemente molto inflazionato, occupandosi anche del “secondo fronte” su cui combattere questa battaglia, ovvero la comunicazione. Una parte del portale sarà dedicato ai pazienti e l'altra alla formazione di tutti gli operatori sanitari per far sì che l'ambulatorio diventi una sede di confronto efficace tra fake news e verità scientifiche. A supporto delle spiegazioni offerte dai medici, per potenziarne l’effetto e in linea con le più aggiornate teorie pedagogiche, saranno a disposizione nel sito una serie di spunti comunicativi unitamente a materiale visuale, come infografiche e video.

Sulla scienza e la medicina, non esiste “un’altra verità”. Esiste la verità che si costruisce passo passo ed evidenza dopo evidenza. Il nuovo ruolo del medico di oggi, e soprattutto di quello del domani, sarà quindi anche quello di saper praticare una buona debunking, ovvero essere in grado di saper smentire le false notizie che circolano sulla salute contrapponendo quelle che sono verità scientifiche attraverso strumenti codificati  e un nuovo approccio comunicativo. «Il paziente di oggi - spiega Conte - ha bisogno di condurre il medico sul terreno in cui si è realizzata la sua esperienza digitale, per essere effettivamente rinfrancato di dubbi e paure. Il medico dal canto suo non può affrontare questo fondamentale momento di interazione con ritrosia o superiorità, ma, potendo avvalersi di strumenti nuovi, il processo avverrà in maniera più rapida e soddisfacente per entrambi». Infine, è necessario lavorare sulle scuole e le università per aumentare la formazione. «L’Italia - conclude Conte e - è al quart’ultimo posto in Europa per alfabetizzazione sanitaria e le fasce di popolazione socio economicamente più deboli sono quelle con livelli più bassi di health litearacy, correlati a un uso incongruo dei servizi di emergenza (più accessi al Pronto soccorso) oltre che con un numero maggiore di ricoveri. Serve un imponente intervento educativo per migliorare questa carenza e restituire benefici alla popolazione».

Nell'era digitale sembra paradossale che web e mass media, che in una prima fase hanno contribuito a divulgare la conoscenza, oggi siano i principali mezzi di disinformazione e non solo in ambito medico-scientifico. Non tutti sanno che le fake news vengono confezionate a tavolino. Il fine è prevalentemente economico e bastano 30 dollari per comprare una “non notizia” e metterla in rete, mentre i prezzi salgono quando si tratta di pubblicizzarla. Lo rivela un’indagine condotta da Trend Micro, multinazionale che si occupa di sicurezza informatica, e pubblicata su Technology Review. E non è necessario rivolgersi al mercato nero della rete. Gli strumenti per produrre fake si possono reperire sul web in Cina come in Russia, nel Medio Oriente come nel mondo anglofono. I prezzi si differenziano a seconda della cultura di riferimento. Un esempio è la fake economy, ovvero l’informazione di economia orbitante intorno alla disinformazione online, che muove addirittura miliardi. Secondo il giornalista Jamie Condliffe, nonostante ci siano tante iniziative che cercano di contrastare la diffusione delle notizie false, fino a quando le fake news costeranno così poco in confronto anche a quanto costa produrre contenuti veri, la lotta alla disinformazione sarà tutt'altro che facile.

Una battaglia molto difficile, quindi, che richiede una maggiore vigilanza e un impegno congiunto e coordinato da parte di tutti i settori dell’informazione, i quali per mantenere una loro credibilità devono, al tempo stesso, divulgare anche strumenti applicativi atti a verificare in tempo reale l’attendibilità delle notizie pubblicate. Piattaforme come Google e Facebook, dopo essere finite nel mirino delle accuse di contribuire ad agevolare la diffusione online di false notizie, di recente hanno dovuto prendere dei seri provvedimenti. Google è entrato nel progetto “First Draft News”, una coalizione di 7 importanti media contro la disinformazione online, e ha creato il sito Google News Lab attivo dal 22 novembre scorso per verficare le notizie pubblicate e consultabile da tutti gli utenti. Facebook ha, invece, messo a punto un filtro contro le bufale online per ora in fase di test negli Stati Uniti e in Giappone. A schierarsi contro le fake news è stato anche Jimmy Wales,  il fondatore di Wikipedia, che ha appena lanciato il progetto Wikitribune, affiancando i suoi collaboratori ai professionisti dell'informazione, con l'obiettivo di pubblicare notizie il più neutrale possibile e, soprattutto, "fact-checked" cioè verificate.

Per aiutare gli internauti a districarsi dai tranelli della rete è nata anche l'International Fact-checking day, la giornata mondiale contro la disinformazione che, non a caso, si è celebrata il 2 aprile, all’indomani del giorno del pesce d’aprile in cui tutte le ”bufale” sono ammesse. Nell’occasione è stato coniato anche l'hashtag #factcheckit. "Non farti ingannare, i fatti contano" è  lo slogan del sito factcheckingday.com dedicato alla giornata che contiene  una sezione per imparare a distinguere le fake news, ovvero le false notizie di un tipo di giornalismo volutamente mirato alla disinformazione per diffondere bufale attraverso la stampa, i mezzi di informazione o via internet tramite i social media.

Come possiamo capire se ciò che stiamo leggendo è scientificamente valido o è addirittura una bufala? E’ proprio questo il dilemma di quando si naviga in rete alla ricerca di notizie sulla salute. Se lo è chiesto l’Unione Nazionale dell’Informazione Medico Scientifica (UNAMSI) che ha di recente elaborato un “decalogo” con l’intento di stimolare una lettura più critica possibile sulle informazioni reperite nel vasto mondo del Web. Il documento è stato sottoscritto da 12 società medico scientifiche ed in particolare da Cipomo, organismo che è stato anche promotore di questa iniziativa, perché in campo oncologico le bufale sulla salute sono particolarmente pericolose. L’Istituto Clinico Città Studi di Milano è stato il primo ospedale in Italia ad adottare il decalogo Unamsi contro le bufale web in tema di salute tramite la divulgazione tra i pazienti che accedono all’ospedale milanese e la segnalazione nei media interni.

Non fermarsi alla prima pagina, distinguere tra informazione e pubblicità, resistere al contagio della psicosi del complotto e soprattutto verificare le fonti. Queste ed altre semplici regole sono le raccomandazioni dettate dal decalogo dei giornalisti scientifici contro le fake news sulla salute. Una preziosa guida per orientarsi nel mare magnum di informazioni sulla rete per evitare di incappare in notizie imprecise o addirittura false in un ambito tanto delicato quale quello dell’informazione sui temi della salute.

IL DECALOGO UNAMSI

  1. Verificare la fonte - Verificare sempre chi è il proprietario del sito, del giornale, del blog, sia esso istituzione, editore, industria, associazione, singolo cittadino. Serve per capire bene chi ha interesse a veicolare quel tipo di informazione. A seguire, controllare la notizia sui siti istituzionali: Ministero della Salute, Istituto Superiore di Sanità, Agenzia Italiana del Farmaco, Ospedali e delle Società medico scientifiche. E’ importante che il sito di consultazione riporti sempre, nelle notizie pubblicate, autorevoli fonti di provenienza, una caratteristica che è una misura di attendibilità del sito stesso.
  2. Accertarsi dell’aggiornamento del sito - Importantissima la verifica della data della pubblicazione. E’ una chiara indicazione dell’attualità di una notizia. Su Internet infatti non si perde nulla e può capitare, utilizzando un motore di ricerca, di arrivare su una notizia vecchia anche di anni.
  3. Cure mediche: evitare “fai da te” - Nessuna informazione scritta può sostituire la visita del medico. Medico e farmacista devono restare i principali punti di riferimento in materia di salute. I contenuti in Rete devono avere “solo” uno scopo informativo e in nessun caso possono sostituire la visita o la prescrizione di un medico o il consiglio di un farmacista.
  4. Diffidare delle prescrizioni senza visita - Nessun medico serio farà mai una prescrizione a un malato sconosciuto senza averlo visitato. Diffidare quindi dei siti e degli esperti che indicano farmaci e terapie sulla semplice descrizione dei sintomi. Non è serio, non è professionale, e può essere molto pericoloso.
  5. Monitorare il rispetto della privacy - Accertarsi che il proprietario di un sito che gestisce le informazioni sulla salute degli utenti (per esempio attraverso il servizio ’’l’esperto risponde’’) rispetti la normativa sulla privacy e garantisca la confidenzialità dei dati.
  6. Valutare con la giusta attenzione blog e forum - Possono essere fonti utili, ma anche insidiose perché propongono storie di pazienti e dei loro familiari che suscitano empatia e coinvolgono emotivamente. Fare attenzione: sono quasi sempre racconti soggettivi che non è detto abbiano un’affidabilità scientifica. La lettura critica è di rigore.
  7. Occhio ai motori di ricerca - Quando si digita una parola chiave il risultato della ricerca non mostra un elenco di siti in ordine di importanza, ma la selezione può dipendere da altri fattori. Per chiarire, i motori di ricerca lavorano come “Machine Learning”, cioè memorizzano le scelte e i gusti dell’utente per poi proporre argomenti in linea con le preferenze manifestate nelle scelte precedenti. Non fermarsi quindi alla prima ricerca, ma cercare di incrociare più ricerche e più dati.
  8. Non “abboccare” alla pubblicità mascherata - Un sito di qualità deve sempre tenere separata l’informazione indipendente da quella pubblicitaria che dovrebbe sempre essere palese e dichiarata.
  9. Acquistare con cautela farmaci online (*) - Acquistare farmaci online solo da farmacie autorizzate. In Italia, tali esercizi devono avere sul loro sito l’apposito logo identificativo, comune in tutta l’Unione Europea, “Clicca qui per verificare se questo sito web è legale”. Basta cliccare sul logo e si sarà rinviati al sito web del Ministero della Salute dove è possibile verificare se il venditore online è registrato nell’elenco di quelli autorizzati. Se il sito non è legato a una farmacia, comprare un farmaco online può essere molto pericoloso.
  10. Non cascare nella psicosi del complotto - Nel Web capita spesso di incappare in notizie catastrofiche sull’effetto di vaccini e farmaci. Non perdere mai la capacità di analisi e di critica e confrontarsi sempre col proprio medico.

E per verificare se altre notizie pubblicate in rete sono attendibili o sono fake news, il giornalista Craig Silverman, esperto di fact-checking, ha creato un elenco di 6 semplici regole:

  1. Controlla l’URL - spesso non ce ne accorgiamo, ma il sito su cui stiamo cliccando è una copia di uno più famoso, tipo “il Resto del Casino”, “Rebubblica”, “Il Fato Quotidiano”.
  2. Leggi la pagina “Chi Siamo” - molti siti che diffondono “fake news” spesso hanno un disclaimer in cui indicano che si tratta di un sito di satira.
  3. Occhio alle dichiarazioni -  se provengono da una persona nota, basta selezionare la frase e lanciare una ricerca su Google tra virgolette. In questo modo si può controllare se le stesse parole sono state riprese anche da altre fonti; in caso contrario, meglio approfondire.
  4. Segui i link - per vedere se effettivamente portano alla fonte che dice di linkare oppure no; in generale, è meglio essere diffidenti degli articoli che hanno pochi (o nessun) link.
  5. Fai una ricerca inversa delle immagini - basta andare su Google Immagini e caricare un’immagine sospetta per scoprire se è stata già pubblicata altrove o se si riferisce a un altro evento.
  6. Cautela - “Se una storia sembra troppo bella per essere vera, oppure provoca una forte reazione emotiva, è meglio calmarsi per un momento”, è il consiglio finale di Silverman.

(*) In Italia è autorizzata la vendita on line solo dei medicinali senza obbligo di prescrizione. Le farmacie e parafarmacie autorizzate devono contenere su ciascuna pagina del loro sito web il Logo Europeo identificativo, comune in tutta l’Unione Europea, rilasciato dal Ministero della Salute ai venditori on line con titolo a commerciare farmaci ai sensi della normativa vigente. Cliccando sul logo, si sarà rinviati al sito web del Ministero della Salute per verificare se il venditore è registrato nell’elenco di quelli autorizzati. Il decreto è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 25 gennaio 2016.

“Contenuto a carattere medico o sanitario proveniente da una esperienza personale dell’utente”

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